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Chi è più eversivo, Renzi, Di Maio o Zagrebelsky?

Rocco Todero

Renzi che rifiuta Di Maio sarebbe eversivo, Di Maio che rifiuta Berlusconi no. Così parlò (e tacque allo stesso tempo) l’ex Giudice della Corte costituzionale

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Se avessimo affidato i nostri voti il 4 marzo ad una legge elettorale capace di tirar fuori una maggioranza parlamentare solida la sera stessa delle elezioni, oggi, a due mesi di distanza, giornali, televisioni ed opinionisti di ogni risma si starebbero occupando, nei molti giorni grigi che di solito si auto rappresentano, dello sputtanamento di qualche ministro o sottosegretario beccato nella solita intercettazione pellegrina a trescare al telefono con moglie, amante o fidanzata e, nei pochi giorni illuminati dal sole della ragione, dei provvedimenti governativi (più o meno discutibili) destinati nelle intenzioni delle forze di Governo a risollevare le sorti di questo ben strano Paese.

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Purtroppo, invece, siamo ancora costretti a sorbirci le strampalate lezioni di diritto costituzionale del prof. Gustavo Zagrebelsky che sul Fatto Quotidiano si è unito nell’opera di quanti tentano di esercitare una qualche pressione su dirigenti politici e parlamentari della Repubblica affinché si attrezzino alla composizione della compagine governativa che più aggrada allo stuolo degli interessati consigliori.

Dobbiamo, così, leggere di un ex Presidente della Corte costituzionale che giudica “eversivo” il comportamento di chi si rifiuta di formare una coalizione di governo con questa o quella forza politica; come se nella Costituzione Repubblicana fosse negata la libertà di ogni parlamentare di avere un proprio indirizzo politico e di non volerne compromettere il nucleo fondamentale con coloro che invece lo contrastano nel modo più radicale possibile.

Oppure dobbiamo sentire (sempre dallo stesso esimio giurista) che con l’adozione del sistema elettorale proporzionale gli elettori non potrebbero mandare all’opposizione nessuna forza politica, cosicché porsi spontaneamente in contrapposizione alle forze di maggioranza relativa e dire no ad eventuali alleanze di governo con questo o quel partito, rappresenterebbe, ancora una volta, un’inqualificabile violazione della logica costituzionale; come se per il Partito democratico il passaggio da circa il 30% dei voti a poco più del 18%, dopo cinque anni d’ininterrotto governo, non dovesse essere interpretato alla stessa stregua della bocciatura radicale dell’indirizzo politico e del programma amministrativo sin qui realizzato.

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Dopo 60 giorni d’inconcludente tira e molla, con l’orizzonte politico minacciato dalla formazione di un Governo che comunque rischia d’essere ragionevolmente privo d’autorevolezza, di fibra, di consenso popolare ed d’indirizzo politico definito, dobbiamo sopportare la finta autorevolezza della rampogna secondo la quale il proporzionale puro sarebbe il sistema elettorale più adatto alla cultura politica italiana; come se negli ultimi 25 anni, vigenti i sistemi elettorali maggioritari o con premio di maggioranza, si fosse mai assistito a qualcosa di lontanamente paragonabile al teatrino indecoroso delle ultime settimane.

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Nel frattempo la cultura giuridica di cui il prof. Zagrebelsky è massima espressione ha taciuto (e continua a tacere) sul comportamento eversivo di chi ha inteso più volte violare nell’ordine, l’articolo 1 della Costituzione Repubblicana ed il connesso principio della democrazia rappresentativa, l’articolo 67 della medesima Carta fondamentale ed il divieto di vincolo di mandato, l’articolo 49 ed il canone della democrazia interna ai partiti, l’articolo 54 che impone fedeltà esclusivamente nei confronti della Repubblica, l’articolo 92 che riserva al Presidente della Repubblica la nomina del Presidente del Consiglio e dei singoli Ministri, gli articoli 24 e 27 che codificano il diritto di difesa e la presunzione d’innocenza, l’articolo 117 che impone al Parlamento il rispetto dei vincoli derivanti dall’ordinamento giuridico europeo e, ancora una volta, l’articolo 1 che vieta di pigliare per i fondelli milioni di elettori.

Così come non si sono registrate catilinarie zagrebeskyane contro il capo politico del movimento cinque stelle che ha dichiarato di rifiutare anche il solo confronto con la colazione dei centro destra per possibili ed eventuali riforme istituzionali, a causa delle mera presenza di Silvio Berlusconi leader politico di circa 4.600.000 elettori.

Un silenzio, quello di Zagrabelsky e di molti altri esponenti della cultura costituzionale italiana, questo si eversivo e moralmente ripugnante oltre ogni ragionevole dubbio.

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