Provocazione: anche il maestro Yoda di Sunstein voterebbe sì al referendum
Roma. Al referendum Yoda voterebbe sì. La saga di Guerre Stellari non è soltanto un racconto epico sul rapporto padre-figlio o sul libero arbitrio né, più semplicemente, una travolgente storia di sci-fi. E’ naturalmente tutte queste cose, ma su un piano diverso contiene anche una profonda riflessione sull’importanza delle istituzioni: sul perché alcuni assetti
Scrive Sunstein: “L’Imperatore Palpatine riesce a cumulare il potere solo grazie alle incessanti e assurde baruffe tra i membri del potere legislativo repubblicano. Sono quei conflitti a consentire la sua ascesa al potere”. Le ragioni per cui la democrazia cede il passo alla dittatura, nel mondo di Guerre Stellari, sono insomma tutte interne alla democrazia: se questa non riesce a produrre decisioni, se l’input (la discussione politica) non si traduce in un output (le policy), allora i fatti prendono pieghe affrettate e pericolose. La crescente, e conseguente, insoddisfazione si manifesta in vari modi, che vanno dall’apatia al ribellismo fino all’organizzazione della resistenza. L’ordine galattico non viene però ristabilito da un rivoluzionarismo sgarruppato e un po’ grillino che tende a confondere la protesta col rimedio: “Nei film di Star Wars i ribelli chiedono il ritorno alla Repubblica. Sono loro, in un certo senso, gli epigoni di Burke, i veri conservatori”, dice Sunstein. Che c’entra tutto questo con la riforma? C’entra, e molto, perché l’obiettivo della revisione costituzionale è esattamente quello di curare le due patologie che Sunstein individua con chiarezza: l’indecisionismo parlamentare da un lato, l’accentramento del potere dall’altro. Il ripensamento del ruolo del Senato serve appunto per disinnescare gli effetti deresponsabilizzanti della navetta parlamentare e, di converso, i tempi lunghi con cui le riforme trovano attuazione nel nostro paese.
Un Parlamento più efficace riduce l’esigenza di ricorrere sempre più spesso alla decretazione d’urgenza, che anzi trova nuovi e maggiori vincoli, limitando così il potere reale dell’Esecutivo. Parimenti, il riordino delle competenze tra Stato e Regioni serve a scongiurare un clima nel quale tutte le norme sono incerte – in quanto oggetto di contenzioso non solo riguardo al merito, ma anche relativamente a chi abbia diritto a legiferare su una certa questione. Come ha scritto Luciano Violante, “nella nostra Costituzione mancano, per precise ragioni storiche e politiche, norme dirette a garantire la piena capacità di decisione dell'ordinamento”: sono ovvie le determinanti di tale scelta, ma è altrettanto evidente che essa non risponde più alle esigenze del nostro paese, che invece ha bisogno di riportare vitalità e accountability al processo decisionale. Ciò può avvenire solo restituendo centralità ed efficacia al Parlamento e, dunque, facendo cessare “l’abuso dei decreti legge che oggi possono riguardare qualunque materia e possono dettare regole anche per materie tra loro eterogenee”. Guerre Stellari è fiction mentre il referendum è realtà. Sunstein aiuta a ricondurre al nostro “qui-e-ora” le vicende che si sono svolte “in una galassia lontana lontana”. Oggi Yoda twitterebbe: “#bastaunsì, cambiare deve la Costituzione”.