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Come è bello il monopattino se lo guidate con intelligenza. Ma Milano ne è invasa

Roberto Perrone

Sono 7.600 noleggi giornalieri con 10 minuti medi di utilizzo. Fate attenzione se non ne avete mai guidato uno prima, anche qui è pieno di scemi che stanno al telefono o chattano 

Il primo commento, quando ho incrociato un tale su un monopattino elettrico che sfrecciava per le vie di Milano, è stato: “Ma guarda sto pirla”. Dopo che il santone Mourinho sdoganò l’espressione nella sua prima conferenza da allenatore dell’Inter, il termine è diventato di uso comune - c’è anche una sentenza della Cassazione che lo derubrica da insulto - anche se nasconde sempre un forte giudizio negativo. 

 

Io veramente ho usato un’espressione meno elegante, nei confronti del tale. La comparsa dei monopattini è stata improvvisa nella metropoli, come quella dei funghi porcini in Val di Taro dopo il caldo e la pioggia.

 

Leggo che siamo a 7.600 noleggi di monopattini elettrici al giorno, per 1,4 chilometri medi e 10 minuti medi di utilizzo. Sulla prima cifra non ci sono, sulla seconda quasi. Nei miei due giri milanesi  in monopattino ho percorso una volta 6,5 km e una 3, cioè  il quadruplo e il doppio. Però sono l’eccezione, perché ho usato il monopattino per divertimento, almeno nelle mie due scorribande, mentre in generale chi lo prende lo fa per guadagnare tempo, per raggiungere un mezzo pubblico o un luogo dove l’auto non può arrivare. Per questo aumenta la velocità, mentre io tengo un’andatura da diporto e vado al massimo a 2.8 chilometri orari; gli altri fino a 6 e il tempo di utilizzo diminuisce.

 

Da questo punto di vista c’è il risparmio, perché se lo usi come me per andare fare la spesa al mercato e quindi perdi tempo durante gli acquisti, il tassametro sale. Si parla di 6.500 mezzi a noleggio su tutto il territorio comunale. Sono tantissimi.

 

E posso testimoniarlo dai miei due viaggi: i miei monopattini stavano, in entrambi i casi, davanti a casa mia.  E non sto in centrissimo. 

 

Stiamo parlando del monopattino elettrico in sharing, ovviamente, perché se volete un monopattino a  spinta, non so cosa state leggendo a fare questo articolo. Ad acquistarlo, un monopattino elettrico di buon livello costa sui 500/600 euro, ce n’è anche uno col trolley incorporato che quando (e se) torneremo alla normalità, può risultare fantastico se te lo accettano come bagaglio a mano in aereo.

 

Il monopattino funziona come tutti gli altri servizi in sharing, auto, moto, biciclette. Ti chiedono di posteggiarlo bene, “in un luogo apposito”, tipo accanto alla BikeMi del Comune, ma in realtà, a parte il sottoscritto, molto ligio, non lo fa quasi nessuno.

 

Procediamo con ordine. Innanzitutto già due testate giornalistiche mi hanno chiesto di provarlo. Secondo me inseguivano la notizia bomba: il nostro inviato in monopattino si è schiantato contro qualcosa o qualcuno. Un po’ come quelli che guardano, dei gran premi di Formula 1,  solo la partenza sperando nel big crash.

 

Mi è ritornato alla memoria un servizio per il Corriere della Sera una ventina d’anni fa. C’era una piscina milanese dove tutto, secondo le proteste popolari, andava a pezzi e una persona si era fatta male perché la scaletta era venuta via. “Perché non vai e fai un bel servizio con la tua penna brillante?”. Penna brillante? Volevano dire “stazza brillante“e farmi fare la prova scaletta. Se reggeva il sottoscritto, allora il Comune aveva rimesso le cose a posto. Resse, infatti sono qui a raccontarlo.

 

Allora, ho cercato il noleggio più vicino alle mie esigenze. A Milano sono otto. Più o meno la spesa è la stessa, 1 euro di attivazione e 15 centesimi al minuto. Ho scelto Wind perché è giallo e mi pareva il più visibile. E ha un raggio più ampio. Helbiz, per dire, non può superare la cerchia della circonvallazione del filobus. La prima volta che ci sono salito sopra ho avuto delle difficoltà, naturalmente. Ti devi dare una spinta, così il motorino si avvia e puoi accelerare. Ma se non sei mai salito su un monopattino in vita tua, allora può essere un problema. M’è scappato. Così sono andato nel parcheggio condominiale a fare due o tre giri di prova.

 

La seconda volta, invece, sono filato via come il re del vento. Premessa. Una volta scaricata l’App, l’aggeggio si sblocca puntando la fotocamera sul codice a barre. La App, a quel punto,  ti dà dei suggerimenti. Il più importante riguarda il casco. Non c’è obbligo, ma aiuta. Io ce l’ho, grazie a mia moglie che ha schifato un regalo di compleanno, un casco da bici. E’ un po’ da sciura però serve alla bisogna. Certo che passare da quello che dice “ma guarda sto pirla” a quello a cui il “pirla” è indirizzato è una strana sensazione. La seconda volta ho visto l’espressione sarcastica di due giovinastri che mi hanno sorpassato in auto. 
Però, che bella sensazione. Estrema libertà, vento ottobrino che ti scivola addosso, comodità, pavé a parte. Se rompe i maroni in auto, in monopattino è un supplizio pericoloso. A parte questo, arrivi dappertutto, no costrizioni, no obblighi. Gli scemi, però, sono su ogni mezzo di trasporto: anche qua incroci quello che telefona e, addirittura, quello che chatta.

 

Io mi sono divertito, superando le mie paure. E’ una botta di giovinezza, anzi di più, perché un monopattino non ce l’ho mai avuto. Controindicazioni. Mi mancano le frecce ma soprattutto gli specchietti: non sapere chi ho alle spalle è ansiogeno. Poi, se siete contro il Grande Fratello, occhio che il viaggio è documentato. Se dite a vostra moglie che andate in farmacia e invece fate gli indiani, non usate il monopattino: il percorso viene monitorato passo, passo. Comunque, vanno via come il risotto alla milanese. Il primo l’ho lasciato davanti a casa e sono andato in farmacia (veramente). Neanche un quarto d’ora e al rientro non c’era già più.

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