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Due diari dalla pandemia del 2020

Adriano Sofri

Ironia, serietà e altre capricciose affinità nei libri di Francesco Cataluccio e Gabriele Di Luca

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La pandemia del 2020, parecchi morirono, gli altri tennero un diario. Oggi ne cito due, affiancati dalle edizioni di frontiera per le quali sono usciti: la ticinese Casagrande e la Alphabeta di Merano. Autori Francesco Cataluccio, “In occasione dell’epidemia”, e Gabriele Di Luca, “E quindi uscimmo a riveder la gente. Diario dalla Grande Reclusione”.

  

Di Luca, 1967, insegnante e traduttore, è livornese trasferito da più di vent’anni a Bolzano, dunque capace di un internazionalismo altoatesino-sudtirolese insieme più convinto e più ironico – “l’ironia è quasi sempre salvifica”. Cataluccio, 1955, fiorentino tradotto a Milano, invoca a sua volta, come per tutti i periodi bui, la difesa dell’ironia e dell’autoironia. Osservo tuttavia che Di Luca mette in epigrafe Unamuno, Leopardi, e Wittgenstein (Il mondo è tutto ciò che accade). Poi però ne farà una traduzione libera: “Su ciò di cui non si può parlare, bisogna scrivere”. Cataluccio ha in epigrafe l’Esodo (Il Signore mandò una mortalità nel popolo) e Mandel’štam. Ironia e serietà, solennità anche, infatti vanno insieme, e se no non vanno.

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Trovo altre capricciose affinità. La copertina fucsia di Cataluccio ha un disegno di Kafka, che è un frequente compagno di viaggio di Di Luca, anche quando prende, lui K., una cantonata: “Franz Kafka odiava i medici e non credeva ai vaccini. In una lettera a Max Brod scrive: ‘C’è una malattia soltanto, non di più, e la medicina insegue quest’unica malattia come un animale attraverso foreste infinite’. Un grande scrittore ha sempre ragione, anche quando ha torto”.

  

Di Luca ha un talento per le situazioni e per l’aforisma che racchiudono, a chi sappia tagliar corto. Col calendario della Clausura, ha scritto anche una sua Vita Nova, impegnata a risuscitare lui e una sua Beatrice. Cataluccio, con la sua famosa voracità autobiografica ed enciclopedica, il dentro e il fuori, fa più a meno del frammento, e bisogna estrarglielo a sua insaputa (“Soprattutto sono malvisti quelli che corrono”). “Ho cominciato a tossire spesso. Mia moglie mi guarda preoccupata… Nella notte sogno che Lei mi ha denunciato”.

  

Brano precoce di Di Luca: “Si accavallano gli inviti alla lettura rivolti dagli autori al popolo rinchiuso in quarantena. Per evitare di cadere in una disdicevole autopromozione, evitano di parlare dei propri libri. Ho visto comunque un video in cui ce n’erano due che, affiancati, consigliavano l’uno il libro dell’altro”.

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Scherzo, io sono un terzo, consiglio i libri dei due.

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