Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo (foto LaPresse)

Rousseau, il sistema operativo M5s, per raffinare il populismo plebiscitario

Maurizio Stefanini
Da Napoleone a Hugo Chávez, molti sono stati i dittatori a basare la propria politica sugli insegnamenti del filosofo francese. Ed ex grillini parlano di possibilità di manipolazione poiché la piattaforma sarà gestita da Casaleggio & Associati: si potrà solo dire sì o no a input che partono dall’alto.

“Il popolo inglese ritiene di esser libero: si sbaglia di molto; lo è soltanto durante l'elezione dei membri del parlamento. Appena questi sono eletti, esso è schiavo, non è nulla”. E ancora: “L'idea dei rappresentanti è moderna; essa ci viene dal governo feudale, da quell'iniquo e assurdo governo nel quale la specie umana si è degradata e in cui il nome di uomo era in disonore. Nelle antiche repubbliche e persino nelle monarchie, il popolo non ebbe mai rappresentanti”. Nel leggere il “Contratto sociale” di Jean-Jacques Rousseu appare chiaro perché il Movimento 5 stelle abbia chiamato Rousseu il sistema operativo che, almeno nei loro piani, dovrebbe permettere la democrazia diretta in Italia. Ma se nell’intenzione di Beppe Grillo questo avrà come obbiettivo “la gestione del M5S nelle sue varie componenti elettive e la partecipazione degli iscritti alla vita del M5S attraverso, ad esempio, la scrittura di leggi e il voto per la scelta delle liste elettorali e per dirimere posizioni all’interno del” movimento, diversi ex-grillini denunciano invece le possibilità di manipolazione di una piattaforma che sarà gestita da Casaleggio & Associati, e in cui secondo loro si potrebbe solo dire sì o no a input che partono dall’alto.

 

Il rischio è che con questa nuova piattaforma si possano ricreare le basi per un nuovo sistema plebiscitario, qualcosa di simile a quanto accaduto con Napoleone, che proprio su Rousseau si era formato: giovane ufficiale, invitava le ragazze a cogliere ciliegie assieme, modello “Confessioni”. Napoleone non fu il solo. Poco dopo l’era napoleonica, nel febbraio del 1819 Benjamin Constant fece all’uditorio dell’Athénée Royal di Parigi un famoso discorso in cui distinse “la libertà degli antichi, paragonata a quella dei moderni”: la prima, come nell’Atene di Pericle, basata sul diritto del cittadino di partecipare alle decisioni politiche in città Stato dalla popolazione ristretta, la seconda, secondo il modello del costituzionalismo anglo-americano, fondata invece piuttosto sul diritto del singolo a poter prendere decisioni senza l’interferenza dello Stato. Proprio per aver fatto confusione tra le due cose, spiegava, i promotori della presa della Bastiglia avevano finito per sostituire il vecchio dispotismo con un dispotismo nuovo e ancora più oppressivo.

 

[**Video_box_2**]Populismo plebiscitario che ha anche incontrato nella sua storia la sinistra, soprattutto con Simón Bolívar e proseguito con Hugo Chávez: con quella Costituzione delle Quinta Repubblica venezuelana che assieme ai tre classici poteri  delle democrazie liberali contempla anche due ulteriori poteri che attraverso Rousseau vengono direttamente dall’Antichità: quello Cittadino e quello Elettorale. Quest’ultimo richiama alla democrazia diretta anche attraverso la revocabilità permanente degli eletti: un principio caro anche ai grillini, e corrispondente a un’altra massima di Rousseau. “I depositari del potere esecutivo non sono i padroni del popolo, bensì i suoi funzionari; esso può nominarli o destituirli quando gli piaccia”.

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