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Sciopero dei lavoratori del petrolio in Kuwait. Ma manca qualcuno

Adriano Sofri
Vedo, essendo piuttosto ignorante di questioni petroliere, che in Kuwait c’è stato uno sciopero a tempo indeterminato di migliaia di lavoratori del petrolio nel settore pubblico, durato in realtà tre giorni – è finito mercoledì.
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Vedo, essendo piuttosto ignorante di questioni petroliere, che in Kuwait c’è stato uno sciopero a tempo indeterminato di migliaia di lavoratori del petrolio nel settore pubblico, durato in realtà tre giorni – è finito mercoledì. Lo sciopero ha ridotto di quasi due terzi la produzione dell’emirato, il quarto produttore di greggio dell’Opec. I dipendenti sono circa ventimila. Il governo aveva reagito cercando lavoratori sostitutivi – crumiri, si sarebbe detto un tempo, poveretti – in Arabia Saudita, Egitto e India. Lo sciopero era stato indetto contro i tagli di salari e incentivi. Il governo ha dichiarato che non avrebbe trattato finché lo sciopero fosse in corso, il sindacato ha dichiarato di volerlo smettere autonomamente per rispetto per l’emiro.

 

Fatto sta che lo sciopero è bastato a far crescere il prezzo del petrolio fino a oltre 44 dollari, e la sua cessazione a farlo riabbassare pressoché di colpo. (Ha agito al contrario la costante riduzione della produzione di shale oil americana). Non trovo informazioni sulla partecipazione allo sciopero dei lavoratori stranieri, i “senza cittadinanza” che sono la grande maggioranza dei residenti nell’emirato. Né sui precedenti: se e quanto il fattore umano abbia inciso sull’andamento del mercato petrolifero. Ignorante come sono, dal Kuwait non me l’aspettavo.

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