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Il foglio moda

La pelle sostenibile esiste. Quella vegana no (o, perlomeno, non va chiamata pelle)

Quali sono stati i molti tentativi di azzerare l’impatto ambientale delle lavorazioni con nuove conce? Come sono riuscite le concerie a essere sostenibili? Se ne parlerà nel terzo incontro del ciclo “Sulla nostra Pelle. Dialoghi sulla Bellezza”

La realtà, le ipocrisie lessicali, i non detti dell’industria degli accessori di moda eco-friendly, ma anche i molti tentativi di azzerare l’impatto ambientale delle lavorazioni con nuove conce, sono il tema del III Incontro del ciclo “Sulla nostra Pelle. Dialoghi sulla Bellezza”, organizzato proprio oggi, Giornata della Terra, dal Master in Fashion Studies dell’Università La Sapienza con il sostegno di UNIC, l’Associazione delle concerie italiane, e la collaborazione del quotidiano Il Foglio.  L’incontro si terrà dalle 16 alle 17.30 in diretta dallo Spazio UNIC di via Brisa, a Milano (qui il link per seguire l'evento).

 

“Ci stiamo impegnando per fare di Borbonese un modello di economia circolare, grazie al coinvolgimento di eccellenze del territorio nazionale”, anticipa al Foglio Alessandro Pescara, ceo di Borbonese e ospite dell’incontro, che dopo aver sostenuto a Torino il primo Green Retail Park, ha sviluppato una linea di borse realizzate con i pellami del consorzio sostenibile La Granda e della concia all’alluminio dell’azienda vicentina LABA. Ma oltre alla produzione, l’informazione e la comunicazione giocano un ruolo fondamentale in questo processo, come spiega Giusy Bettoni, fondatrice dell’ecohub C.L.a.s.s. - Creativity Lifestyle and Sustainable Energy, specializzato nella comunicazione e l’educazione ai tessuti e i materiali della moda sostenibile.

 

 

Che cosa significa davvero sostenibilità, quel tardo derivato del latino ”sub tenere”, cioè proteggere, reggere, difendere? Delle associazioni e dei campi semantici complessi che la parola evoca parla Fabiana Giacomotti, docente del corso e curatrice de “Il Foglio della Moda”, di cui i “Dialoghi” sono a loro volta uno spin off. Gli incontri intendono esplorare la natura trasversale del made in Italy e della manifattura italiana, dei suoi uomini e delle sue straordinarie capacità di accorpare, mescolare, sovrapporre arte, artigianato, cultura e imprenditoria. Dallo scorso 25 marzo, sono stati oggetto di discussione l’arte e l’uso del colore e l’eredità culturale della bellezza della manifattura italiana, ponendo particolare attenzione alla pelle e alla sua lavorazione come ispirazione e modello. Nei prossimi due incontri, che si terranno rispettivamente il 6 e il 20 maggio, verrà indagato il tema dei materiali per il grande cinema e per il design.  Introdurranno l’incontro Fulvia Bacchi, direttore generale di UNIC, e la coordinatrice del corso di Laurea Magistrale/Master in Fashion Studies, professoressa Romana Andò.

 

L'intervento di Alessandro Pescara

 

L'intervento di Giusy Bettoni