Il guaio dello scandalo ridotto a pettegolezzo

Giuliano Ferrara

Sembra un paradosso, ma una volta i segreti del potere rendevano la politica più “trasparente”: tra la correttezza e lo scandalo era segnato un confine abbastanza preciso

Sembra un paradosso, ma gli arcana imperii, i segreti del potere, rendevano la politica più “trasparente”, per usare questa definizione per dummies dell’etica pubblica. Preso con le mani nel vasetto della marmellata attraverso il solito audio intercettato, il Truce o Salvoini (proto, rispettate il facile e volgaruccio gioco di parole) è certo di poter prendere tutti per il culo. Dice che non beve vodka, che quel Salvoini chissà chi è, et voilà, le jeux sont faites, come al Casino. E’ quanto accade, per non essere di parte, anche a François de Rugy, ministro della Transition écologique nel governo francese europeista e club de Paris beccato con il gomito alzato da bottiglie di vino pregiatissimo a 500 euro al pezzo, aragoste e vari altri benefit a spese dei contribuenti per cene amicali seriali quando era presidente dell’Assemblée Nationale (un’inchiesta assassina di quei furbi giornalisti trotzkisti di Mediapart).

 

Così come il Truce non beve la vodka moscovita, de Rugy si difende dicendo che non ama il vino, in particolare Grand Cru, e ha un’intolleranza per i crostacei. E tutti e due declamano la tiritera delle querele, fanno la grinta dell’onore personale offeso, anche se l’ex presidente dell’Assemblée capisce l’indignazione dei cittadini e si dice disposto a rimborsare fino all’ultimo centesimo delle spesucce di stato. Nel nostro mondo intercettato, in cui la trasparenza rivela il suo fondo melmoso anche quando si pone a difesa della virtù pubblica, si può rispondere l’incredibile e il grottesco a qualsiasi accertamento, contando su una relativa impunità, fino a quando non si sa. Forse il Truce arriverà a dirsi intollerante alla Nutella russa.

        

Non è sempre stato così. I politici che finanziavano un tempo i loro gruppi di potere, e che arraffavano tangenti anche perché il denaro circolante che lubrifica e fa vincere i congressi o lo prendi tu o lo prende il tuo avversario, rubli o dollari che siano, erano protetti dagli arcana, vivevano in un mondo di mezzo strumentale alla politica (e a qualche cresta extrapolitica: l’uomo non è di legno) e quando erano beccati, bè, era scandalo vero, non un gioco di tweet e Facebook in diretta, di facce toste e di indignazioni bislacche del disonorato per un giorno. Non c’erano tanti video e tanti audio come adesso. Le trame erano protette da aggeggi come il trojan. E il risultato era che un confine abbastanza preciso tra la correttezza e lo scandalo era segnato, tutti sapevano che la politica si nutre come una bestia dell’irregolarità e del mistero appropriativo, ma quando venivano fuori le negazioni, i vade retro, erano vere e significative battaglie per una difesa politica di gruppo, di coorte, di filiera. Ora è una caricatura selvaggia e impunita, uno può dire di non conoscere il suo braccio destro, e rimirarsi nelle foto che li ritraggono insieme mille volte alla mensa di Putin, e la sensazione è che potrebbe anche non succedere alcunché, anzi, donne e figure pubbliche piene di sprezzatura, come la bella Chirico e la Casellati multinome, fanno a gara nel denunciare i “pettegolezzi”. Ah, i pettegolezzi, quella cosa che fa le veci mediatiche delle prove o degli indizi sostanziali legati a comportamenti bene individuati.

        

In Austria sì, colà fu diverso. Anche perché lì non era coinvolto un braccio destro, ma il corpo rilassato a Ibiza di un Truce viennese, non era un audio ma un video assassino, e non si poteva dirsi analcolici visto che l’alcol stava in bella vista sul tavolino. Eppoi sono austriaci, cioè moralmente psicorigidi, per loro la promessa di finanziamenti contrattati alle spalle dei cittadini, prima gli austriaci, è uno scandalo punto e basta. Ma noi latini e mediterranei ce la caviamo con poco, dopo la fine degli arcana imperii. Lo scandalo è solo parte della chiacchiera nazionale, può essere di un’evidenza palmare, ma la civiltà del palmare, del tablet e della trasparenza digitale lo offusca, lo ridimensiona a pettegolezzo, lo cancella in un batter di clic. Non era meglio quando la politica era misteriosa, utile, produttiva, intelligente, losca e machiavellica?

  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.