L'attentato di Sarajevo in un'illustrazione di Achille Beltrame per la Domenica del Corriere (Wikimedia Commons)

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Čabrinović, attentatore fallito di Francesco Ferdinando, ispirato da Mazzini

Adriano Sofri

Ci riuscì al posto suo il maestro ventenne Gavrilo Princip. L'altro provò a suicidarsi col cianuro, fallendo anche in questo. Al processo disse: "Noi pensavamo che solo persone di carattere nobile sono capaci di commettere degli attentati"

Nedeljko Čabrinović, tipografo, fu uno degli attentatori all’arciduca Franz Ferdinand il 28 giugno del 1914. Era serbo, nato a Sarajevo nel 1895, dunque aveva 19 anni. Morì in galera a Terezín nel 1916, tisico. Lanciò la sua bomba contro la vettura dell’erede imperiale e sua moglie, l’arciduca (forse) la fece rimbalzare indietro, la bomba uccise i passeggeri della vettura seguente. Čabrinović ingoiò la sua pastiglia di cianuro e si buttò nella Miljacka. “Ho ingoiato una dose doppia, ho avuto dei dolori, ma non ha agito”. Cianuro scadente, acqua bassa, lo acchiapparono. “Vi siete fatto fotografare subito prima, perché?”. “Perché restasse un ricordo di me”.

A suo tempo lessi gli atti che riguardavano l’attentato. Uno dei catturatori dichiarò di avergli detto: “Sei serbo, vero?”, e lui: “Sì, sono un eroe serbo”. Al processo corresse: “Io non ho detto che ero un eroe. Sarei stato idiota a dirlo”. Disse: “Noi pensavamo che solo persone di carattere nobile sono capaci di commettere degli attentati”. Il maestro ventenne Gavrilo Princip, l’autore riuscito dell’attentato, “aveva intrattenuto una corrispondenza intima con la sorella di Čabrinović, Vukosava”, e morì vergine in galera.

Čabrinović, che si disse nazionalista ma socialista anarchico, riferì di aver letto “gli autori sociali più notevoli: Zola, Tolstoi, Kropotkin, e soprattutto traduzioni della letteratura russa”. Il loro ispiratore principale comunque era Mazzini. La più memorabile precisazione di Čabrinović fu questa: “Non gli ho mandato / a un teste minore / la fotografia di Leopardi, bensì quella di Carducci”.

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