Le statue d'acqua

Nicoletta Tiliacos

Fleur Jaeggy
Adelphi, 110 pp., 15 euro

    A trentacinque anni dalla sua prima pubblicazione, torna in libreria uno dei libri più misteriosi e stilisticamente inconfondibili di Fleur Jaeggy, concepito come una sequenza di quadri separati da spazi bianchi, isole di parole in uno spazio fluido, muto solo in apparenza. Ogni quadro, pur collaborando al mosaico finale, è una sciarada compiuta in se stessa, che non cerca di essere risolta ma contemplata e ascoltata, come si fa con il rumore del mare che incombe anche quando rimane nascosto alla vista. L’acqua richiamata nel titolo è l’elemento dominatore, potente e indifferente alle sorti umane. Non resta che prendere atto della sua malevolenza (c’è qui un’eco di Conrad, scrittore assai amato dall’autrice, e del suo assertivo: “Il mare odia l’uomo”), sviluppando branchie emotive che impediscano di respirare dolore e gioia. Il primo protagonista, Beeklam, vive autorecluso in un sotterraneo di Amsterdam, città assediata dal mare, perso tra le sfuggenti “statue d’acqua” che va collezionando. Beeklam è un bambino (o forse un vecchio convinto di essere un bambino) che vuole “vivere da annegato”. Abbandona la casa paterna subito dopo la morte della madre e divide la sua solitudine con un servitore, Victor, a sua volta esperto nell’arte di rinunciare a ogni desiderio. Il doppio di Beeklam si chiama Katrin, anch’essa bambina-vecchia. Il suo servitore, Lampe, un tempo aveva conosciuto e servito Reginald, il padre di Beeklam, il vedovo che alla morte della moglie aveva disfatto con le proprie mani il ricamo a piccolo punto da lei lasciato incompiuto sul telaio, “finché la garza traforata offrì il suo colore naturale: neve fradicia”. Entrambi, Beeklam e Katrin, condividono l’affermazione di un personaggio di Balzac: “L’acqua è un corpo bruciato”. Nulla è innocente, tutto porta su di sé il segno della decomposizione. Le due coppie composte dai vecchi bambini e dai loro servitori (e quella formata dalle due austere Rosalind e Magdalena) si incontrano in virtù dell’attrazione che fa confluire tutte le acque verso il mare. Puro movimento materiale, senza aspettative: dove si è rinunciato al dolore non può esservi nemmeno beatitudine. Al primo apparire di questo libro, il critico Alfredo Giuliani scrisse che “se non è possibile descrivere che cosa accade, si può tentare di dire dove accade la bellezza del racconto… la nostra attesa di realtà, di avventura e sorpresa, è regolarmente tradita, eppure siamo continuamente accecati da lampi di muta rivelazione”.

     

    LE STATUE D'ACQUA
    Fleur Jaeggy
     Adelphi, 110 pp., 15 euro