Luigi Di Maio e Matteo Salvini (foto LaPresse)

Contro i populisti non basta una sberla europea

Giuliano Ferrara

Il governo è isolato, ma ha il coltello dalla parte del manico. La sua scommessa politica è un fatto senza alternative

L’hanno buttata in politica da subito, il Truce e Mr Ping. E non hanno mai cambiato idea. Non è solo ricerca demagogica del consenso, una cosa che si vede a occhio nudo e fruttifica, è anche altro, è appunto spirito manovriero. Più abile e pericoloso del suo omologo vice “bone china”, il Truce ha detto un paio di giorni fa: “L’Italia sta bene”. Faccia tosta, certo, ma anche un segnale. Sanno che possono continuare a buttarla in politica. Sanno che non siamo la Grecia dal 2009 al 2015, conti truccati, indebitamento con l’estero, bilancia commerciale in perdita, niente avanzo primario, banche tecnicamente fallite, recessione bestiale, marginalità intrinseca rispetto all’area dell’euro, contesto internazionale di isolamento totale, governo de sinistra improvvisato, vecchi slogan pre-populisti e postmarxisti, un’economia dieci volte inferiore alla nostra. Sanno che i commissari di Bruxelles avranno la vita dura se cercheranno di fermarli con i numeri, le compatibilità finanziarie, i ragionamenti sulla composizione del bilancio del cambiamento, le procedure di infrazione, le minacce di Troika e le ispezioni del Fondo monetario, o anche semplicemente un nuovo epistolario della Bce da Francoforte. Le cose hanno girato. Brexit, Trump, Visegrád eccetera.

 

I loro ragionamenti, per usare questa espressione inidonea, o meglio i loro istinti, sono binari e sempre politico-simbolici. Ponte Morandi, campagna anticapitalistica e nazionalizzatrice, lo stato prende tutto, applausi e selfie in chiesa. Il ponte poi si vede, c’è tempo. Chiusura dei porti a scansare l’immigrazione che non c’è, risposta frammentaria e umanitaria, impotente e gradualistica, caso per caso, degli europei: l’Italia del cambiamento vince la prova di forza. Gli immigrati, i rimpatri, poi si vede, c’è tempo. Così su tutto, tranne l’accaparramento delle postazioni di potere, lì c’è fretta. Politica all’osso. E anche la manovra, il 2,4 per cento e tutto il resto, serve a spargere sale sulla ferita della Fornero, a predicare insieme espansione, crescita e decrescita felice, bell’ossimoro, ed è una manovra più politica che tecnico-finanziaria. Con lo spread e i mercati ce la vedremo, si giochicchia, certo è un rischio, ma può la zona euro, può l’Unione permettersi un’altra grande crisi, stavolta di origine italiana, del debito sovrano? E se non può permettersela, può permettersi di non attivare compromessi e misure anticicliche sui mercati, per salvare capra e cavoli?

 

Questa è la scommessa, elementare, politicistica, giocata sul buonsenso buonsensaio. Inutile che ci riproponiate le agende Giavazzi o Draghi, dicono i vice del cambiamento, sappiamo che stiamo forzando le cose, ma ce lo possiamo permettere per ragioni storiche, di politica internazionale, istituzionali, di debolezza degli interlocutori politici. Schäuble è a capo del Bundestag, la sua tutela eurocratica è un vago ricordo, la Merkel in declino, una persona civile, piena di risorse, ma incastrata in un brutto affare di decadenza elettorale della grande coalizione, e Macron tiene alta la bandiera, ma non è in grado di produrre fatti senza l’alleanza fattiva e viva con il nord Europa e con la Germania. Saremo pure isolati, pensano, ma siamo in grado di resistere alle procedure, perché, come sostiene il Truce, “l’Italia sta bene”. Capito?

  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.