“Questo è il Nazareno bonsai!”, dice Denis Verdini

David Allegranti

L’ex senatore inventore dell'alleanza, dice che quella tra Italia Viva e Forza Italia fa “5 e 5”, mentre “la mia aveva quasi il 60 per cento”

Roma. S’è inventato il patto del Nazareno, Denis Verdini. Quello “vero”, dice lui divertito in uno dei suoi pranzi con gli amici da Pastation, il ristorante del figlio Tommaso in Campo Marzio a Roma. Piatto di verdure, cavolfiore e ravanelli, acqua Perrier, un caffè doppio più un altro caffè. Gilet giallo, una Iqos dopo l’altra, Verdini parla dei tempi del Nazareno. Uno dei commensali gli chiede che ne pensa delle notizie che stanno uscendo sul dialogo fra Italia Viva e Forza Italia. Verdini non si lascia sfuggire la battuta: “Quello è il Nazareno bonsai!”, dice l’ex senatore. “Il mio aveva quasi il 60 per cento”, aggiunge ridendo mentre si mette in bocca un ravanello. Conti alla mano, infatti, quell’alleanza metteva insieme il Pd delle Europee del 2014 (40,8 per cento), Forza Italia (16,8) e, Verdini ci tiene a dirlo, anche la Südtiroler Volkspartei (0,5). Adesso, spiega Verdini agli amici, parliamo di percentuali molto basse. Certo, i sondaggi su Italia Viva non contano per il momento – né in positivo, né in negativo – ma quel che si legge è un “cinque e cinque”. Cinque il partito di Renzi, cinque quello di Berlusconi.

  

Verdini non vede male l’operazione di Renzi, dice che ha finalmente fatto il partito della Nazione ma in ritardo, spiega l’ex coordinatore di Forza Italia. Insomma, dice un partecipante al pranzo, il partito della Nazione senza Nazione. Ma no, aggiunge un altro, è Verdini il partito della nazione: la figlia Francesca sta con un Matteo (Salvini), l’altro, Tommaso, è un frequentatore della Leopolda. Verdini sorride, si riempie il bicchiere di Perrier e beve. Tira fuori un’altra Iqos. Passa il figlio Tommaso, si salutano. “Ciao babbo”. Nella sala di Pastation, a pranzo, ci sono anche gli amministratori del Tempo e di Libero. Anche loro lo salutano. In ritardo, sì, riprende il discorso Verdini. Renzi ha avuto almeno tre occasioni per farlo, l’ultima dopo la sconfitta al referendum costituzionale del 2016. Da segretario avrebbe potuto sciogliere il Pd, spiega Verdini agli amici che gli chiedono quale sarebbe stata l’occasione migliore per Renzi, e incalzare così Forza Italia invitandola a muoversi allo stesso modo. Magari non l’avrebbero fatto, ma avrebbero tentennato non poco. Adesso invece si ritrovano con il “Nazareno bonsai”. Peraltro, ricorda Verdini, ai tempi dentro Forza Italia il “vero Nazareno” non lo voleva quasi nessuno. Neanche fra quelli che oggi tentennano, come Mara Carfagna, sollecitati e tentati dalle offerte politiche di Renzi. L’ex senatore di Forza Italia, insomma, alterna motteggi a disappunto, pur sempre con tono divertito, nei confronti del “Nazareno bonsai”.

  

Non è l’unico peraltro, Verdini, del vecchio “centrodestra per il Sì” ad avere qualche perplessità sul futuro dei contraenti del nuovo mini-patto. Qualche giorno fa parlando con il Foglio il filosofo Marcello Pera, che ha un ottimo rapporto con Verdini, si era espresso criticamente sul taglio dei parlamentari, votato praticamente da tutti i partiti: “Mi chiedo con quale faccia il Pd e Renzi voteranno una cosa del genere! Voglio proprio vedere quella di Delrio, che ha votato tre volte contro… Ma come ci si potrà fidare di nuovo di costoro, dopo una manovra di Palazzo come questa? Renzi mi ha fatto faticare sette camicie a favore del referendum, e poi mi fa questo scherzo? Per me ha finito…”. L’intervista di Pera viene rievocata nel corso del pranzo. Il filosofo, già presidente del Senato, è deluso da Renzi e spera che adesso Salvini cambi rotta e che si costituzionalizzi un po’. Per questo, secondo Pera, Forza Italia dovrebbe dargli una mano. Uno dei presenti cerca quell’intervista sul cellulare e la legge. “Salvini dovrebbe fare un salto in avanti e Forza Italia dovrebbe aiutarlo, cercando di mettergli in mano delle politiche tradizionali, liberal-popolari. Se Salvini occupa quello spazio politico può accreditarsi come leader anche in Europa, tanto ha già capito che i governi si fanno a Bruxelles”. A quel punto il proprietario dell’iPhone chiede un parere a Verdini, che però tace. Salvini è argomento tabù.

  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.