Francesco Bianconi in 10 brani (di altri)

Francesco Corbisiero

Nel nuovo album il frontman dei Baustelle si confronta per la prima volta con un repertorio di grandi classici della musica leggera italiana: “Canto ciò che accade mentre sopravviviamo”

“Build the modern chansonnier”. Così cantava un gruppo di giovani della provincia toscana nella coda ultima del loro disco d’esordio, intitolato “Sussidiario illustrato della giovinezza”. Ingenui e volenterosi finché si vuole, ma già fiduciosi sul proprio conto e sicuri del proprio compito. Durante i vent’anni successivi i tre hanno cambiato città, hanno fatto strada sopra e sotto i palchi col nome di Baustelle, pubblicato dischi e libri, infine hanno conquistato un posto di primo piano nel panorama alternativo italiano. Nulla da togliere e nulla d’aggiungere a quel manifesto: oggi come allora, il proposito rimane lo stesso, da mantenere tutti insieme oppure ciascuno per conto proprio. Inaugurato nell’ottobre 2020 con “Forever”, il percorso solista di Francesco Bianconi, si arricchisce di un nuovo capitolo: esce oggi per Bmg in digitale e su tutte le piattaforme di streaming “Francesco Bianconi accade”.

 

   

Nell’album – che il Foglio ha ascoltato in anteprima – il frontman della band originaria di Montepulciano si confronta per la prima volta con un repertorio di grandi classici della musica leggera italiana. Il tessuto confezionato per vestire le canzoni è essenziale, ma di pregio. Pop da camera, s’intuisce dagli strumenti: pianoforte, quintetto d’archi, appena un accenno di fiati e pochi altri effetti sonori. L’operazione non può non ricordare quella con cui si misurò Franco Battiato quando, nell’ultima fase della sua esperienza artistica, decise di pubblicare “Fleurs”, rilettura in tre volumi delle canzonette preferite, italiane o straniere, della propria gioventù a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta. In questo caso un metodo preciso non è servito per la scelta. “No, non ho seguito alcuna logica o regola di concetto – ammette Bianconi –, si è trattato di un puro esercizio d’interpretazione di brani che mi riguardano per via del valore affettivo che hanno per me”.

   

 

In filigrana, però, un minimo comune denominatore tra i dieci pezzi in scaletta traspare: il trascorrere del tempo – su cui faceva perno anche il fortunato “Fantasma”, altro long playing pensato ed eseguito per orchestra, ma più solenne e meno spoglio. “Sì, anch’io ho trovato le dieci canzoni molto coerenti tra di loro, non soltanto a livello musicale”, concorda. “Per quanto riguarda l’elemento comune, tutto implicito, il materiale narrativo dei cantautori ha a che fare con tutto ciò che di normale o eccezionale succede mentre ognuno di noi sopravvive al proprio tempo”.

   

Nella tracklist brani celebri di Ornella Vanoni, Luigi Tenco, Claudio Lolli, Federico Fiumani e Mario Venuti convivono fianco a fianco con testi frutto del lavoro di scrittura per altri interpreti – Bianconi, tra l’altro, è un eccellente e riconoscibilissimo paroliere. In particolar modo per figure femminili, come dimostrano le collaborazioni con Paola Turci e Irene Grandi. “Scrivere per una cantante presuppone una difficoltà maggiore. Rappresenta una sfida affascinante per due motivi. Dal punto di vista tecnico, bisogna cercare di capire il tono della sua voce, saper utilizzare un certo registro, indovinare la melodia giusta. Dal punto di vista umano, l’aspetto più stimolante resta la capacità di uscire da sé per immedesimarsi nell’altra persona, con tutte le sue differenze”.

   

   

A proposito, nella raccolta trovano posto pure duetti sui generis, come quello con Baby K sulle note di una “Playa” irriconoscibile rispetto all’originale, trasformata da tormentone radiofonico estivo in ballata dall’intensa coloritura melò. Il featuring ha spiazzato gli ascoltatori. In più, concede il pretesto per un momento di cazzeggio grazie a un gioco preso in prestito dalle pagine di “Alta fedeltà” di Nick Hornby: insomma, qual è la top 3 dei guilty plasures di Francesco Bianconi – le canzoni che nessuno si aspetterebbe mai possano piacergli? “Vado matto per gli Abba – confessa divertito – anche se quando ero bambino erano considerati spazzatura della peggior specie. E quando con gli altri ci troviamo in tournée e ci spostiamo, tra una data e l’altra, se nello stereo del furgone suonano gli Squallor, la fatica si stempera parecchio. Per ultimo, Chiello (quello del Fsk, ndr): si chiama così, vero? Ecco, un brano qualsiasi di questi tre”.

     

  

La recente uscita discografica di Bianconi anticipa un 2022 scandito dagli appuntamenti. A inizio primavera debutterà in Francia con un Ep in compagnia della compositrice e cantante transalpina Clio. In tarda stagione, partirà un tour teatrale per l’Italia e chissà, più avanti anche all’aperto – emergenza sanitaria permettendo. Chiude i dodici mesi la pubblicazione, sempre oltralpe, del suo primo lavoro da solista. “Con il mio management ci pensavamo da tempo”, racconta. “Si tratta di una nazione dall’immaginario letterario, musicale e cinematografico così vivace e fertile. Non ho mai nascosto il fascino che esercita su di me. Per cui, perché non provare?”. 
 

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