Matteo Renzi e Silvio Berlusconi (foto LaPresse)

Contro un governo da incubo serve un'opposizione da sogno

Claudio Cerasa

Pd e FI non bastano. Renzi, il Cav. e il dovere di costruire insieme un patto di resistenza allo sfascismo, partendo da un nome

Matteo Salvini e Luigi Di Maio un nome giusto per guidare il governo dell’annichilimento, altro che cambiamento, lo troveranno senz’altro, e non potendosi permettere nessun volto esperto e nessun volto competente – non sia mai che a Palazzo Chigi ci vada qualcuno del “sistema”, in fondo uno vale uno – a governare il paese non sarà un volto che agirà nell’interesse nazionale, ma sarà un premier-algoritmo che agirà nell’interesse dei nuovi azionisti della Tetra repubblica. Il problema vero, in attesa di seguire la simpatica trovata del voto ai gazebo della Lega, dove a qualche elettore non leghista potrebbe venire voglia di andare a votare e far saltare tutto, perché mille volte meglio riprovarci con le elezioni che rassegnarsi a un governo antieuropeista nemico della democrazia rappresentativa, non è però chi andrà a Palazzo Chigi, o almeno non è solo questo.

 

C’è, se vogliamo, un problema persino più importante che non riguarda il possibile nome terzo in grado di mediare tra Salvini e Di Maio. Ma riguarda il possibile nome terzo capace di mediare tra gli azionisti di maggioranza di due partiti destinati a puntare in modo simmetrico le proprie lame contro i nuovi sfascisti. I volti sono sempre loro: Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. Per ragioni diverse, in modo più o meno inconfessabile, entrambi immaginano un giorno di poter essere nuovamente in corsa per tornare a Palazzo Chigi (Berlusconi ha detto ieri di essere disponibile all’incarico anche domani mattina come presidente del Consiglio, come a voler dire con un sorriso provocatorio: beh, se cercate un terzo uomo, eccomi qui, cucù!). A entrambi naturalmente auguriamo la massima fortuna, ma quando il governo sfascio-leghista partirà sarà chiaro a tutti, anche a Renzi e a Berlusconi, che la figura di sintesi più importante da cercare nei prossimi mesi riguarda l’uomo o la donna che avrà il compito di svolgere l’unico lavoro che potrà permettere nei prossimi anni di riequilibrare il governo dei barbari: una figura di sintesi capace di rappresentare al meglio due elettorati che alla luce del primo governo sovietico d’Italia avranno sempre di più profili complementari: quello del Pd e quello di Forza Italia. Grazie all’opposizione fatta dal Pd, e da Renzi, all’ipotesi del governo con il Movimento 5 stelle, il Pd avrà la possibilità di essere qualcosa di diverso da una costola della Casaleggio Associati. Grazie all’opposizione che Berlusconi promette di fare al governo Salvini e Di Maio – “Salvini”, ha detto ieri il Cav., “non ha parlato a nome della coalizione, ha sempre parlato a nome suo e della Lega, in questo momento con Salvini c’è molta distanza” – quel che resta del Partito popolare in Europa avrà la possibilità di ritagliarsi uno spazio alternativo al modello trumpiano-lepeniano.

 

Lo spazio esiste, per costruire un modello culturale, economico, democratico fieramente europeista, fieramente anti moralista, fieramente anti sovranista, fieramente anti assistenzialista, capace di spiegare che i guai dell’Italia non sono le auto blu ma sono le inefficienze e capace di ricordare che i guai dell’Italia non sono i trattati europei ma sono i bassi livelli di produttività. Ma la politica ci insegna che nessuno spazio rimane vuoto in eterno. E per questo se non ci sarà un investimento forte da entrambe le parti non su un reggente incaricato di guidare le opposizioni, come se la fase storica fosse ordinaria e non straordinaria, ma su un politico veggente, incaricato cioè di guardare al futuro e di trovare punti di contatto tra i due poli dell’europeismo, l’alternativa al governo Di Maio-Salvini rischia di diventare simile a quella già osservata in città come Roma e come Napoli, dove di fronte a due impresentabili della politica come Virginia Raggi e Luigi De Magistris le opposizioni hanno scelto di utilizzare una formula omerica per contrastare ai due non sindaci: “Outis”, nessuno. Oggi può sembrare difficile crederlo, ma il tempo dimostrerà che il rischio dell’opposizione “outis”, in Italia, può essere evitato solo se ciò che rimane del centrodestra e ciò che rimane del centrosinistra sceglieranno di investire in modo progressivo, e deciso, su un volto e un progetto trasversali capaci di occupare con forza le praterie che si apriranno un secondo dopo la nascita del governo Barnum. Non è necessario che ce lo facciano sapere, non è necessario mostrare di essere concentrati sul progetto come Danilo Toninelli e non è necessario che ci si riunisca in un albergo con Rocco Casalino per dimostrare di aver chiara la traiettoria per una sana e robusta opposizione.

 

Ma se dovessimo scegliere un incarico urgente – fate presto! – da affidare a Renzi e Berlusconi, e a ciò che resta dei loro partiti che oggi non sono più in grado di contenere da soli l’alternativa allo sfascismo, oggi come non mai l’incarico sarebbe chiaro: costruire le fondamenta di un polo europeista e individuare uno o più leader da far crescere, e non per investirli ma per investirci su. Vale per le prossime elezioni politiche ma vale anche per le prossime amministrative. Un patto di resistenza allo sfascismo – cosa aspettano Renzi e il Cav. a chiedere a Calenda di iniziare a mettere insieme un progetto per candidarsi come sindaco di Roma? – per creare un’alternativa dell’apertura. Con una leadership a metà tra quello che può essere il pensiero di Draghi, il metodo Marchionne, l’esperienza di Colao, le idee di Renzi, la forza del Cav. Serve un veggente, non un reggente. E forse, sì, è solo un sogno ma di fronte a un governo da incubo non resta che scommettere sull’unica alternativa possibile: un’opposizione da sogno. Sarebbe bello che anche l’assemblea del Pd oggi avesse il coraggio di ripartire da qui.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.