Metti la musica nello spazio e il risultato è un'incantevole meraviglia
Arte, danza e melodia. Un progetto ambizioso e radicale
Stefano Mainetti (1957) ha composto e diretto colonne sonore, musiche di scena e musica sacra o biblica di notevole livello, eseguita in Italia e in Europa. Gli è venuta un’idea e l’ha parzialmente realizzata e presentata lunedì scorso in una riunione al MAXXI, il magnifico e scalpitante museo di arte moderna e contemporanea disegnato da Zaha Hadid tra l’Auditorium di Renzo Piano e il ponte della cultura nella zona nord di Roma, a via Guido Reni, dalle parti del Flaminio, museo diretto da Giovanna Melandri.
Il processo spaziale-musicale è reversibile, e virtualmente i violoncelli ritornano al loro posto, nel cuore della croce, riprendendo la concertazione iniziale, fanno su e giù con disinvoltura e animano questa croce musicale che ha qualcosa a che vedere con i cori spezzati di San Marco, a Venezia, dove si ripete da secoli l’esperimento classico di una sorta di originaria stereofonia. La dimensione virtuale, con metodi complessi di allestimento, può diventare materiale e diretta, per spettatori dentro uno spazio fisico-sonoro percepibile. Il progetto è ambizioso, proprio per la sua radicale vocazione tecnologica e per la sua definizione non solo teorica, e ha bisogno di nuovi contributi per progredire e diventare performance non solo virtuale. L’occasione è stata considerata ghiotta da un folto pubblico, e commentata con cura e misura dal musicologo Ernesto Assante, da Michele Dall’Ongaro, presidente dell’Accademia di Santa Cecilia, da Claudio Strinati, critico e storico d’arte e musicologo, e da Monique Veauté, presidente della Fondazione Romacultura.
Al rendering hanno contribuito due splendidi danzatori, il maestro Luca Pincini al violoncello, e una troupe tecnologicamente esperta di operatori. Serata notevole e di grande successo.