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Lettere

Donzelli e quei falsi sillogismi sull'ergastolo ostativo e il 41-bis

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - “Il pacifismo ha un grande vantaggio: che il pacifista non deve studiare nessun problema internazionale nei suoi elementi spesso terribilmente complessi. E’ sufficiente per lui coltivare nella testa e nel cuore una sola idea e un solo sentimento: l’opposizione alla guerra. Egli ha fatto voto di non capire niente, e per mantenere il suo voto non ha bisogno di affaticarsi il cervello” (Gaetano Salvemini, “Lezioni di Harvard”, 1943).
Michele Magno

“La pace continua a gridare la sua urgenza. Una pace giusta, fondata sul rispetto del diritto internazionale e sulla libertà e la libera determinazione del popolo ucraino”. La differenza tra i pacifisti che vivono sulla Luna e i pacifisti che vivono sulla Terra è tutta in quell’aggettivo: giusta. Una pace giusta è il contrario della resa. Una pace purchessia è il sinonimo della resa. Le parole tra virgolette sono quelle di Sergio Mattarella (4 novembre 2022) e come forse direbbe Gaetano Salvemini il presidente della Repubblica, al contrario dei pacifisti che vivono sulla Luna, ha invitato gli italiani a riflettere  sugli aggettivi anche a costo di farci affaticare il cervello. 

  


 

Al direttore - La questione di Cospito, caro Cerasa, mi sembra molto semplice. Lo stato può permettersi o no, oggi, di togliere il 41-bis a Cospito, anche qualora questo dovesse essere giuridicamente corretto?
Lucia Carboni

Sono preoccupato dall’idea che l’opinione pubblica possa abituarsi a un sillogismo pericoloso. Anzi, un doppio sillogismo. Primo: se sei un criminale pericoloso non puoi che essere trattato dallo stato con la massima durezza e se sei un criminale pericoloso meriti di vivere in un regime da 41-bis. Secondo sillogismo: se lo stato vuole mostrare davvero fermezza nei confronti della criminalità non può arretrare di un millimetro sul tema del carcere duro e più i criminali si ribelleranno al carcere duro più essere indulgenti sul carcere duro significherà essere indulgenti con i criminali. Entrambi i sillogismi, purtroppo, possono apparire come privi di criticità. Ma il problema è proprio qui. E’ nello slittamento progressivo del nostro stato di diritto verso una deriva securitaria. Una deriva securitaria in base alla quale per andare al 41-bis è sufficiente essere dei criminali pericolosi e non è necessario dimostrare, come prevede l’articolo 41-bis della legge sull’ordinamento penitenziario, “la necessità di prevenire contatti con l’organizzazione criminale di appartenenza o di attuale riferimento, contrasti con elementi di organizzazioni contrapposte, interazione con altri detenuti o internati appartenenti alla medesima organizzazione ovvero ad altre ad essa alleate”. Una deriva securitaria in base alla quale verificare l’esistenza o meno di un qualche abuso nell’applicazione di una legge significa voler smantellare una legge. E una deriva securitaria in base alla quale, come ha plasticamente dimostrato ieri alla Camera l’onorevole Donzelli, criticare gli abusi del 41 bis significa essere amici dei terroristi e criticare l’uso dell’ergastolo ostativo significa essere amici dei mafiosi. Alimentando una teoria pericolosa in base alla quale le garanzie per chi si trova in carcere sono un elemento accessorio del nostro stato di diritto.


 

Al direttore - Nel mio pezzo di ieri dal Danubio ucraino ho scritto che Achille è stato ucciso dal “pavido Ettore”. Ennesima dimostrazione di quanto sia rimbambito. Sono stato per Ettore, come Foscolo, per tutta una lunga vita, e ora la lunga vita si vendica di me. Dopo un lapsus così, mi sono tolto il saluto.
Adriano Sofri

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