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Le sinergie Lega-M5s

David Allegranti

Un accordo è possibile. Salvini e Di Maio si prendono le commissioni speciali e provano a logorare Berlusconi

Roma. Si sovrappongono e si incrociano, giorno dopo giorno, le strade di Matteo Salvini e Luigi Di Maio, i due presunti vincitori che un po’ cedono sovranità e un po’ resistono, fanno un passo avanti e due indietro. D’altronde ognuno dei due ha la sua constituency da tutelare e non disperdere (più un Berlusconi da logorare), per questo serve ancora del tempo per capire quanto sarà costoso – in termini di consenso – far nascere il governo. Sergio Mattarella dà i primi segni d’impazienza, ma anche nel secondo giro di consultazioni ha dovuto assistere a rivendicazioni insormontabili: gli aut-aut e i paletti insomma continuano a sprecarsi. Il presidente della Repubblica pare ancora non abbia offerto soluzioni, anche se ieri circolava l’ipotesi del pre-incarico. Comunque, la sintonia fra Lega e M5s esiste, come nota ampiamente Luigi Di Maio, uscendo dalle consultazioni. Con il partito di Matteo Salvini “c’è una sinergia istituzionale che ha permesso di rendere operativo il Parlamento immediatamente, con l’elezione dei presidenti delle Camere, dell’ufficio di presidenza e delle commissioni speciali”. Ieri il leghista Nicola Molteni è stato eletto presidente con 27 voti. In commissione, il Movimento ha 14 componenti, la Lega 8, 7 Forza Italia, 2 Fratelli d’Italia. Il Pd, che ne ha 7, ha votato scheda bianca. Sono andate tutte a Lega, M5s e Forza Italia le cariche all’interno dell’ufficio di presidenza della commissione speciale: Andrea Mandelli di Forza Italia e Giorgio Trizzino del M5s sono vicepresidenti, mentre Vittorio Ferraresi del M5s e Paolo Russo di Forza Italia sono segretari. La sinergia però ieri sera s’è interrotta.

 

“Prendiamo atto ancora una volta – ha detto Di Maio – che Salvini e la Lega ci stiano proponendo lo schema del centrodestra, che è un ostacolo al governo del cambiamento”. Ora la Lega, ha aggiunto l’aspirante presidente del Consiglio del M5s, deve prendersi le sue responsabilità, perché in questo momento “sta dicendo che vuole fare un governissimo” o che vuole “il ritorno al voto, ipotesi che noi scongiuriamo ma di cui non abbiamo paura”.

 

Lo stallo prosegue, perché il M5s non vuole aver nulla a che fare con Silvio Berlusconi e Forza Italia, che a sua volta però non molla. Ieri l’ex presidente del Consiglio ha trasformato la lettura di un comunicato stampa rivendicazionista in uno show: “Mi raccomando – ha detto ai giornalisti – fate i bravi: sappiate distinguere chi è un democratico e chi non conosce neppure l’Abc della democrazia. Sarebbe ora di dirlo chiaramente a tutti gli italiani”. Di Maio non ha gradito. “La formazione di centrodestra è tuttora divisa: mentre Salvini diceva di voler aprire al M5s, Berlusconi con una battutaccia ha dimostrato che il centrodestra sta sperando in questo momento nel Pd, più che nel M5s”. E’ toccato al numero due della Lega Giancarlo Giorgetti metterci una pezza: “La battutaccia poco felice e inopportuna di Berlusconi ha dato occasione a Di Maio per respingere in blocco l’offerta che il centrodestra aveva fatto un’ora prima. Era un passo in avanti verso la soluzione di una crisi che gli italiani ci chiedono”. Anche Gianmarco Centinaio, capogruppo della Lega al Senato, si è lamentato: “I veti non ci piacciono a prescindere dalla provenienza. Non era condiviso e non lo sarà mai da parte nostra un no al dialogo con il Movimento cinque stelle, seconda forza politica in Parlamento. Le parole finali di Berlusconi oggi al Colle non rispecchiano la posizione della Lega, né quella del centrodestra che oggi si è espresso in maniera unitaria e concordata”.

 

C’è però qualcosa di più di una battutaccia. Berlusconi non vuole concedere l’onore delle armi a chi lo ha insultato e qualche ora prima Mariastella Gelmini, capogruppo alla Camera, aveva annunciato che “parteciperemo a un governo solo se ci sarà una dichiarazione esplicita e chiara del Movimento cinque stelle perché ci sia pari dignità per tutto il centrodestra, se no la trattativa non può nemmeno iniziare”. Forza Italia ha chiesto “una dichiarazione formale del M5s di inclusione di tutto il centrodestra per una partecipazione piena da parte di Forza Italia e Berlusconi”. La risposta non s’è fatta attendere: no, grazie, Berlusconi non lo vogliamo.

 

Tra le ipotesi circolate ieri anche l’appoggio esterno di Forza Italia al governo Lega-M5s, ma Osvaldo Napoli scuote la testa: “Il M5s non può pretendere da noi alcun sostegno per qualsivoglia governo, se Di Maio e Di Battista continueranno a offendere Silvio Berlusconi come hanno fatto in queste ultime ore”. Sicché, se Salvini e Di Maio vogliono proseguire sulla via della “sinergia”, devono cercare di logorare Berlusconi fino a ottenere quel “passo di lato” chiesto ancora una volta dal capo politico del M5s.

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  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.