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I miserabili oppositori del governo dello sfascio

Claudio Cerasa

Chi può guardare Salvini e Di Maio senza vedere il proprio volto allo specchio? I finti nemici dello sfascismo. Risate

Il governo da incubo è un sogno che si realizza per tutti coloro che la notte del 4 marzo avevano capito che l’unica strada possibile per dare al paese un governo coerente con il risultato elettorale era proprio il governo che sta per maturare con il bacio tra i Masha e Orso della politica italiana: Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Il ciclone Di Maio e Salvini, per l’Italia, rischia di essere come l’omerica ira funesta che infiniti addusse lutti agli achei. Ma al contrario di quello che si potrebbe credere non si tratta di un ciclone casuale. E’ il frutto di un processo lento e graduale a cui ha lavorato per anni un pezzo forse maggioritario dell’opinione pubblica italiana che in modo chissà quanto inconsapevole ha prodotto quello che oggi è sotto gli occhi di tutti: l’algoritmo del rancore.

 

Se ci pensiamo bene, l’unione tra i due progetti dello sfascio è il risultato esatto di ciò che l’Italia ha scelto di seminare negli ultimi venti anni della sua storia. E’ come un succo amaro che esce pulito da un frullatore caricato più o meno involontariamente, da Tangentopoli a oggi, con i peggiori ingredienti della nostra cultura politica. E dentro il frullatore è stato messo un po’ di tutto. Il moralismo spacciato per riformismo. Il garantismo spacciato per innocentismo. La globalizzazione trasformata in sinonimo di diseguaglianza. L’antieuropeismo trasformato nel collante dell’identità nazionale. La cultura del sospetto trasformata nel motore del cambiamento del paese. L’incompetenza trasformata in una alternativa all’Italia della casta. L’onestà utilizzata come surrogato dell’efficienza. La percezione utilizzata come evoluzione della realtà.

 

Il bacio tra Di Maio e Salvini, dunque, non è una scappatella improvvisata ma è semplicemente l’esito naturale dell’incrocio tra i peggiori istinti del nostro paese. E per questo quando il presidente della Repubblica darà il suo via libera alpiù importante governo populista dell’Eurozona, tra le molte ragioni per cui sarà difficile perdere il sorriso e il buon umore (viva la semplificazione, viva gli antieuropeisti con gli antieuropeisti, viva gli europeisti con gli europeisti) ce n’è una che riguarda un dramma con cui dovranno fare i conti tutti coloro che, dopo aver creato le condizioni perfette per far crescere le forze antisistema, ora proveranno a dire no grazie, per carità: noi non siamo come loro, noi non siamo come gli sfascisti, noi non c’entriamo nulla con Di Maio e Salvini.

 

E’ il dramma di chi ha giocato in modo spregiudicato con l’agenda anti casta. E’ il dramma di chi ha speculato con l’antieuropeismo. E’ il dramma di chi ha trasformato la cultura della gogna nell’anticamera della verità. E’ il dramma di chi ha trasformato in una missione vitale la battaglia contro l’ottimismo. E’ il dramma degli opinionisti e dei conduttori e dei politici e degli imprenditori che hanno tollerato l’egemonia del moralismo. E’ il dramma dei travaglini che oggi sputano addosso al mostro grillino che ha preferito allearsi con i cugini di FI piuttosto che con i nemici del Pd dopo aver sostenuto per anni che il Pd fosse un “male assoluto” peggiore di FI. E’ il dramma di quei sindacati che a forza di sputare sulle riforme di buon senso – Jobs Act, legge Fornero – oggi si ritrovano in sintonia con gli stessi politici un tempo definiti xenofobi e fascisti. E’ il dramma della sinistra che ha allevato i suoi lettori e i suoi elettori con la bufala della questione morale e che oggi per fare opposizione al grillismo si ritrova a dovere essere più grillina dei Casaleggio e dei Casalino. E’ il dramma, in buona sostanza, di chi ha creato un mostro, il mostro dello sfascismo, il mostro del leghismo, il mostro del grillismo, al quale oggi può fare opposizione solo a condizione di essere ricoperto da una grande risata.

 

Il governo che nascerà verrà presentato come il governo di nessuno ma in realtà è il governo che la stragrande maggioranza della classe dirigente del nostro paese ha contribuito a far nascere infilando ogni giorno un ingrediente letale nel frullatore della democrazia italiana. Ci sarà la corsa a fare opposizione al governo degli sfascisti, ma la domanda giusta alla quale sarebbe corretto rispondere oggi dovrebbe essere questa: ma di fronte al governo del pessimismo, del giustizialismo, dell’antieuropeismo, del moralismo, dell’anti casta chi è che ha davvero i titoli per dire che questo non è il suo governo? Chi è che può guardarsi allo specchio senza vedere nei volti di Salvini e di Di Maio la propria immagine riflessa nel paradiso dello sfascio? Vale la pena pensarci. Intanto, nell’attesa, altri popcorn per tutti, e grazie.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.