Armando Siri (foto LaPresse)

La “summer school” olistica di Armando Siri per imparare a postare su Facebook

David Allegranti

La scuola di formazione politica del sottosegretario da scollare

Roma. Nell’attesa del giudizio, non universale ma quantomeno politico, Armando Siri può dedicarsi all’insegnamento. E di cosa? Di comunicazione, beninteso. Il sottosegretario alle Infrastrutture, quello che Beppe Conte vorrebbe “far scollare” dalla sedia, è responsabile della “Scuola di Formazione Politica” della Lega, il cui motto è “penso, conosco, creo”. E per insegnare a pensare, conoscere e creare, Siri ha organizzato anche una summer school (29-30 giugno al Palazzo delle Stelline di Milano, “sold out” dicono le locandine che annunciano una nuova data per il 6 e 7 luglio, neanche fosse un concerto dei Mumford & Sons) che si prefigge l’obiettivo di insegnare a “gestire la comunicazione politica con successo in tutte le situazioni: negli incontri pubblici, in TV e sul web”.

 

Il seminario, spiegano gli organizzatori sul sito della scuola di formazione, “utilizza una modalità didattica innovativa e coinvolgente. Le sessioni formative saranno dei veri e propri laboratori che simulano gli ambienti dove avviene la comunicazione: un set televisivo per la comunicazione tv, giornalisti professionisti che condurranno le interviste, simulazione di un incontro pubblico, simulazione dell’interazione sui social”. Per ciascun “argomento formativo” saranno presentati “casi concreti ed esercizi pratici per favorire un vero apprendimento dei contenuti e delle tecniche presentate. L’ambiente dell’apprendimento è costruito per favorire un’immersione totale in contesti che sono molto simili alla realtà nella quale un politico deve saper gestire in modo efficace la propria arte di comunicare”. Insomma, manca solo il plastico degli studi di “Porta a Porta”  e di “DiMartedì” e poi è fatta.

 

Ma siccome la domanda politica degli anni Duemila è “chi ti paga?”, viene da chiedersi quanto costi partecipare alle lezioni del professori Siri, che sarà coadiuvato da giornalisti ed esperti di comunicazione non meglio precisati. La quota d’iscrizione alla summer school, e solo per l’ingresso a quella e niente più, viene €330 euro, comprensiva di € 10 euro di rinnovo della tessera dell’associazione SpazioPin valida per l’anno 2019. Quindi un leghista più o meno giovane, intenzionato a capirci qualcosa di più su come scrivere un post su Facebook e parlare in pubblico, deve necessariamente iscriversi all’associazione di Siri (già fondatore nel 2001 del Pin, Partito Italia Nuova) i cui obiettivi non sembrano limitarsi alla sola comunicazione politica, diciamo. L’associazione SpazioPin è nata “con il fine di divulgare e diffondere attraverso conferenze, incontri didattici, seminari, attività ludiche e ricreative, dibattiti, presentazione di libri e tutte le altre attività di informazione, comunicazione e diffusione, i principi delle discipline Olistiche e di tutte le Filosofie Umane e delle Conoscenze Antiche. Intende inoltre ampliare la conoscenza della cultura musicale, letteraria e artistica in genere, attraverso contatti fra persone, enti e associazioni; ampliare gli orizzonti didattici di educatori, insegnanti ed operatori sociali in campo olistico, affinché sappiano trasmettere una nuova visione dell’Uomo e del suo rapporto con l’Universo e tutte le espressioni della natura”.

 

Certe visioni però possono essere apprese soltanto da un numero contenuto di persone; solo agli iniziati è infatti permesso di ampliare i propri orizzonti. Nel caso della summer school, per dire, “il frequentante si impegna a non divulgare presso terzi il materiale e i contenuti presentati durante il corso. E’ inoltre vietata qualsiasi ripresa audio/video durante il corso che non sia espressamente autorizzata e, se effettuata, dovrà essere immediatamente cancellata”. Certi trucchi della comunicazione politica della Lega, insomma, è bene mostrarli solo agli spettatori ben paganti.

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  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.