Moderata soddisfazione per come siamo governati

Giuliano Ferrara

Certe riforme non hanno fatto troppi danni, e ora la pausa trasformista sta portando acqua alla corrente eterna del non governo e del buon governo all’italiana. La proporzionale dovrebbe coronare il tutto

Come è governata l’Italia? Vorrei suggerire un’opinione bizzarra, e un poco eretica, ma a me non sembra governata malaccio. Sull’esecutivo del contratto (2018-2019), cosiddetto, e sulla gestione del Viminale, mi capitò, per così dire, di avere delle forti riserve. Bisogna riconoscere però che il reddito di pigranza non ha scassato i conti pubblici, la quota cento non ha distrutto il grosso della riforma Fornero, il no alla Tav, che aveva anche le sue ragioni illustrate dal simpatico e bislacco professor Ponti, la Costi Benefici famosa, è sempre stato un ni, come ni è stato per le altre infrastrutture energetiche, pare tra l’altro che a maggio il ponte nuovo dei mille anni ovvero la nave di Piano sarà percorribile, speriamo e incrociamo le dita, e ni sarà, sebbene i Benetton una bastonata dopo lo scaricabarile tardivo sui manager la meriterebbero, anche la saga della revoca della concessione a Autostrade per l’Italia, e per l’Ilva se Dio vuole. La rivoluzione non si può fare, vecchia e nuova buona notizia, perché ci conosciamo tutti, e quello che voleva i pieni poteri è stato lasciato a casa invece che intronato per vent’anni. 

           

Segue, con l’eredità della felice incompetenza, il governo della restaurazione trasformista (2019-2023). Mi pare che se la cavino. La chiusura dei porti fu una sceneggiata da bestie ma ha comportato purtuttavia un nuovo rapporto con l’Europa intimorita sull’immigrazione. Ne raccoglie il frutto la brava ministra Lamorgese. Una soluzione per la scemenza grave della prescrizione alla fine la troveranno. La manovra di Gualtieri non sarà da sogno ma è quel che ragionevolmente si poteva fare, a detta di tutti e di Bruxelles. Le tariffe elettriche calano. Il potere d’acquisto in busta paga sale. Lavorare può ridiventare un, come dicono, asset per giovani e famiglie. Non è detto che il mezzogiorno non possa almeno rifiatare. Gli scappati di casa, associati alla vecchia classe dirigente dei partiti e delle correnti, il tutto presieduto da un avvocato del popolo improbabile ma a suo modo simpaticamente malandrino, sempre di sinistra, sempre nella posizione giusta, fanno la loro figura, compreso il dimissionario Fioramonti. C’è da sperare che Grillo e Di Maio reggano, ecco le Great Expectations per il 2020 e seguenti, e che in Emilia quel gran figo di Bonaccini s’imponga dignitosamente sulla brava ma un po’ inutile Borgonzoni, che di meraviglioso ha sopra tutto il padre, il quale non la vota. In Calabria si vedrà, ma il tonno in scatola non lo apre altri che il suo produttore, il Gran Callipo.

           

Insomma, chi si era fasciato la testa prima di essersi ferito, e aveva puntato su Salvini senza dirlo con quella storiaccia inaudita del voto subito, della sovranità che appartiene al popolo eccetera, dovrebbe ora riflettere sulla opportunità di una pausa trasformista che sta portando acqua alla corrente eterna del non governo e del buon governo all’italiana. Macron è un gigantesco riformatore, oltre che una notevole personalità intellettuale e politica, ma è in difficoltà, perché le istituzioni golliste lo proteggono, è vero, ma rendono scivoloso il trasversalismo da lui reinventato con brio, e sollecitano una continua vocazione francese alla piazza sans culottes e alla ghigliottina. Da noi se tutto va bene i forconi restano anche loro a casa, il confederale in capo chiede un patto di concertazione e di governo, certe cose si fanno con quel tanto di spirito consociativo che è sì censurabile in linea di principio ma irrinunciabile in linea di fatto. La proporzionale dovrebbe coronare il tutto e trasformare anche la testa calda che rispondeva al nome ormai tramontato di Truce e ora risponde al titolo onorato di senatore Matteo Salvini. Auguri.

  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.