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Orlando: “Non c’è da festeggiare ma ci sono le condizioni per combattere”

David Allegranti

Il vicesegretario del Pd dice che serve una riorganizzazione del partito. Con un occhio particolare ai piccoli centri

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Roma. “Oggi è successa una cosa molto semplice: non c’è da festeggiare ma ci sono le condizioni per combattere”, dice al Foglio Andrea Orlando, vicesegretario del Pd. “E’ un passo in avanti per niente scontato sulla base del quale c’è da fare un lavoro di riorganizzazione del messaggio. Già in un periodo così breve è stato fatto un lavoro importante”. 

Che cosa intende per “riorganizzazione del messaggio”?

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“Dobbiamo occuparci di un partito frammentato, molto conflittuale a livello locale, dove abbiamo fatto fatica a fare la campagna elettorale; tuttavia, queste elezioni potevano essere quelle del cedimento strutturale invece permettono la ripartenza e hanno degli elementi univoci da affrontare. Andiamo meglio nelle grandi città che non nei piccoli centri, nel centro nord che non al sud”.

Perché secondo lei proprio al sud?

“Al sud c’è il tema esplosivo del rinnovamento delle classi dirigenti, della riorganizzazione del partito, della lotta al trasformismo. Però vedo degli spazi. Al sud nelle proiezioni ci danno sulla media che avevamo preso a livello nazionale alle ultime elezioni politiche, circa il 18”. 

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Non le sfuggirà che però c’è il problema Piemonte. 

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“Il Piemonte è esattamente quel che le dicevo poc’anzi. Il Pd è oltre il 30 per cento a Torino, ma è dietro nei piccoli centri”.

Ma ora al governo che cosa succede?

“Per Conte diventa più difficile il meccanismo di equilibrismo".

Cioè, adesso gli toccherà fare davvero il presidente del Consiglio?

“Mi sembra una scommessa abbastanza improbabile, diciamo”.

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