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Le ultime parole di Shireen Abu Akleh, simbolo palestinese

Adriano Sofri

La corrispondente di al Jazeera dalla Palestina è morta colpita da un proiettile alla nuca mentre assisteva a un raid israeliano nel campo profughi di Jenin. L’ambasciatore americano ha chiesto che si faccia piena luce sulla sua morte, e il governo di Tel Aviv ha proposto una commissione mista di indagine

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Shireen Abu Akleh, 51 anni, da 25 corrispondente di al Jazeera dalla Palestina, è morta, colpita da un proiettile alla nuca mentre con tre colleghi giornalisti assisteva a un raid israeliano nel campo profughi, che ospita 15 mila persone, della cittadina di Jenin, nella Cisgiordania settentrionale. Un altro giornalista di al Jazeera, Ali al Samoudi, è stato colpito alla schiena. Hanno tutti riferito, come del resto documentano fotografie e video, di essersi trovati sul luogo con l’elmetto protettivo, il giubbotto e la pettorina con la scritta “Press”; che i colpi venivano dai militari israeliani, e in particolare da un cecchino, e che il tiro è durato anche dopo che Shereen era stata colpita. Le autorità militari israeliane, al contrario dei giornalisti, hanno sostenuto che l’episodio sia avvenuto mentre i loro soldati erano attaccati a colpi di armi da fuoco ed esplosivi

       

Ha scritto Haaretz che Shereen “era più di una giornalista: era il simbolo della Palestina”. Era diventata la voce più popolare fra i palestinesi della Cisgiordania, specialmente per la sua copertura della seconda Intifada. Aveva la doppia nazionalità, palestinese e statunitense. L’ambasciatore americano ha chiesto che si faccia piena luce sulla sua morte, e il governo israeliano ha proposto una commissione mista di indagine. Il ministro degli Esteri, Yair Lapid, ne ha commentato la “triste morte” e ricordato la necessità di proteggere i giornalisti nelle zone di conflitto. 

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Jenin è la città simbolo della resistenza palestinese dopo gli scontri violenti che nel 2002 avevano portato alla morte di almeno 52 palestinesi, comprese donne e bambini, e 23 soldati israeliani. Lo scorso 2 aprile le forze israeliane vi avevano ucciso tre palestinesi, identificati come militanti del Jihad islamico. Da Jenin venivano alcuni dei palestinesi autori degli attacchi omicidi a cittadini israeliani dell’ultimo periodo. 

     
Le ultime parole trasmesse da Shereen Abu Akleh sono state così normalmente professionali da esser destinate a lasciare un segno ancora più profondo. Sono delle 6 e 13 della mattina, all’Ufficio di Ramallah. Dicono: “Le forze di occupazione stanno assaltando Jenin e assediano una casa nel quartiere di Jabriyat. Ci sto andando, vi darò notizie non appena il quadro sarà chiaro”.

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