Alessandro Di Battista (foto LaPresse)

Altro che “neutralità”, Di Battista organizzava convegni a favore di Maduro

Luciano Capone

“L’alba di una nuova Europa”, l'evento del 13 marzo 2015 in favore del chavismo in cui Dibba e Di Stefano si spellavano le mani per applaudire al regime

Roma. Dice adesso Alessandro Di Battista che sul Venezuela il Movimento 5 stelle è neutrale. “Maduro ha una parte di popolazione che lo avversa e contrasta, ma c’è un’altra parte di popolazione che lo sostiene, l’esercito sostiene Maduro”, ha detto a “In mezz’ora” intervistato da Lucia Annunziata. “Avere una posizione neutrale è una posizione di buon senso, che non significa stare con Maduro, non l’ho mai detto in vita mia, sono fake news raccontate dai giornali”. E’ la posizione ufficiale del M5s, la stessa espressa dal sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano, che ha costretto l’Italia in un isolamento europeo e internazionale rispetto alla stragrande maggioranza di democrazie occidentali e americane che hanno riconosciuto Juan Guaidò, il presidente dell’Assemblea nazionale, come presidente ad interim del Venezuela in modo da indire nuove elezioni democratiche. Ma questa neutralità sottintende, come tutti hanno notato, una forte vicinanza al regime di Nicolás Maduro.

   

  

Per capire quanto questa vicinanza politica e ideologica sia profonda bisogna ritornare indietro di qualche anno, quando Di Battista e Di Stefano si spellavano le mani durante un applauso in solidarietà del dittatore venezuelano: “L’Alba subisce attacchi violentissimi dal capitalismo e dell’impero. Voglio fare un grande applauso al governo Maduro, al popolo bolivariano, ai compagni venezuelani che stanno subendo un attacco senza precedenti di guerra militare, terroristica. Siamo tutti Chávez, dobbiamo esserlo tutti i giorni”. E giù applausi degli esponenti del M5s. L’invito a battere le mani è di Luciano Vasapollo, docente alla Sapienza, comunista con molti legami a Cuba e voce de “L’Antidiplomatico”, il sito di estrema sinistra filo putiniano e filo chavista fondato da Alessandro Bianchi, già collaboratore di Di Battista e del M5s. E’ il 13 marzo 2015, il contesto è quello di un convegno alla Camera dei deputati organizzato dal M5s e “fortemente voluto” da Di Battista, dal titolo “L’alba di una nuova Europa”. Dove “Alba” sta per “Alleanza bolivariana per le Americhe” l’organizzazione fondata nel 2004 da Hugo Chávez e Fidel Castro, su cui si è fondata l’egemonia del Venezuela in America latina.

  

Gli invitati al convegno sono intellettuali e rappresentanti istituzionali del fronte politico-ideologico che appoggiava il regime di Maduro e che ancora oggi lo sostiene. I relatori sono Gianni Minà (amico dei dittatori comunisti latinoamericani); Vasapollo (che ancora adesso lancia appelli “desde Catanzaro” in favore del “presidente Maduro y la heroica resistencia del pueblo venezolano contra el nuevo golpe de Estado estadounidense”); Bernardo Álvarez, segretario dell’Alba (uomo fidato di Chávez e confermato da Maduro); Veronica Rojas Berrios, viceministra degli Esteri del Nicaragua (governata dal dittatore Daniel Ortega, alleato del regime venezuelano); Roger López Garcia dell’ambasciata di Cuba; Luis Arce Catacora dell’ambasciata della Bolivia (governata da Evo Morales, ultimo alleato di Maduro nel Cono Sur). Tra i presenti in sala ci sono l’ambasciatore venezuelano Isaías Rodríguez (con cui il M5s si è incontrato ripetutamente) e i “maduristi hard” Giulietto Chiesa e Fabio Marcelli, di cui Di Battista invita a leggere i blog sul Fatto quotidiano. Il giorno prima del convegno, Di Battista aveva detto al manifesto che il regime di Maduro era un “governo democraticamente eletto” contro cui era in corso “un tentativo di colpo di stato” per “fermare il cambiamento”. Dibba apprezzava talmente il Venezuela chavista da ritenere l’Alba un modello a cui ispirarsi, da contrapporre all’euro “nazista” dominato dalla Germania, da cui era necessario uscire per stampare una “moneta sovrana”.

  

  

Altro che neutralità, durante il convegno gli unici attacchi di Dibba sono rivolti all’Europa e a Obama, che aveva osato criticare il governo venezuelano. In sala era presente anche Luigi Di Maio, che nel 2017, due anni dopo, ha proposto una conferenza di pace sulla Libia in cui affidare il ruolo di mediatore tra le varie tribù proprio all’Alba degli autocrati Maduro e Castro.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali