Nave Mare Jonio, dell'ong Mediterranea

Per Salvini ecco un nuovo caso Diciotti

Luca Gambardella

Mentre Sophia resta a guardare, la nave Mare Jonio salva 49 migranti al largo della Libia e si ferma a un miglio da Lampedusa. Il governo accusa l'ong di avere disobbedito agli ordini dei libici. Altri 15 morti davanti a Sabrata

“Riesco a vedere la nave Jonio da qui, sono alla fonda a poco più di un miglio dalla costa. Noi siamo qui che li aspettiamo. Se arrivano sono i benvenuti”. Il sindaco di Lampedusa, Salvatore Martello, ribadisce la disponibilità dell’isola ad accogliere i 49 migranti salvati ieri pomeriggio da Mare Jonio, nave della ong Mediterranea Saving Humans, a 47 miglia da Sabrata, a nord delle coste libiche. “Non c’è un’ordinanza di chiusura dei porti, che mi risulti”. Eppure secondo il ministro dell’Interno Matteo Salvini esisterebbe. “I porti erano e rimangono chiusi”, scrive su Twitter, anche se non esistono atti ufficiali approvati dal governo. E poi ancora, a Sky, aggiunge che “a mio modestissimo avviso” quelli di Mediterranea “stanno commettendo un reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”. "Hanno autonomamente deciso di dirigersi verso l’Italia per motivi esclusivamente politici", ha aggiunto il ministro dell'Interno che ha definito Mare Jonio "una nave dei centri sociali". In attesa che la procura di Agrigento, guidata da Luigi Patronaggio (lo stesso che lo scorso agosto ha indagato Salvini per sequestro di persona per il caso Diciotti), valuti in queste ore se aprire un fascicolo, il governo italiano ha già dichiarato che la nave dell’ong ha violato le norme internazionali. Per il ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, “Mare Jonio non ha risposto agli ordini della Guardia costiera libica”.

 

I fatti

  

Ieri mattina, un aereo in assetto sar (search and rescue) della missione militare europea Sophia, un Fairchild Swearingem Metroliner messo a disposizione da Lussemburgo, è decollato dall’aeroporto siciliano di Sigonella per compiere attività di pattugliamento al largo della Libia. La missione è terminata intorno alle 10,49 e ha interessato anche l’area a nord di Sabrata, da dove è partito diverse ore prima un barcone con decine di migranti a bordo. L’aereo non ha comunicato alcun alert al comando della missione europea (non si sa se invece ha segnalato qualcosa a Tripoli) ed è rientrato in Sicilia. Alcune ore più tardi è Moonbird, l’aereo da ricognizione dell’ong SeaWatch, ad alzarsi in volo. A qualche decina di miglia dalle coste di Sabrata ha avvistato un barcone in difficoltà.

 

 

A raccogliere l’allarme è stata Mare Jonio, che batte bandiera italiana. Secondo l’equipaggio, come da prassi, il comandante ha chiesto come comportarsi al comando Mrcc di Roma. La risposta è stata di coordinarsi con i libici, competenti per quell’area sar. “Mare Jonio si è diretta verso la posizione segnalata e, informata la centrale operativa della Guardia Costiera Italiana, ha effettuato il soccorso ottemperando alle prescrizioni del diritto internazionale dei diritti umani e del mare, e del codice della navigazione italiano”, dice il comunicato di Mediterranea. 

  

 

La motovedetta libica tarda ad arrivare mentre il barcone continua a imbarcare acqua. Tra le 17 e le 18, la nave dell’ong ha comunicato di avere già completato le operazioni di salvataggio di 49 migranti. La Guardia costiera libica è arrivata sul posto poco dopo il completamento del trasbordo dei naufraghi a bordo di Mare Jonio. Si parla di momenti di tensione, ma alla fine l’imbarcazione umanitaria si è allontanata seguendo la rotta verso nord. Il tempo annuncia tempesta e il porto sicuro più vicino, dicono quelli dell’equipaggio, è Lampedusa. “Chiediamo all’Italia un porto sicuro”, scrive su Twitter l’ong. Le condizioni dei migranti, partiti due giorni prima dalla Libia, “sono stabili” ma molti soffrono il mare mosso. I minori a bordo sono 12. L’assetto di Mare Jonio non dispone delle dotazioni di SeaWatch 3, la nave è più piccola e i 49 migranti non possono restare a bordo troppo a lungo con mare forza 7 e onde alte 3 metri. Stamattina, la Guardia di Finanza ha vietato a nave Jonio di entrare in acque territoriali italiane. Data l’emergenza, dicono dalla nave, l’ordine è stato disatteso. “Siamo in condizioni di pericolo di vita”, ha detto il portavoce della missione Luca Casarini. Alla fine, la Guardia costiera italiana ha autorizzato l’ong a fermarsi alla fonda a un miglio e mezzo dal porto di Lampedusa, a Baia dei francesi. Poco dopo le 8, una motovedetta della Guardia di Finanza si è avvicinata a Mare Jonio per effettuare un controllo dei documenti a bordo.

 

La circolare di Salvini

 

Poche ore prima, Salvini – che è in attesa del voto di domani in Parlamento per il caso Diciottiaveva inviato una circolare all’attenzione, tra gli altri, di Guardia di Finanza, Carabinieri, Capitanerie di porto e Marina Militare. Otto pagine in cui il ministro spiega le linee guida da seguire in caso di eventi sar. Nel testo si ricordano – senza citarli espressamente – i precedenti dei casi SeaWatch: “Si è verificato che navi battenti bandiera straniera o nazionale abbiano soccorso in aree SRR (Search and Rescue Region – area di responsabilità) non italiane imbarcazioni con migranti a bordo e abbiano disatteso, in violazione del diritto internazionale del mare, le direttive delle competenti Autorità SAR, che avevano assunto il coordinamento dell’evento, effettuando il soccorso d’iniziativa e dirigendosi, poi, verso le frontiere marittime europee”.

 

Poi, un paragrafo esplicita come comportarsi in un caso del tutto analogo a quello di Nave Jonio: “Nel caso in cui l’evento di soccorso si sia verificato in acque di responsabilità libiche e sia stato compiuto d’iniziativa da una nave soccorritrice ovvero il Maritime Rescue Coordination Center di Roma del Comando Generale delle Capitanerie di Porto non abbia coordinato le attività di soccorso, non sussistono i criteri dettati dalle convenzioni internazionali per l’attribuzione di un place of safety in Italia”.

 

In sostanza, dice la circolare di Salvini, se il comando di Roma dice che se la deve vedere la Guardia costiera libica, così deve essere. Il problema di fondo, come rispondono da sempre le ong, è che la Libia non è considerata un porto sicuro dalle Nazioni Unite. Secondo le convenzioni internazionali sottoscritte anche dall’Italia – e che sono ovviamente prevalenti rispetto a una circolare di un ministro – una nave ha l’obbligo di procedere al salvataggio di un equipaggio in difficoltà trasportandolo nel primo porto sicuro.

 

Le partenze dalla Libia continuano

 

Mentre Mare Jonio resta alla fonda al largo di Lampedusa, le partenze dalla Libia continuano. Flavio Di Giacomo, portavoce dell’Organizzazione internazionale per l’Immigrazione dell’Onu ha detto che stanotte un altro barcone, partito sempre da Sabrata, si è capovolto. “Sono 15 i sopravvissuti. Ancora non si conosce il numero di morti e dispersi”. I morti lungo la rotta del Mediterraneo centrale, sempre secondo l'Iom, sono stati 358 dall'inizio dell'anno.

 

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  • Luca Gambardella
  • Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.