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Parlamento, Banca d'Italia, autostrade: ecco come s'è smarrito il senso dello stato

Paolo Cirino Pomicino

La Camera che vota ad occhi chiusi la legge di Bilancio, gli attacchi a Bankitalia e la permanente minaccia della revoca delle concessioni autostradali. Siamo alle porte del declino

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Il senso dello stato, un valore ormai smarrito! Parlamento, Banca d’Italia e autostrade sono i tre maggiori esempi di questa tragica realtà. Non si è mai visto nella storia repubblicana che una legge di Bilancio venisse approvata in un solo ramo del Parlamento come è  accaduto quest’anno in cui la Camera di fatto non ha potuto dare alcun contributo reale dovendo votare a occhi chiusi il testo del Senato. Altre volte nella storia democratica del paese ci si è trovati in ritardo con l’approvazione della legge di Bilancio ma sempre il senso dello stato e il valore della democrazia parlamentare hanno prevalso sulla preoccupazione burocratica del rispetto della data del 31 dicembre. In quei sporadici casi si andava all’esercizio provvisorio per qualche mese che non avrebbe comportato altro che un piccolo risparmio perché in quel caso le amministrazioni pubbliche avrebbero potuto spendere ogni mese solo un dodicesimo di quello che avevano speso nel corso dell’anno scaduto. Va da sé che si sarebbe dovuto fare un decreto legge per la sola abolizione dell’aumento dell’Iva lasciando poi all’esercizio provvisorio la decisione su tutto il resto, visto peraltro che molte norme oggi approvate agiranno dal luglio e dall’ottobre prossimo (vedi cuneo fiscale e ticket sanitario).

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Il senso dello stato, un valore ormai smarrito! Parlamento, Banca d’Italia e autostrade sono i tre maggiori esempi di questa tragica realtà. Non si è mai visto nella storia repubblicana che una legge di Bilancio venisse approvata in un solo ramo del Parlamento come è  accaduto quest’anno in cui la Camera di fatto non ha potuto dare alcun contributo reale dovendo votare a occhi chiusi il testo del Senato. Altre volte nella storia democratica del paese ci si è trovati in ritardo con l’approvazione della legge di Bilancio ma sempre il senso dello stato e il valore della democrazia parlamentare hanno prevalso sulla preoccupazione burocratica del rispetto della data del 31 dicembre. In quei sporadici casi si andava all’esercizio provvisorio per qualche mese che non avrebbe comportato altro che un piccolo risparmio perché in quel caso le amministrazioni pubbliche avrebbero potuto spendere ogni mese solo un dodicesimo di quello che avevano speso nel corso dell’anno scaduto. Va da sé che si sarebbe dovuto fare un decreto legge per la sola abolizione dell’aumento dell’Iva lasciando poi all’esercizio provvisorio la decisione su tutto il resto, visto peraltro che molte norme oggi approvate agiranno dal luglio e dall’ottobre prossimo (vedi cuneo fiscale e ticket sanitario).

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Ogni lesione sostanziale della Costituzione, ancorché formalmente corretta, riduce l’autorevolezza dello stato e delle sue regole e già oggi  il nostro Parlamento è davvero alla frutta per incisività e credibilità senza che si alzi una voce non occasionale per porre la questione a un distratto presidente della Camera.

 

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Altra drammatica questione. In nessuna democrazia che si rispetti forze politiche di maggioranza, ma anche di opposizione, attaccano a testa bassa la Banca centrale che resta una delle istituzioni fondamentali della democrazia liberale. Se la maggioranza non ha più fiducia nel governatore della Banca d’Italia e nei suoi più stretti collaboratori non ha che da farlo chiamare riservatamente dal presidente del Consiglio e fargli comunicare che non ha più la fiducia del governo. La storia ci insegna che basta questa comunicazione del presidente del Consiglio perché il governatore si dimetta con decisione assolutamente personale lasciando così fuori dalle polemiche l’istituto della Banca centrale onde  evitare che la sua autorevolezza venga lesa sul piano internazionale dove difende gli interessi del paese. Questo è senso dello stato, non le accuse a bocca aperta e a mente chiusa che non si addicono a un Parlamento e a un governo che dovrebbe avere a cuore l’autorevolezza di tutte le proprie istituzioni. Stiamo scivolando verso la repubblica delle urla e delle chiacchiere che sarà sempre meno rispettata perché governo e Parlamento non si rispettano tra loro e non rispettano le altre istituzioni e le regole scritte.

 

Terzo e ultimo esempio, la società Autostrade per l’Italia e la permanente minaccia della revoca delle concessione. In uno stato di diritto la tragica vicenda del ponte Morandi avrebbe comportato l’immediato risarcimento alle famiglie e quello finanziario allo stato per la ricostruzione del nuovo ponte. Tutto il resto dovrebbe essere lasciato alla magistratura per accertare responsabilità personali e collettive. E invece no! E’ scattato il giudizio sommario, ahimè molto frequente nelle zone meridionali dove attecchisce l’antistato, ma che non si addice a uno stato di diritto e in cui la verità non è garantita dalla magistratura ma da un tecnico della procura di Genova in contrasto non solo con i tecnici della concessionaria ma anche con quelli del ministero vigilante che non hanno mai messo in mora la capacità tecnica del concessionario e la staticità di ponti e viadotti. E’ questo il modo in cui procede  uno stato di diritto? Il tragico dolore non può trasformarsi in una nuova regola amministrativa o costituzionale perché lo stato non può essere in balia dei sentimenti, anche di quelli più nobili e alti. Il più alto dei compiti dello stato è la giustizia, che per essere amministrata presuppone una conoscenza dei fatti senza alcun ragionevole dubbio. 

 

E poi che dire della ventilata ipotesi di affidare all’Anas la gestione protempore (cioè per alcuni anni) della rete autostradale oggi data alla società autostrade! Già oggi l’Anas gestisce circa trentamila km di strade con scarso personale e con ancora più scarse risorse e ha visto purtroppo negli ultimi tempi crollare cinque ponti e cavalcavia con morti e feriti. Nel famoso tempo intermedio chi metterebbe le risorse per manutenere gli altri tremila km attualmente in carico alla società autostradale viste le condizioni in cui si trovano le strade statali? E che dire infine del fatto che nessuno sembra ricordare che  la competenza in questo settore è di preminente stampo europeo e che già nel 2006 la Commissione europea avviò una procedura d’infrazione verso l’Italia che all’epoca aveva modificato unilateralmente alcune norme contrattuali? La procedura fu poi chiusa solo con l’impegno solenne dell’Italia a non incorrere mai più nel futuro in questo errore. E invece ci apprestiamo a rifarlo. Finiamo per il momento qui ma se l’Italia non ritrova il senso dello stato da tempo smarrito, difficilmente sarà rispettato sul piano internazionale e difficilmente attrarrà investimenti nazionali e internazionali. Già oggi siamo alle porte del declino ma quando l’opinione pubblica avvertirà che il senso dello stato è davvero definitivamente scomparso e che le regole vengono scritte e riscritte da damagoghi senza storia e senza cultura, quando cioè si sentirà non più sicura di niente, allora  quel declino sarà irreversibile e le piazze non saranno più riempite da composte ed educate sardine.

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