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La musica dell’abbandono dei Thru Collected, la serenità ai tempi del caos

Stefano Pistolini

L’esperimento eclettico di un gruppo di ventenni napoletani, che mescola rap, trap, indie e vale più della somma dei singoli artisti

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I governanti si rassegnino. Eliminati concerti, club e discoteche, i ragazzi italiani continuano lo stesso ad aggregarsi, ma sovente si sono organizzati a farlo quietamente, senza dare nell’occhio. Stando comunque insieme e trovando altre strade per dar forma all’insopprimibile bisogno di esprimersi e descriversi che è fortissimo attorno a quell’età. Un esempio piuttosto sbalorditivo spunta in queste settimane dalle propaggini di Napoli, sotto forma di un collettivo chiamato Thru Collected, che raduna una dozzina di teenager e ventenni, in ordine sparso appassionati della cosa musicale contemporanea, ciascuno reinterpretandola secondo la propria vocazione, ma poi trovando appunto il modo di collettivizzarla, condividerla, aprirla ai contributi degli altri. C’era capitato di assistere a qualcosa del genere una decina d’anni fa a migliaia di chilometri da qui, quando da Los Angeles mandarono un segnale forte e sexy quelli della Odd Future, una crew che faceva dell’eterogeneità musicale e creativa il proprio segno di riconoscimento, occupandosi di musica, moda, video, poesia e sostanzialmente di stare insieme provando, proprio come dice un verso di un pezzo dei nostri Thru Collected, a “diventare ricco divertendomi”.

Ma facciamo un po’ di nomi, per cominciare: Alice, Specchiopaura, Sano, Lucky Lapolo, Altea. Ragazze e ragazzi che si muovono in aree musicali limitrofe ma non sovrapponibili, rap, trap, indie, drum’n’bass, showgaze, ma che anziché fare ciascuno la propria cosa, la separano dalla propria individualità per metterla in gioco attraverso i contributi degli altri. Il tutto con uno spirito strano, insolito, casuale e anti-glamour (e perciò sottilmente hip), improntato a una decisa autarchia, ma anche all’estrema confidenza con la tecnologia e gli strumenti dell’espressione contemporanea. 

 

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Un’idea, raccontano le foto e i video che girano, ambientata nei luoghi della loro normalità, cucine e camerette, una roulotte in mezzo alla campagna, recording studio minimali, fessure nella città invisibili agli occhi che non le sappiano cercare. Ovvio che una situazione di tale apparente casualità, per non dire caos calmo, per emergere richieda un’accurata orchestrazione e il segreto di Thru Collected è che esiste un secondo manipolo di figure che proprio di questo si occupano, ovvero produrre, confezionare, amalgamare, diffondere

Alcuni di loro dunque – Riccardo Sergio, Rainer Monaco, Gabriele Skia e altri – pilotano l’hardware di questa macchina delicata, curando le produzioni musicali, realizzando le uscite video e, si direbbe guardando da qua, anche dirigendo il complicato traffico delle idee che di certo affolla queste stanze. Adesso si direbbe sia arrivato il momento di uscire dal guscio e tastare il terreno circostante: “Discomoneta” è il titolo dell’album che, in 20 tracce diversissime tra loro per ispirazione, presenta il campionario del progetto e ne definisce, senza grida o insistenze, la visione del mondo. Ci verrebbe da chiamarla musica dell’abbandono, per come risolve in contemplazione e affetti ciò che un tempo costituiva conflitto (“siamo fuori produzione”, dice una rima). Il suono spazia da contaminazioni che ricordano suoni indie americani d’inizio millennio (Sparklehorse, Ricky Eat Acid), a anche cose nostrane di ieri (Casino Royale) e di oggi (altre storie napoletane circostanti).

Alice e Altea sono le due vocalist femminili, la prima in particolare già pronta sotto tutti gli aspetti per cercare un percorso suo, semmai la cosa la interessasse. Specchiopaura e Sano sono rapper più che degni d’attenzione, ma intanto già altri ragazzi arrivano a ingrossare la questione, l’ultimo dei quali, Flama de Verano, ha appena debuttato su YouTube con un bel video, “Cerasella (remix)”, ben realizzato in una stanza vuota dai soliti videomaker. L’impressione complessiva è piuttosto entusiasmante, seppure la natura effimera di queste storie stia là a ricordarci come convenga coglierle al volo, perché poi le cose cambiano.

E’ interessante l’atmosfera di serenità che si percepisce ascoltando questi suoni e guardando quelle immagini (nella pagina YouTube di Thru Collected c’è tutto), nelle quali regnano l’empatia, la separazione, il piccolo gruppo (adulti non ammessi) e la sensazione che questi ragazzi abbiano accettato il momento di assurdo generalizzato che stiamo vivendo senza risolverlo in disperazione, ma canalizzandolo nella cosa che conta di più a quell’età – le relazioni, deposito delle speranze e dei bisogni. Si coglie Napoli lontana, si intravedono gite in posti limitrofi ma irraggiungibili per chi non sia con loro, ci si meraviglia ascoltando versi come “Corro sul drone / la cosa che mi muove / più delle droghe / più delle persone”, che suggeriscono che saremo sempre in ritardo nel vano tentativo d’intuire ciò che davvero sentono i nuovi ragazzi. In questo quadro ci saranno pure pacifiche tracce di doposcuola, ma da un progetto così gronda tanto sentimento e intelligenza, da spingerci tranquilli al più spericolato ottimismo.

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