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Votare subito, votare con il Consultellum. Chi sta con il Lodo Foglio

Andrea Bonicatti

Migliore, Meloni, Santanchè, Fassina, Anzaldi, Maran: stanare il partito del non voto è trasversale

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Roma. Come si può andare al voto subito, senza dover attendere fino al 24 gennaio che la Corte costituzionale si pronunci sull’Italicum e senza dover poi scrivere una nuova legge elettorale? Sulle pagine di questo giornale è stato lanciato come soluzione il Lodo Foglio, ovvero l’adozione per la Camera del cosiddetto Consultellum, il sistema elettorale proporzionale disegnato dalla Consulta per rimpiazzare il Porcellum, che al momento è la legge in vigore al Senato.

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Abbiamo chiesto l’opinione in merito a diversi esponenti politici. A Michele Anzaldi, deputato del Pd in quota renziana, l’idea del Lodo Foglio non dispiace: “Questa potrebbe essere una soluzione. La Corte ha da sempre il terrore del vuoto legislativo e la sentenza del primo gennaio del 2014 in effetti prevede una soluzione d’emergenza come questa. I numeri potrebbero esserci facilmente alla Camera con i centristi, anche se l’approvazione al Senato senza Berlusconi e gli altri partiti d’opposizione potrebbe rivelarsi un passaggio pericoloso”. Il vero nodo politico, secondo Anzaldi, riguarda la volontà di andare al voto da parte delle opposizioni: “Ci stanno? O la richiesta di elezioni è solo una presa di posizione strumentale? La Lega e il Movimento 5 stelle che dicono?”.

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Per la Lega risponde il deputato Gianluca Pini:  “Per noi  sarebbe la soluzione più intelligente, la voteremmo. Noi vogliamo trovare una chiave per andare alle urne subito. Se l’intenzione è questa, il consenso in Parlamento lo si trova”.

Gennaro Migliore, deputato del Pd ed  ex sottosegretario alla Giustizia, è favorevole a  rivedere il sistema elettorale e poi andare al voto, “perché è responsabilità del mio partito e dei dirigenti che sono stati impegnati in questi mesi al governo del paese ripresentarsi di fronte al corpo elettorale il più rapidamente possibile per interpretare quella richiesta di riforme che è evidentemente contenuta in quel 40 per cento di voti che si sono espressi per il Sì al referendum”. Per Migliore, questo non significa  non tenere conto del voto del No. Se così tante persone si sono espresse in quella maniera “è perché noi non ci siamo fatti capire bene. Non è il popolo che va cambiato, per dirlo con Rosa Luxemburg, ma siamo noi che dobbiamo adesso spiegarci meglio. E’ chiaro che in questi mesi di governo non abbiamo spiegato bene la natura e il senso di riforme importanti come la Buona Scuola, così come è passato il messaggio che nel mercato del lavoro i voucher favoriscano lo sfruttamento dei lavoratori. I voucher sono stati immaginati per favorire l’emersione del lavoro in nero, dunque tutto il contrario. Adesso noi dobbiamo dire con chiarezza ai datori di lavoro, a quelli che stanno approfittando della nostra legge per sfruttare le persone, che non lo permetteremo”. Emerge quindi la necessità di difendere le riforme fatte e “di votare, votare subito, fare la riforma elettorale senza aspettare la sentenza della Corte costituzionale sull’Italicum”.

Anche Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, mira alle elezioni anticipate: “Il Consultellum è un proporzionale puro, secondo me non è il migliore dei metodi, ma lo preferisco di gran lunga al quarto governo di fila imposto ai cittadini”.

Il deputato di Sinistra italiana Stefano Fassina, che ha lasciato il Pd dopo aver votato contro l’Italicum, è favorevole a una nuova legge elettorale: “Sono per andare a votare al più presto. La soluzione delineata nel Lodo Foglio è da prendere in seria considerazione per poter raggiungere le urne al più presto”.

Daniela Santanchè, deputata di Forza Italia, ha trovato la proposta del Foglio interessante, “nel breve periodo almeno, anche se la sua natura proporzionale prefigurerebbe il perdurare delle larghe intese, dei governi di coalizione. La politica deve capire che il referendum ha significato, per via dell’elevata affluenza, un desiderio di partecipazione da parte degli elettori, e un rifiuto per i governi di palazzo. Tuttavia, se per fare una legge elettorale nuova si permette a Renzi di fare i suoi giochetti e rimanere al governo, allora va bene il Lodo Foglio, altroché, va benissimo”.

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Il vicepresidente dei senatori del Pd, Alessandro Maran, è certo che il Lodo Foglio sia la carta vincente, se davvero tutti, da Renzi a Salvini, da Grillo a Berlusconi, vogliono andare al voto: “Sia chiaro, io resto un vedovo inconsolabile e continuo a ritenere il sistema proporzionale un sistema orrendo e un ritorno alla Prima Repubblica, una sciagura. Ma, visto l’orientamento delle forze in campo, non c’è dubbio che l’unica via d’uscita sarà in senso proporzionale. Del resto, che questa fosse la vera posta in gioco l’abbiamo detto e ridetto. Com’era prevedibile, con la vittoria del No rischiamo ora di tornare al punto di partenza, cioè a un sistema politico consociativo fondato su di un sistema elettorale proporzionale. Insomma, un ritorno in grande stile alla Prima Repubblica. Non per caso, sono ricomparse quelle incantevoli formule istituzionali, come ‘governo di scopo’, ‘governo del presidente’, che hanno il buon sapore del tempo andato”. La conseguenza è che il governo di larghe intese, vale a dire un’alleanza tra Pd e Forza Italia, “rischia di essere una strada obbligata. Sia ora che dopo nuove elezioni. Che è poi quello che voleva Berlusconi. Dopodiché, come si possa tornare alla vecchia ‘Repubblica dei partiti’ senza i partiti, senza l’identificazione e l’appartenenza, che sia all’ideologia, all’utopia, alla morale del partito, resta per me un mistero. Ma perché stupirsi? Come canta Checco Zalone, ‘la Prima Repubblica non si scorda mai’”.

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