Matteo Salvini a piazza Duomo il 18 maggio (foto LaPresse)

Salvini e i nostalgici della Milano del 1987

Simone Tolomelli

Ecco chi sono quelli che sabato 18 maggio erano in piazza Duomo e che oggi voteranno la Lega

Io li conosco bene, quelli che sabato 18 maggio erano in piazza del Duomo. Senza la pretesa di essere in grado di descrivere un fenomeno che ha assunto negli ultimi mesi proporzioni decisamente più ampie e frastagliate, se è pur vero che non tutti quelli in piazza fossero miei vicini di casa, garantisco che tutti i miei vicini erano in quella piazza. Ma è l’ultima volta che sarò così esplicito sulle figure retoriche.

Li conoscono perché abito alla Maggiolina, quel quartiere di Milano fatto di una classe solidamente benestante, bianca, cattolica, che non ha mai visto un kebab in vita sua e qualora il nipote gliene facesse assaggiare un pezzettino, sorriderebbe chiosando: che simpatia.

 

Ho quarantadue anni, nasco e lavoro ma ho soprattutto abitato ovunque a Milano. Lambrate con gli studenti, via della Moscova davanti all’Atm quando l’Atm inventava l’aperitivo milanese; in fondo a Lorenteggio con al piano di sotto due prostitute senegalesi e di fianco uno che aveva di sicuro la madre nel frigorifero e, forse, pure la nonna. Poi ancora da solo in Thaon di Revel, nella periferia estrema dell’Isola, prima del restyling, ché era ancora un po’ heavy-metal e andare dal mio amico Andrea in via Cola Montano, dopo le sette di sera, pur maschio adulto, mi metteva un po’ a disagio. Poi con mia moglie in pieno centro in Crocetta, qualche anno dopo proprietari di un appartamento tra Zara e Arbe, e adesso in affitto alla Maggiolina, parcheggiati finché non troveremo altro. Sono e siamo stati in mezzo a un sacco di classi sociali diverse; questa, della Maggiolina, è onestamente quella cui sono più lontano in assoluto (e vorrei ribadire prostituta senegalese).

 

Baby-boomers con figli, oramai anche nipoti adulti, che avevano negozi in città, alcuni più di uno. Una buona borghesia, fascinosa, discreta. Mariti manager, o professionisti, mogli a casa o commercianti, labrador a buttare, casa in affitto a Morgex. Non di proprietà a Courmayeur, in affitto a Morgex, però sempre, estate e inverno. Al mare a Rapallo. Costantemente a un metro dal quel successo strillato e paillettato eppure mai afferrato sul serio. Non Camogli, Rapallo. Non decine di milioni, forse un paio nel patrimonio e un altro paio nell’immobiliare. Comunque più uscite che entrate, un cash-flow da equilibristi. Talvolta una fiscalità non proprio adamantina, eppure calati in un contesto privo di competizione internazionale, nessuna recessione, zero crisi, helicopter-money all around. Arciduchi del piccolo problema di liquidità, un prestito al volo dall’amico: ehi, a giugno ti ridò tutto.

 

In pasticceria alla Martesana le domeniche mattina dopo la messa, poi dai nonni che abitano là dietro. I figli in via Cagliero e loro in via Stresa. Trecento passi, da trent’anni. Poi un giorno i tre negozi di piccola pelletteria hanno qualche difficoltà; provano a rimetterli a posto con le banche di provincia, quando ancora il direttore sapeva chi eri, e prima che ai direttori togliessero chissà-perché il potere di decidere chi avrebbe ricevuto un fido, un prestito, e chi no. E proprio mentre muoiono i nonni, e i giovani nipoti finalizzano il frazionamento in tre bilocali ariosi di quei 200mq acquistati a suo tempo dalle cooperative di editori, con diritto di prelazione e completamente fuori mercato, arrivano Amazon Prime Now, Netflix, e Deliveroo. Il compimento di Jeremy Sorkin, l’Accesso sostituisce il Possesso, e tu sei lì, che sono sessant’anni che ci metti tutto te stesso, ma ti cambiano il paradigma sotto i piedi. Io mi incazzerei.

 

Venderebbero un rene per riavere la Milano del 1987 con tutto l’equilibrio a loro favore, senza alcuna possibilità che qualcuno arrivasse e mandasse il tuo negozio a gambe all’aria e con quello la tua vita, la tua serenità: Morgex. Nell'87 i negri non c’erano, oppure sì, un paio in spiaggia: compravi due Ray-Ban finti per tua figlia e morta lì. Andavamo a messa belli sereni senza sentirci una minoranza. Pure i froci stavano in casa loro, schisci. Soprattutto senza questo mischione di realtà internazionale, nazionale e cittadina che dà le vertigini. Non sapendo mai quando leggono, o ascoltano in televisione, una notizia, se si sta parlando di una cosa che è vera anche a tre metri dall’oratorio dietro all’Esselunga, o solo a New York (e chi se ne strafotte di New York, pensano). No che non sono un fascista, ti rispondono se chiedi, ma stavo bene e adesso no. Amazon non è nei loro radar, nemmeno capiscono cosa stia davvero succedendo. Anzi, cos’è già avvenuto e quel che segue, dietro l’angolo, ineluttabile. Ma il negro, il frocio, loro sì: certo che sono nei loro radar. Non può non essere almeno un po’ anche colpa loro. E se voto Salvini torna l’87, il nostro agio. Magari ricominciamo anche a oliare il sistema, che stavamo meglio tutti.

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