Presentazione della funzione Activism del sistema Rousseau Nella foto Alfonso Bonafede, Paola Taverna, Davide Casaleggio (LaPresse)

Storia di un autogolpe. Casaleggio jr. e i soci fantasma di Rousseau

Luciano Capone

La scatola nera del M5s. Come per tutto ciò che riguarda il M5s, le informazioni sono stringate e le comunicazioni telegrafiche

Roma. Il terremoto innescato dalla Rimborsopoli svelata dalle “Iene” coinvolge anche l’Associazione Rousseau. Ma come per tutto ciò che riguarda la scatola nera del M5s, le informazioni sono stringate e le comunicazioni telegrafiche: “David Borrelli ha comunicato all’Associazione Rousseau le sue dimissioni dall’incarico che ricopriva. Ne prendiamo atto – scrive sul blog il presidente Davide Casaleggio – Entrano come nuovi soci Pietro Dettori ed Enrica Sabatini che affiancheranno me e Massimo Bugani nel perseguimento degli scopi dell’Associazione”.

 

Sulla “piattaforma Rousseau” Casaleggio ha anche messo online la pagina “trasparenza”, in cui è stato pubblicato lo statuto dell’associazione. Non si tratta di una grande novità, visto che il documento, tenuto nascosto per quasi due anni, è stato pubblicato dal Foglio il 31 gennaio scorso. Ma lo statuto caricato sul sito di Rousseau è leggermente diverso da quello divulgato dal Foglio: il comando è accentrato su una sola persona – prima non era così – e la sezione “trasparenza” non spiega come e quando sia avvenuta questa modifica statutaria. Il Foglio ha i documenti in grado di raccontarlo. L’Associazione viene fondata da Casaleggio padre e figlio l’8 aprile 2016 nell’ospedale in cui Gianroberto è ricoverato, gravemente malato. Quattro giorni dopo Gianroberto muore e Davide resta l’unico socio fondatore vivente, condizione che gli garantisce la presidenza di Rousseau a vita. Ma non gli basta. Davide vuole accentrare tutti i poteri. Così una settimana dopo la morte del padre, il 20 aprile, organizza una specie di autogolpe, grazie a due soci-fantasma di Rousseau: i suoi avvocati. 

   

 

Davide Casaleggio è l’unico membro di Rousseau e, visto che non esiste in natura un’associazione di una sola persona, per cambiare lo statuto in modo da affidare “la gestione e la rappresentanza della Associazione a un singolo amministratore” ha bisogno di due figuranti. Così il 20 aprile 2016 alle “ore quattordici e minuti trentotto” si presenta nello studio del notaio Enzo Sami Giuliano con due nuovi associati, finora occultati: Federico Maria Squassi e Michelangelo Montefusco. Non sono nomi nuovi nella galassia grillina. Sono due avvocati amici di Casaleggio, fondatori dell’omonimo studio legale milanese che inviava ai militanti le lettere di espulsione a seguito dei post scriptum sul blog di Grillo.

 

Lo scopo del loro ingresso in Rousseau è consentire a Casaleggio l’abolizione di un organo collegiale come il Consiglio direttivo e l’accentramento in una figura di tutti i ruoli decisionali: Davide Casaleggio spiega che “in considerazione dello strettissimo numero di associati che hanno aderito all’ente in questa prima fase di avvio nonché del sopraggiunto decesso dell’altro associato fondatore nonché presidente, signor Gianroberto Casaleggio – si legge nel verbale di assemblea finora inedito e visibile su ilfoglio.it – si rende opportuno ammettere la possibilità che l’amministrazione venga affidata ad un singolo amministratore”. Ma non basta. Casaleggio precisa che “il singolo amministratore ricoprirebbe anche le cariche e le funzioni di Presidente della associazione e Tesoriere, con i più ampi poteri di gestione e di rappresentanza ordinaria e straordinaria”. Modificato lo statuto, inizia un balletto.

 

Casaleggio si dimette dagli incarichi e l’assemblea decide le nuove nomine: Casaleggio viene nominato “unico amministratore, presidente e tesoriere” con “i più ampi poteri di amministrazione e rappresentanza” e “per il compimento di tutti gli atti di ordinaria e straordinaria gestione, senza limitazione alcuna”. E tutto questo accade in un’associazione che ha lo scopo “di promuovere lo sviluppo della democrazia”. L’assemblea approva la nomina all’unanimità, con l’astensione di Casaleggio: in pratica votano per lui i suoi avvocati. Alle “ore quindici e minuti ventisei”, meno di un’ora dopo, Casaleggio scioglie la riunione. Poi i suoi avvocati escono dall’associazione e lui, che resta il dominus assoluto, può nelle settimane successive far entrare in Rousseau due esponenti del M5s come Max Bugani e David Borrelli a fare i manichini (“Non so nulla, decide tutto Casaleggio”, disse Borrelli al Foglio il 4 gennaio).

  

Al Foglio l’avvocato Squassi, socio-fantasma di Rousseau insieme al suo collega Montefusco, dice di aver fatto parte dell’associazione “forse per un giorno, una cosa di questo genere… ma non mi sembra che sia il caso di approfondire”. Forse involontariamente, però, Squassi ammette che a quella riunione il suo studio non partecipò per spirito ideale ma in quanto legale di Casaleggio: “Non c’è niente di nascosto ma non c’è neanche niente di divulgabile, perché fa parte dell’attività professionale che teniamo riservata – dice – Sono aspetti di valenza tecnica e non politica”. La partecipazione a quell’assemblea era quindi finalizzata a cambiare lo statuto? “Bah… è stata una cosa estemporanea, momentanea”. Ma perché due avvocati partecipano a un’associazione per un giorno, anzi per un’ora? Che senso ha? “Guardi… resterà un mistero”, risponde l’avvocato Squassi.

   

E a proposito di misteri, Casaleggio dovrebbe anche spiegare perché l’Associazione Rousseau paga le spese legali del M5s e di Beppe Grillo, come nel caso degli espulsi durante le comunarie di Roma. Con la pubblicazione del verbale del 20 aprile 2016, che fa apparire i due soci-fantasma, il Foglio fornisce un altro documento da inserire nella sezione “trasparenza” di Rousseau. Casaleggio potrebbe aggiungere, sempre per trasparenza, e proprio come fanno gli eletti del M5s, un rendiconto dettagliato delle spese, visto che è l’unico a sapere che fine facciano i soldi dell’associazione.

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali