Episodio 2 - IL SUONO
La musica che fece scricchiolare il Muro
<p>Prima del crollo del 9 novembre del 1989 il rock aveva già superato la barriera che divideva Berlino est e Berlino ovest. Il racconto di Gianni Maroccolo, Enrico Ruggeri e Massimo Zamboni</p>
Episodio 2 - IL SUONO
Il krautrock, l'album Berlin di Lou Reed. E poi Iggy Pop e David Bowie agli Hansa studios, la prima musica elettronica, il “rumorismo” degli Einstürzende Neubauten: la Berlino di fine anni Settanta e degli Ottanta è il fulcro della Guerra Fredda ma è anche una fucina di sonorità e immaginari.
Questo è il secondo di tre episodi del nostro viaggio nella Berlino di ieri e di oggi con Gianni Maroccolo, Enrico Ruggeri e Massimo Zamboni.
Qui la prima puntata:
La potenza del suono
Nel corso dei suoi 69 anni di vita, David Robert Jones e la morte si erano trovati spesso faccia a faccia. Di sicuro si erano visti a metà degli anni '70 quando, inseguito dai suoi fantasmi e distrutto dalla droga, David aveva deciso di rifugiarsi a Berlino. Ed era stata resurrezione. Anche artistica.
Nel 2016, invece, David aveva dovuto arrendersi. Nessuna resurrezione. Ma stavolta, probabilmente, non era quello che voleva. Di certo la malattia lo aveva corroso, fiaccato. E così, eccolo cantare, in Lazarus, il desiderio di una libertà che è, finalmente, pace.
David Robert Jones, al secolo David Bowie, se n'è andato il 10 gennaio del 2016. Il giorno dopo, il ministero degli Esteri tedesco, per celebrarlo, ha twittato: “Arrivederci David Bowie. Ora sei tra gli Eroi. Grazie per averci aiutato a far cadere il muro”.
Sono stati tanti gli artisti che hanno suonato a Berlino prima del 9 novembre 1989. Per molti è stato anche grazie a loro che il Muro è crollato. Difficile tenere divisi ragazzi e ragazze che ascoltavano e volevano ascoltare la stessa musica ma che, soprattutto, avevano lo stesso desiderio di felicità.
Bowie, però, ha avuto sicuramente un ruolo speciale. E non solo perché a Berlino, la cupa Berlino della fine degli anni '70, aveva ritrovato la forza di uscire dalla spirale autodistruttiva in cui era finito. Ma perché lì aveva composto quello che, ancora oggi, è considerato l'inno di una generazione. Nel suo libro Il suono del secolo Stefano Mannucci, giornalista e conduttore di Radiofreccia e Rtl 102.5, la racconta così: “Un giorno del 1977, mentre incideva il seguito di Low, notò due persone che si baciavano, cercando di nascondersi proprio a ridosso del Muro. Uno era il suo produttore Tony Visconti, l’altra non era la moglie, ma la corista Antonia Maass. Una storia clandestina, una passione irrefrenabile, l’amore che va oltre ogni barriera. Tony pregò David di non parlarne in giro, anche se il suo matrimonio era in ogni caso agli sgoccioli. Lui, Bowie, si tenne la bocca cucita, tacque i nomi dei protagonisti, ma su quei baci scrisse una canzone: Possiamo essere eroi, per un giorno soltanto. La chitarra tormentata del leader dei King Crimson Robert Fripp e il lavoro geniale sul suono del 'non-musicista' Brian Eno fecero il resto”.
Dieci anni dopo, il 7 giugno del 1987, Bowie è ancora a Berlino ma stavolta per suonare. “Il palco per il concerto – prosegue Mannucci – è montato il più vicino possibile al Muro. Ai tecnici vengono date istruzioni per posizionare gli amplificatori in modo che il suono superi la fortificazione che divide in due la città e sia udibile anche a quanti si trovano a Est. Lo stratagemma funziona, il vento dà una mano. Moltissimi sono i giovani che si radunano dall’altra parte per ascoltare Bowie. Quando arriva il momento di Heroes David dice al microfono: 'Mandiamo i nostri auguri agli amici di là dal Muro'. I berlinesi della parte Ovest rispondono con un boato che fa tremare i vetri di Platz Der Republik. Mai, nei live del Duca Bianco, questa canzone ha assunto un significato più appropriato. C’è commozione nell’aria, anche David è scosso. Capisce che durante l’esecuzione di Heroes non c’è nulla e nessuno che possa dividere davvero Berlino. 'Sembrava una preghiera, un’implorazione che si diffondeva nell’aria', ricorderà in seguito”.
Forse, volendo identificare un momento della storia in cui il Muro ha iniziato veramente a scricchiolare, quello è il 7 giugno del 1987. Quella sera in molti provarono a superare la barriera, i vopos reagirono caricando la folla e arrestando più di 200 persone.
Negli anni successivi la musica superò il Muro. Bob Dylan e Bruce Springsteen suonarono a Berlino est. Il Boss pronunciò, davanti a oltre 300 mila persone, poche parole in tedesco: “È bello essere a Berlino est. Voglio dirvi che non sono qui a favore o contro alcun governo, sono venuto a suonare rock'n'roll per i berlinesi dell'est, nella speranza che un giorno tutte le barriere vengano abbattute”. Era il luglio del 1988, poco più di un anno dopo il suo desiderio diventava realtà.
I protagonisti
Gianni Maroccolo
Massimo Zamboni
Enrico Ruggeri