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piccola posta

Sul suicidio assistito arrivano piccoli, grotteschi sabotatori

Adriano Sofri

Così una drammatica prova di sofferenza, dignità e libertà si muta in un episodio di ottusità burocratica: l'azienda sanitaria delle Marche fa spuntare l'obiezione di coscienza nella somministrazione del farmaco 

Che cos’è, chi è l’Asur Marche? È l’Azienda sanitaria marchigiana competente per la salute, per la vita e per la morte, di Mario. Competente non sul suo diritto al suicidio medicalmente assistito, sul quale altre autorità competenti si sono definitivamente pronunciate, ma sul dettaglio merceologico, per così dire: con quale farmaco, con quale modalità di autosomministrazione. Ricavo il lessico pertinente dall’articolo di Giusi Fasano sul Corriere di ieri, che riassume la raccapricciante vicissitudine, comprese le ripetute diffide all’Azienda sanitaria da parte dell’Associazione Coscioni: roba da ufficio reclami, pratiche di Sisifo. Così una drammatica prova di sofferenza, dignità e libertà si muta in un grottesco episodio di ottusità burocratica, anonima se non per quell’assurda sigla, Asur, dietro la quale pure stanno persone con nome e cognome e doveri, se non morali, almeno contrattuali.

Un’operazione oggettiva di sabotaggio che magari gli impiegati relativi, e i loro referenti, giustificano a se stessi come un’obiezione di coscienza, quel genere di obiezione di coscienza ormai invalso per cui non si paga alcun pegno, tutto gratis. Alcuni avversari strenui e bigotti del diritto delle persone a disporre della propria vita ritengono che le persone non possano disporre della propria morte, e paradossalmente tanto meno quando si trovano in una condizione estrema e insopportabile di mutilazione e di dolore. Quando non sono in grado nemmeno di trascinarsi fino a una finestra dalla quale buttarsi giù. Gli avversari strenui e bigotti non negano solo la libertà di morire la propria morte, ma anche la libertà di vivere la propria vita. Nessuno, pensano, è padrone della propria vita. Pensano obbligatoria una fede positiva. E tolgono a tutti, non solo a Mario, la libertà di decidere di vivere.

Mario è infatti libero anche di decidere di rinviare la sua fine, cioè di continuare a vivere. Può farlo solo dal momento in cui, dopo i tribunali, anche l’anonima, grottesca Asur – nome di divinità babilonese – avrà fornito il farmaco. E come Mario, ciascuna e ciascun altro, tutte e tutti coloro che respirano l’aria, anche quelli e quelle che stanno facendo jogging nel parco. Mario sta consegnando loro la libertà di vivere.

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