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Vergognarsi di una politica che ha creato disastri come Malagrotta

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - In una Rai immobile, come giustamente scrive il Foglio quando parla dell’ad Carlo Fuortes, una notizia interessante. Leggo dai giornali  di giovedì che tre conduttori del Tg1, Francesco Giorgino, Emma D’Aquino e Laura Chimenti, sono stati rimossi dalla conduzione delle 20 e retrocessi alla guida dell’edizione delle 13.30. La ragione? Tutti e tre si sarebbero rifiutati di condurre, con una periodicità non drammatica, la nuova rassegna stampa del Tg1 alle 6.30. Posso dire? Ben fatto.
Luca Carrisi

 

L’irresoluzione, come diceva Giacomo Leopardi, è peggio della disperazione: ben fatto. 

 


 

Al direttore - Vivo a pochi chilometri da Malagrotta, a Roma, e ieri ho sentito per tutto il giorno una puzza particolare. Non solo quella dei rifiuti andati a fuoco, ma anche quella della politica irresponsabile che non ha creato le condizioni per evitare il disastro ennesimo con cui dobbiamo fare i conti noi romani.
Marco Marroni

 

Non sappiamo come è nato l’incendio a Malagrotta, ma sappiamo con chiarezza che una politica che nel corso degli anni  si è rifiutata di fare investimenti sugli impianti per il riciclo e che ha rimandato nel corso degli anni decisioni ovvie come quelle adottate oggi dal sindaco di Roma sul termovalorizzatore è una politica che ha fatto di tutto per aumentare le dimensioni delle discariche (e anche degli impianti di separazione come quelli andati a fuoco mercoledì). E aumentare queste dimensioni è il modo migliore per ritrovarsi disastri come quelli di Malagrotta. Riflettere. E vergognarsi un po’. 

 


 

Al direttore - Ho letto l’articolo del Foglio a firma Simone Canettieri su “I parlamentari della Lega che fanno flop di preferenze” con richiamo anche nella prima pagina. Ho visto che anche il mio nome è stato incluso in quell’articolo nonostante a Parma io abbia preso 292 preferenze, più di quasi tutti gli assessori uscenti della giunta Pizzarotti che sostengono il loro collega ora candidato sindaco e che ha preso il 44 per cento dei voti al primo turno. Leggo anche che, secondo la ricostruzione del vostro giornale, io non entro in Consiglio comunale: ciò è assolutamente falso, perché il mio seggio in Consiglio comunale è certo anche in caso di sconfitta del candidato di centrodestra al ballottaggio, mentre qualora il candidato sostenuto dalla Lega vincesse, arriverebbero in Consiglio comunale ben quattro leghisti, tra cui il senatore Maurizio Campari.
Laura Cavandoli

 

Risponde Simone Canettieri. Ci scusiamo con l’onorevole Cavandoli: nel sontuoso 4,14 per cento rimediato dalla Lega alle comunali di Parma spiccano senza dubbio i suoi quasi 300 voti che la proiettano in Consiglio comunale. Il risultato del Carroccio si commenta da solo, ma la precisione prima di tutto. 

 


 

Al direttore - Mi sono sembrate eccessivamente severe, sia nei toni sia nei contenuti, le osservazioni critiche di Tommaso Nannicini (il Foglio del 10 giugno scorso) al colloquio svolto il 4 giugno tra il  direttore Claudio Cerasa e Luca Cordero di Montezemolo, sui problemi del lavoro. Nannicini se la prende con quelle che chiama le tesi “divaniste” del mercato del lavoro italiano. Anch’io non credo (come del resto lo stesso Montezemolo) che sia il Reddito di cittadinanza (Rdc) il principale motivo del lavoro rifiutato, ma che l’ex presidente della Confindustria abbia colto il nodo cruciale del “paradosso lavoro’’ quando ha invitato tutti i responsabili a compiere un’operazione verità non solo di natura economica, ma anche sociale per quanto riguarda il lavoro che c’è, e che nessuno vuole. Innanzi tutto, perché viene rifiutato troppo di quel lavoro che c’è? Si dice perché le retribuzioni sono troppo basse.

Occorrerebbe in proposito ricordare che i lavoratori italiani sono coperti in misura maggiore dell’80 per cento dalla contrattazione collettiva, protagonisti della quale sono anche i sindacati. La relazione della commissione ministeriale presieduta da Chiara Saraceno  ha poi colto la questione cruciale del fallimento del Rdc: “I beneficiari di Rdc, anche quando teoricamente ‘occupabili’, spesso non hanno una esperienza recente di lavoro e hanno qualifiche molto basse. Inoltre, i settori in cui potrebbero trovare un’occupazione – edilizia, turismo, ristorazione, logistica – sono spesso caratterizzati da una forte stagionalità. I criteri attualmente utilizzati per definire congrua, e quindi non rifiutabile, un’offerta di lavoro non tengono conto adeguatamente di questi aspetti’’ mentre sarebbe prioritario favorire la costruzione di un’esperienza lavorativa. Più chiaro di così.
Giuliano Cazzola