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Le reali intenzioni di Calenda e le incertezze sul voto di Zingaretti

Se e quando cadrà il governo gialloverde? I tempi sono strettissimi, andare alle elezioni oggi per il Pd significherebbe perderle

Ma cosa ha veramente in mente Carlo Calenda? Sono due giorni che l’ex ministro dello Sviluppo economico lascia intendere di voler fondare un nuovo partito. Lo ha detto ai giornalisti, ma anche agli amici più fidati. Poi ieri si è tirato indietro e ha smentito tutto. Eppure il lavoro alla nascita di un nuovo soggetto Libdem è andato avanti. Ci sono state delle riunioni informali alle quali ha partecipato un gruppo ristretto di persone. E al di là delle dichiarazioni ufficiali anche Nicola Zingaretti non sarebbe poi così contrario, perché ritiene che alle elezioni il centrosinistra debba essere competitivo. All’operazione, peraltro, è interessato anche il segretario generale della Federazione Italiana Metalmeccanici, Marco Bentivogli, che finora si era tenuto defilato. L’unico vero problema è rappresentato dai tempi. Infatti se il governo cade non ci sono i margini per mettere in piedi questi progetto. Il che significherebbe, per il Pd, andare a elezioni con la sicurezza di perderle. Per questa ragione negli ultimi giorni alcuni Big del Partito democratico stanno suggerendo a Zingaretti di pensare a un’alternativa, cioè a dare vita a un altro governo in cui il Pd sarebbe coinvolto. Ma finora il segretario si è mostrato sordo a questi richiami: “Io la fine di Bersani con Monti non la voglio fare”. Il presidente della Regione Lazio infatti spera che la destra non ottenga la maggioranza con il Rosatellum, e che dopo le elezioni anticipate si possa costituire un governo di salvezza nazionale in cui entri anche il Partito democratico. Ma chi spinge per evitare il voto adesso ha fatto presente a Zingaretti che se la situazione precipita ora Salvini raccoglierà una messe di voti tali da consentirgli di andare a Palazzo Chigi senza problemi.

   

E a proposito di Salvini: che cosa vuole veramente fare il leader leghista? Anche lui, come Calenda, dice e smentisce. Ai forzitalisti che guardano con simpatia al Carroccio ha assicurato: “Al primo no che i Cinque stelle mi dicono faccio saltare il tavolo e andiamo alla crisi”. Il messaggio che ha rivolto ai leghisti però è diverso: “Siate prudenti”.

  

Nell’attesa di capire quale piega prenderanno gli eventi anche Matteo Renzi vive nell’incertezza. L’ex presidente del Consiglio gioca su due tavoli: da una parte mantiene i rapporti con i renziani moderati di Luca Lotti e Lorenzo Guerini. Quelli, per intendersi, che non hanno intenzione di lasciare il partito. Dall’altra rassicura i renziani duri e puri garantendo loro che comunque si darà vita a un nuovo soggetto.

  

Incertezza per incertezza, anche lo stesso Carlo Calenda, che pure in questi giorni è stato in contatto con Matteo Renzi, non ha compreso quali siano le reali intenzioni dell’ex premier. E soprattutto non ha capito se asseconderà il suo progetto di un nuovo partito Libdem oppure se lo contrasterà.

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