Silvio Berlusconi e Paolo Bonaiuti durante una conferenza stampa dopo un Consiglio dei ministri, il 12 settembre del 2003 (foto LaPresse)

Ricordo personale di Paolo Bonaiuti e di quelle albe al Mattinale

Fabrizio Cicchitto

Giornali, Parlamento, governo e scontro con il nuovo mondo del Cav. E’ morto a 79 anni l’ex portavoce di Silvio Berlusconi

Al direttore - Ho conosciuto Paolo Bonaiuti nel corso della sua seconda vita quando da giornalista di successo dotato di una profonda cultura economica – fu capo del servizio economico del Giorno di Milano negli anni Settanta, fu inviato ed editorialista del Messaggero negli anni Ottanta, prima di diventarne nel 1992 vicedirettore vicario – passò, dopo averlo a lungo criticato, al ruolo di responsabile della comunicazione di Silvio Berlusconi e di Forza Italia. A qualunque ora del giorno e della notte Paolo Bonaiuti era l’occhio e l’orecchio di Berlusconi: ascoltava tutti, giornalisti e personalità politiche di ogni partito, filtrava notizie, gossip, informazioni riservate e provocazioni. Poi a fine giornata, in una telefonata fiume, passava dalla analisi alla sintesi: per anni è stato una sorta di esemplificazione vivente di ciò che Palmiro Togliatti chiamava l’analisi differenziata su forze politiche avversarie e amiche. Nel contempo, Paolo Bonaiuti, scomparso oggi a settantanove anni, dopo una lunga malattia e dopo una vita passata in politica – è stato deputato per quattro legislature di seguito (XIII, XIV, XV, XVI), è stato senatore nella XVII legislatura ed è stato sottosegretario alla presidenza del Consiglio nei governi Berlusconi II, III e IV, tra il 2001 e il 2011 – forniva ai colleghi e alle personalità politiche dei vari schieramenti l’interpretazione che il “Presidente” voleva far filtrare di quello che stava accadendo. Per anni ha scritto sul tamburo comunicati, battute polemiche, analisi interpretative e redigeva alcuni pezzi dei discorsi e degli articoli del leader di Forza Italia.

 

Il suo gioiello sconosciuto, se così si può dire, ha coinciso con la prima versione del cosiddetto Mattinale che aveva un solo lettore, cioè Silvio Berlusconi (sarebbe molto divertente e istruttivo rileggere adesso quei testi). Per il Mattinale fa le 7 e le 9 di ogni mattina si riuniva un nucleo d’assalto: Renato Brunetta, Antonio Socci, Sandro Bondi, Andrea Pamparana, Fausto Carioti, Giorgio Lainati, Giorgio Stracquadanio e il sottoscritto. Poi si aggiunsero Luca D’Alessandro e Giovanni Mottola. Il Mattinale sottoponeva a una critica talora spietata talora beffarda tutto e tutti, amici e avversari, dirigenti di Forza Italia ed esponenti del Pds, talora sottoponeva ad analisi critica lo stesso Berlusconi: vigeva il principio della massima libertà di scrittura. Bonaiuti era il direttore di questa orchestra nella quale peraltro prevalevano i solisti. Dopo Gianni Letta e con un taglio molto diverso dal suo, Bonaiuti ha svolto anche il ruolo di consigliere politico di Berlusconi. Lo faceva nuotando ogni giorno come un pesce nel vortice di notizie, gossip, bugie che attraversavano il Transatlantico e le relazioni dei giornali. A un personaggio del genere, che ha tenuto botta per anni, Berlusconi avrebbe dovuto essere riconoscente in eternità, o, meglio, tenerselo sempre stretto con sé a svolgere questo ruolo, ringraziandolo una volta all’anno per la sua abnegazione e per le sue capacità.

 

Invece, purtroppo, negli ultimi anni anche Bonaiuti – con il quale mi sono ritrovato nel 2014 a convergere nel Nuovo Centrodesra, il partito fondato da Angelino Alfano, con altri colleghi molto scettici sul percorso intrapreso all’epoca da Forza Italia – è stato triturato ed emarginato da uno di quei “cerchi tragici” che a mio avviso ha purtroppo contribuito a isolare sempre di più Silvio Berlusconi dalla realtà. Ciao Paolo, ho sempre nell’orecchio la tua voce tonante e gioviale quando mi telefonavi per confrontare opinioni e informazioni.

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