Valide ragioni per dire "No" alla truffa del referendum
E’ lo scontro tra l’Italia della decrescita felice e l’Italia dello sviluppo
E’ un modo catartico e deresponsabilizzante di affrontare questioni complesse. Paesi come la Norvegia, che tengono molto all’ambiente, in modo molto più pragmatico, hanno inaugurato un’enorme piattaforma nel mare del Nord, usando tecnologia italiana. I rischi vanno governati, non esorcizzati. Una buona politica serve a questo. Pensiamo all'idroelettrico, che è una delle fonti di energia rinnovabile più importante, ma che comporta un impatto ambientale pesante, perché gran parte dell’acqua di torrenti e ruscelli è captata per riempire dighe, che rappresentano inoltre un pericolo potenziale. L’unico grave incidente nella produzione energetica nel nostro paese è stato il Vajont. E’ vero che erano altri tempi, ci sono stati errori e oggi c’è molta più sicurezza, ma nessuno ha pensato di smettere di costruire le dighe o di svuotare quelle che esistevano. Perché ora dovremmo smettere di tirare su gas da piattaforme che non hanno mai creato problemi di sicurezza? Sul voto, da radicale e referendario, andrò a votare “no” come atto di testimonianza personale, ma so perfettamente che le regole del gioco, nella prassi, sono diventate da almeno vent'anni “astensione” contro il “sì”. Non c'è nessuno in Italia - destra, sinistra, centro, Chiesa, sindacato, intellighenzia varia - che non abbia proposto o usato il quorum per far fallire i referendum sgraditi, quasi sempre riuscendoci. Queste sono le regole del gioco, politicamente opinabili, ma consolidate e soprattutto perfettamente costituzionali.
Benedetto Della Vedova è sottosegretario agli Esteri