Pippo Inzaghi (foto LaPresse)

Parlare di Pippo Inzaghi fa bene al calcio

Maurizio Crippa

Era caduto sulla panchina bassa, ma non ha frignato per la malasorte. E, a differenza di Roberto Mancini, non è stato ad aspettare un club miliardario che lo richiamasse

Parliamo di Pippo. Pur di non parlare di Stefano e Vincenzo, pronti a far da comparse nel prossimo remake di Verdone, “C’erano due cinesi in coma”, parleremmo anche di Pippo l’amico di Topolino. Parlare di Simone è fin troppo facile, lo lasciamo ad altri. Simone che ne ha rifilati sette alla Samp, Simone che ha malmenato la Roma, Simone che sta lì in alto al quarto posto, e nessuno ci scommetteva. Simone che era meno forte sul campo e a cui ora Pippo regala complimenti da allenatore. Parliamo di Pippo Inzaghi, insomma. Che adesso si toglie un sassolino con il Cav., “quello non era un Milan che poteva vincere, non avevamo uomini per vincere, però le aspettative del presidente erano quelle di vincere, ed era impossibile”. Pippo che era caduto sulla panchina bassa. Ma è uno orgoglioso, non ha frignato per la malasorte. Non è stato ad aspettare un club miliardario che richiamasse, à la Robi Mancio. Ha preso ed è andato in Laguna, sprofondo melma. E ha preso il Venezia in Lega Pro. Un posto di lavoro in un bel posto. E ha riportato il Venezia in serie B. E ha vinto la Coppa Italia di Lega Pro. “Avevamo un grande obiettivo: tornare in serie B. Abbiamo reso tutto semplice agli occhi di tutti. Non abbiamo vinto, abbiamo stra-dominato e questo deve essere di grande orgoglio”. E adesso, a fine mese, si gioca quella strana cosa che è la Supercoppa di Lega Pro. E hai visto mai che facesse triplete? E intanto a chi gli chiede del futuro risponde: io a Venezia sto bene, ho un anno di contratto. Il lavoro è il lavoro e va fatto bene. E fare sempre gol è il suo mestiere. Giocasse pure in un campiello sbilenco. Senza lamentarsi, senza invidia manco per suo fratello. Ecco, parliamo di Pippo: fa bene al calcio.

  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"