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Perché l’asse Mattarella-Cav. può essere il pazzo elemento di stabilità di questa legislatura

Claudio Cerasa

Europa, principio di realtà, elezioni con calma. Ecco come potrebbe nascere la difficile normalizzazione di un governo populista

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Nella legislatura che si è appena chiusa, l’incrocio tra Silvio Berlusconi e Sergio Mattarella ha coinciso con il momento di massima destabilizzazione della vecchia maggioranza di governo: Renzi e Berlusconi avevano un patto per provare a riformare il paese e quel patto venne stracciato a causa della scelta fatta dall’allora segretario del Pd di scommettere su un presidente della Repubblica non concordato con il capo di Forza Italia, ovvero Sergio Mattarella. Nella legislatura che si è appena aperta, l’incrocio tra Berlusconi e Mattarella rischia di coincidere con qualcosa di diverso rispetto al big bang di tre anni fa: la nascita di un asse politico che a determinate condizioni potrebbe essere l’unico elemento di stabilità della XVIII legislatura.

 

Se si guarda ai numeri, in realtà, la ragione per cui un governo tarderà a nascere dipende proprio da Berlusconi. Luigi Di Maio e Matteo Salvini avrebbero da soli i parlamentari necessari per far nascere un esecutivo (347 alla Camera, 167 al Senato) e da tempo il leader dei 5 stelle e quello della Lega discutono di una prospettiva che potrebbe diventare realtà: accettare una figura terza per guidare il paese e costruire su cinque punti – revisione della legge Fornero, reddito di cittadinanza, fisco, politiche condivise su sicurezza e immigrazione – una maggioranza capace di arrivare almeno fino alle elezioni europee. Il problema è uno e soltanto uno: come far accettare al grillismo il berlusconismo? Se vista con gli occhi del 5 stelle, e forse anche con gli occhi della Lega, la presenza di Berlusconi complica dunque i piani del governo populista. Se vista invece con gli occhi del Quirinale la presenza di Berlusconi, potrebbe essere per diverse ragioni uno straordinario elemento di garanzia all’interno di questa legislatura. Innanzitutto, grazie alla presenza di Berlusconi nella coalizione di centrodestra, l’opzione del voto anticipato oggi è una non-opzione per Salvini. Far saltare le consultazioni per tornare al voto è improbabile perché significherebbe rompere con Forza Italia (Berlusconi, come Mattarella, non vuole tornare al voto) e il leader della Lega sa che per diventare il capo del centrodestra avere i voti di Berlusconi a disposizione è pur sempre preferibile che averli contro.

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La seconda ragione per cui l’asse tra Berlusconi e Mattarella potrebbe diventare il vero elemento di stabilizzazione della legislatura riguarda ancora il rapporto tra Forza Italia e la Lega. Per trattare ad armi pari con Di Maio, Salvini sa che un conto è costruire un governo con il M5s (32 per cento) facendo pesare il 17,4 ottenuto dalla Lega il 4 marzo. Mentre un altro conto è farlo con il 37 per cento ottenuto dalla coalizione. Numericamente, Salvini ha i parlamentari per governare con Di Maio. Politicamente, però, non ha interesse a diventare il junior partner di un governo Casalino-Casaleggio. E dunque dovrà trovare un modo per realizzare una missione impossibile: far accettare il berlusconismo al grillismo anche a costo di dissimulare nel prossimo governo la presenza del berlusconismo.

 

La terza ragione infine per cui l’asse tra Berlusconi e Mattarella potrebbe essere l’elemento stabilizzatore della legislatura riguarda un elemento che si trova a metà tra la psicologia e la politica. Da una parte, avere in una maggioranza populista un partito che esprime il presidente del Parlamento europeo (Tajani) costringerà inevitabilmente un politico antieuropeista come Salvini (e forse anche uno come Di Maio) a rivedere alcune posizioni sull’Europa. Dall’altra parte, costringere un partito nato non per smacchiare ma per arrestare il Caimano a fare compromessi con una coalizione di cui il Caimano è azionista potrebbe obbligare il M5s ad affrontare finalmente il più importante dei tabù grillini: il principio di realtà. Prima ancora che dall’ingresso in Europa nel partito di Macron, la vera istituzionalizzazione del Movimento 5 stelle passa paradossalmente dalla normalizzazione del Cav. Il partito di Berlusconi, lo sappiamo, non è mai stato così in difficoltà ma nonostante tutto il Cav. continua a essere spinto da qualcosa che sovrasta la sua capacità di orientare il centrodestra. Mattarella ne è consapevole. E quando giovedì mattina riceverà Berlusconi al Quirinale per il primo giro di consultazioni il capo dello stato non potrà non pensare che di fronte a sé c’è l’unico politico che in forme anche dissimulate potrebbe diventare nonostante tutto il vero garante della difficile normalizzazione di un governo populista.

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