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Il monumento all'amicizia tra Russia e Ucraina era meglio se restava in piedi

Adriano Sofri

Bisogna mettersi nei panni degli aggrediti per capire l'abbattimento delle statue a Kyiv. Eppure non sarebbe stato male se quel retorico colosso fosse rimasto a far contrasto col paesaggio circostante di rovina e distruzione

Bisogna mettersi nei panni degli altri, specialmente quando sono stati aggrediti. Dico così perché c’è una curiosa inclinazione a mettersi piuttosto nei panni degli aggressori. Ma anche nel primo caso, conviene restare almeno un po’ nella propria camicia. Si capisce, per esempio, che il municipio e la cittadinanza di Kyiv non sopportassero più di vedere il gruppo statuario eretto nel 1982, in piena èra sovietica, all’Amicizia russo-ucraina, un operaio russo e uno ucraino, per giunta così colossale. Prima è rotolata la testa di bronzo dell’operaio russo, poi hanno dondolato, impiccati ambedue, l’operaio ucraino e il russo decollato, due pendagli da gru, due relitti da fonderia. Si capisce: ma, a rientrare nei nostri più comodi panni, non sarebbe stato male che i due lavoratori e la loro retorica amicizia fossero rimasti in piedi e interi a far contrasto col paesaggio circostante. L’Ucraina tutta, le sue macerie fumanti, è infatti uno sterminato Monumento all’Inimicizia. Come la Troade inseminata.

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