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C’è vita nella sinistra romana

Marianna Rizzini

Giovanni Caudo scende in campo nello spazio civico extra-Pd, “tra marciapiede e cielo”

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Virginia Raggi vuole i superpoteri, il M5s scrive una bozza di legge per darglieli ma il dopo-Raggi è già pensiero che corre sottotraccia, e non soltanto nella destra che rilancia su Roma l’Opa di Matteo Salvini, ma anche nella sinistra che prova a rimettersi in gioco. Le prove generali di resurrezione a sinistra sono da tempo cominciate, dentro e fuori dal partito. Dentro il Pd, finora, si è mosso il deputato Roberto Morassut, con il suo “manifesto programmatico” per Roma, primo passo verso una candidatura alle primarie, e si muove in chiave anti-Raggi Michela De Biase, ora consigliere regionale, già consigliere comunale e moglie del ministro della Cultura Dario Franceschini. Fuori, invece, si percepiscono le prime mosse nel largo spazio civico che, nel giugno 2018, ha portato alla vittoria nel municipio III Giovanni Caudo, ex assessore all’Urbanistica della giunta Marino, e nel municipio VIII Amedeo Ciaccheri.

 

E ora proprio Caudo scende in campo, ma fuori dal municipio, in vista di un ripensamento globale sulla città, con una serie di iniziative (la prima sabato 16) dal titolo già proiettato in avanti: “Prima Roma. Le ragioni nuove dell’essere capitale”. Si partirà dal tema “gestire i rifiuti, rispettare l’ambiente, generare ricchezza”, alla presenza di Daniele Fortini, ex presidente Ama, di Luisa Melara, ex ad Ama, del sindacalista Natale Di Cola, di Estella Marino, assessore all’ambiente nella Giunta Marino, e di Emma Amiconi (Fondazione per la cittadinanza attiva). L’idea è scardinare intanto la convinzione che il commissariamento sia l’unica possibilità per Roma, e che – si legge nella bozza del documento “programmatico” di partenza – la crisi di Roma non sia “questione locale” e non si riduca “alla presenza delle buche, dei rifiuti in strada, dei topi, degli autobus che prendono fuoco”, ma che si sia di fronte “a un problema più grave: la crisi di ruolo della Capitale del Paese”. Roma “è città di consumi che vive di trasferimento di ricchezza dal resto del paese”, è il concetto: “Molte città italiane hanno preso atto della crisi industriale e hanno mutato la loro ragione d’essere. Roma non ci è riuscita ed è questa la colpa principale delle classi politiche avvicendatesi negli ultimi trent’anni. Non è vero che Roma è una città bloccata, è piuttosto prigioniera dello scontro tra il bisogno del cambiamento e la voglia di conservazione”. Caudo, interpellato, dice che ora è il momento di rovesciare “la narrazione negativa” sulla città, di “rilanciare l’ambizione a partire dalla concretezza delle soluzioni per i problemi urgenti, tenendo insieme marciapiede e cielo”. Ma quindi in prospettiva si candida alle future primarie, Caudo? “Prima bisogna costruire una squadra”, dice al Foglio, “e verificare l’esistenza di un percorso per le nostre idee. Se ci fossero le condizioni, però, e se servisse, non mi tirerei indietro”.

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