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Il perimetro di + Europa (no Pd). Parla il neosegretario Della Vedova

Marianna Rizzini

La road map, gli “accertamenti” sul congresso di Milano, la proposta di Marco Cappato, la polemica con Antonio Tajani

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Roma. Quale identità dare a + Europa? Il neosegretario Benedetto Della Vedova (già sottosegretario agli Esteri nei governi Renzi e Gentiloni, già parlamentare di Pdl e Scelta Civica, già radicale) – eletto al congresso costitutivo di Milano con il 55,9 in ticket con Bruno Tabacci e il suo Centro democratico (non senza polemiche per via del presunto apporto di cosiddette “truppe cammellate” dal sud), seguito da Marco Cappato con il 30,24 per cento e da Alessandro Fusacchia con il 13, 85 – non sposa l’idea di fronte unico (e lista unica) europeista lanciata dall’ex ministro Carlo Calenda. “Con noi solo chi non vuole parlare con Lega e M5s”, dice Calenda (che al “no” di Della Vedova, confermato anche da Emma Bonino, ieri ha risposto su questo giornale: “Della Vedova preferisce puntare al 4 per cento. E’ una sua scelta, la rispetto”).

 

Della Vedova parla invece di “perimetro diverso dal centrodestra e dal centrosinistra”, un perimetro “che non comprende il Pd”, pur con tutto “l’apprezzamento per Calenda”: “Il mandato del congresso”, dice Della Vedova, “è quello di far crescere + Europa. Credo che + Europa sia il progetto di una forza che pensa europeo anche per affrontare temi italiani, una forza dove idealmente possono stare tutti quelli che difendono la società aperta, i diritti e la democrazia liberale. Questo vuol dire crescere aggregando persone, associazioni, movimenti, gruppi organizzati”. Quella di Calenda, dice Della Vedova, “è un’opzione diversa. E penso che l’idea di massimizzare il coinvolgimento e la mobilitazione di alternativa ai nazional-populisti non si faccia diminuendo le opzioni elettorali. C’è una sfida, è vero, per costruire questo spazio civile, politico, intellettuale ed elettorale. Vedremo che cosa sappiamo fare nei prossimi quattro mesi”. Cita l’altra ala di +Europa, Della Vedova, quella di Marco Cappato (che ieri ha proposto al neosegretario e a Fusacchia di presentare un comune esposto per fare luce sulle presunte irregolarità del congresso): “Sto cercando di capire che cosa è successo”, dice Della Vedova. “Abbiamo deciso di fare un congresso per iscritti, con la massima apertura. Quindi ora accerteremo i fatti con la massima intransigenza”.

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Anche sul “perimetro” Della Vedova chiama in causa l’avversario congressuale: “Cappato al congresso ha detto di voler considerare interlocutori privilegiati da una parte i Verdi, dall’altra Italia in comune. Costruiremo un dialogo vero anche con loro. Da parte nostra non c’è una chiusura. Intanto però vorrei sollevare una contraddizione che vedo nel centrodestra, nel comportamento di Antonio Tajani: vogliamo recuperare elettori alla causa centro-federalista-riformatrice europea, in modo diverso dal Pd? Vogliamo recuperare anche i delusi della battaglia pro rivoluzione liberale, ohimè fallita, ma non per questo dobbiamo rinunciare? Beh, secondo me non si può fare come Tajani, che per tre giorni fa l’europeista a Bruxelles e Strasburgo, da presidente del Parlamento europeo, e poi qui lascia che la sua forza politica abbia come obiettivo non di battere il Salvini sovranista, ma di strapparlo ai Cinque stelle”. E la road map di Della Vedova? “Vorremmo essere un punto di riferimento per l’Alde, costruire una piattaforma comune. Perseguire il non-isolamento, a differenza del nostro governo. E sull’immigrazione cercare alleati in Europa. Al congresso sono emersi, tra gli altri, i temi del lavoro, della tecnologia, dell’economia circolare, della riconversione ecologica. Ultimo ma non ultimo: questo governo, dovesse durare, produrrà una spinta secessionista potente. Ne siamo ancora consapevoli? Se arrivasse la recessione, se dovessero esserci dei tagli, la retorica che hanno scaricato sul reddito di cittadinanza non funzionerà. E poi, pensiamo in avanti: il grande tema del futuro è l’area di libero scambio tra Europa e Africa. Occupiamocene in modo pragmatico, sfuggendo alla dicotomia buonisti-cattivisti”.

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