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I risultati delle elezioni comunali e regionali

Redazione

Inizia lo spoglio per il consiglio regione in Piemonte e per il sindaco in 3.775 comuni. Affluenza in calo

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Dalle 14 di lunedì 27 maggio è iniziato lo spoglio per il consiglio regionale in Piemonte e per il sindaco in 3.775 comuni. L'affluenza definitiva per le comunali è del 68,01 per cento, in calo rispetto al 70,97 per cento delle precedenti elezioni. L'affluenza più alta si è registrata in Umbria con il 71,49 per cento. 

  

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I sindaci quasi eletti 

Prima ancora dell'inizio degli scrutini, alcuni piccoli comuni dove si è presentato un solo candidato hanno già eletto i propri sindaci. In questo caso il primo requisito è superare il 50 per cento dell'affluenza ma bisogna che ci sia il 50 per cento dei voti validi. Nelle Marche è successo a Castorano (58,7 per cento alle 19), con l'unico candidato Graziano Fanesi, e a Maltignano (55,02 per cento) con Armando Falcioni. Quorum superato anche a San Lorenzo in Campo (Davide Dellonti), in provincia di Pesaro Urbino, Fiuminata (Macerata), Belmonte Piceno (Fermo), Colmurano e Urbisaglia, in provincia di Macerata. Anche in Liguria stessa situazione per 28 sindaci. Sono quattro in provincia di Genova, 13 in quella di Imperia e 11 in quella di Savona. 

  

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Ballottaggi

Per i comuni in cui nessun candidato si aggiudicherà la vittoria oggi, se ne riparlerà al ballottaggio, tra due settimane.

 

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A metà delle sezioni scrutinate, cioè 85 su 179, si profila il ballottaggio a Prato. Il sindaco uscente, Matteo Biffoni, con il 47 per cento delle preferenze è avanti rispetto allo sfidante di centrodestra Daniele Spada, fermo al 35 per cento. Ad un quarto delle sezioni, anche Reggio Emilia è proiettata verso un ballottagio tra il candidato del centro sinistra e quello di Lega e centro destra. Il sindaco Luca Vecchi è in testa con il 48,5 per cento seguito da Roberto Salati al 29,2 per cento.

  

Pure Livorno va verso la sfida a due. La seconda proiezione Rai dà in testa il candidato del centrosinistra Luca Salvetti, al 33,8 per cento, seguito dal candidato di centrodestra Andrea Romiti con il 26,9 per cento.

 

Così per Campobasso, dove è in testa Maria Domenica D'Alessandro sostenuta dal centrodestra, seguita da Antonio Battista del centrosinistra (30,5 per cento) e da Roberto Gravina del M5s al 30,4 per cento.

 

Anche se gli scrutini sono ancora in corso, si è concretizzata la riconferma di Giorgio Gori a sindaco di Bergamo: la città non andrà al ballottaggio, come si era ipotizzato in mattinata, perché il primo cittadino uscente e candidato del centrosinistra ha superato la soglia del 50 per cento, mentre il leghista Giacomo Stucchi, è rimasto al di sotto del 40 per cento.

    

Le elezioni regionali in Piemonte

In Piemonte Alberto Cirio ha vinto contro Sergio Chiamparino del centrosinistra raccogliendo quasi il 50 per cento dei voti. Più staccato Giorgio Bertola, candidato M5s. Walter Boero, Il Popolo della Famiglia tra 0,0 e 1 per cento.  

 

 

Roma: Pd primo, exploit Lega, periferie bocciano M5s

Se si tornasse a votare oggi per il Campidoglio, centrosinistra e centrodestra si contenderebbero la partita, con le due coalizioni trainate da Pd e Lega distanziate di appena due punti, mentre il M5s – al governo della città da tre anni con Virginia Raggi – resterebbe fuori anche dal ballottaggio. Ipotesi di scuola, per ora, ma il risultato cittadino del voto per le elezioni europee vede l'attuale maggioranza in Campidoglio perdere consensi, soprattutto in quelle periferie più difficili, da Tor Bella Monaca ad Ostia, che negli ultimi anni erano state serbatoio di voti pentastellati. Un segnale che Virginia Raggi dovrà provare a cogliere, selezionando una serie di progetti che realmente la sua maggioranza è in grado di concretizzare negli ultimi due anni di mandato per non rischiare di trasformarli in un lento spegnimento dell'esperienza amministrativa pentastellata.

 

Ecco allora che nelle prossime settimane torneranno temi caldi il possibile rimpasto di giunta – crescono le quotazioni di Dario Tamburrano come assessore all'Ambiente (casella vacante da tre mesi e mezzo) qualora non centrasse il seggio a Bruxelles – e l'approvazione della variante urbanistica per il via libera definitivo al progetto dello stadio dell'As Roma. Va affrontata anche la nomina del cda Ama per l'approvazione del bilancio 2017, vicenda oggetto di indagini della procura, senza dimenticare il bando per l'acquisto di 240 nuovi bus per l'Atac, la cui scadenza è stata prorogata a giugno per non rischiare che andasse deserto.

 

I numeri conclusivi dello spoglio nelle 2.600 sezioni cittadine dicono Pd primo partito con il 30,6 per cento dei consensi, seguito dalla vera novità nella capitale – in linea con il voto nazionale – con la Lega che tocca quota 25,7 per cento, risultato mai raggiunto prima in città. Solo tre anni fa, alle ultime comunali, a Roma la Lega non correva nemmeno: era presente solamente la lista Noi con Salvini, che prese il 2,7 per cento dei consensi. Terza forza i 5 stelle, distanziati al 17,5 per cento. I 5 Stelle perdono consensi soprattutto nelle periferie, a vantaggio in diversi casi della Lega. Caso emblematico il Municipio VI, quello di Tor Bella Monaca e Torre Maura, dove il partito di Matteo Salvini balza al 36,7 per cento, ottenendo il picco dei voti in città, mentre il M5s quasi dimezza i consensi passando dal 42 per cento delle comunali 2016 al 24 per cento. Oppure sul litorale di Ostia, nel Municipio X, dove la Lega incassa il 29,2 per cento e il 5 Stelle si ferma al 23 per cento.

 
I pentastellati vanno male soprattutto in centro: nel Municipio I manca di pochi decimali il 10 per cento, nel II (Parioli, Trieste, San Lorenzo) si ferma al 9 per cento. I quartieri centrali si confermano invece roccaforte del Pd, che ottiene il 41,2 per cento in primo, il 40 per cento nel secondo, il 38 per cento in ottavo, alla Garbatella e il 32 per cento in terzo, zona Salario, ovvero nei quattro Municipi a guida centrosinistra. A destra Fratelli d'Italia consolida il suo radicamento a Roma con l'8,7 per cento e picchi vicini al 10 per cento in alcuni Municipi, distanziando Forza Italia che si ferma al 5,5 per cento, sotto la media nazionale. Nel campo progressista +Europa in città supera la sua media nazionale ottenendo il 4 per cento, con punte maggiori nei quartieri del centro storico, male invece la Sinistra che non conferma le sue sacche di voto cittadine e si ferma al 2,8 per cento. Un altro 2,2 per cento va ai Verdi. Non sfonda l'estrema destra, che anche dopo la visibilità mediatica ottenuta nelle proteste che si sono sviluppate in alcune periferie difficili negli ultimi mesi – da Torre Maura a Casal Bruciato – incassa appena 0,4 per cento con CasaPound e 0,09 per cento con Forza Nuova.

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