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Non servono giovani al governo, ma il coraggio di rappresentarli

Le lettere al direttore del 13 febbraio 2021

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Al direttore - Vanno in miglioramento, peccato che la legislatura sia solo 5 anni.
Giuseppe De Filippi

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Al direttore - Vanno in miglioramento, peccato che la legislatura sia solo 5 anni.
Giuseppe De Filippi

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Al direttore - Vorremmo condividere con Lei e i suoi lettori una considerazione trasversale rispetto al dibattito sul disegno del futuro del nostro paese. Negli incontri di consultazione che il presidente del Consiglio incaricato ha avviato con le parti sociali era evidente che le nuove generazioni non fossero né presenti né rappresentate. Senza ricorrere ai soliti slogan come “rottamazione”, a cui non crediamo, o sul fatto che giovane sia sinonimo di meglio (anzi!), vorremmo provare però a definire razionalmente dove sta il problema. I più giovani (anche se solo in Italia si dà ancora del giovane a un quarantacinquenne) hanno maggiore voglia di sperimentare, leggono meglio le logiche dell’innovazione e sanno interpretare in maniera più semplice quelli che sono i cambiamenti in atto. Sono più coraggiosi e avvezzi al rischio, perché la loro carriera o il loro futuro è ancora un libro da scrivere. Hanno forse un po’ di sana incoscienza nel prendere decisioni più drastiche, ma hanno anche quella forza di spirito per risollevarsi rispetto a evidenti errori. Non serve ripetere quanto il mondo stia cambiando velocemente e quanto le nuove tecnologie stanno diventando il motore di questo cambiamento. Soprattutto nell’economia di oggi, dove si sta scrivendo un nuovo modello economico, basato su piccola imprenditoria ad alta innovazione (startup) e grandi rivoluzioni tecnologiche, c’è bisogno che tra i decision maker ci siano persone che conoscono le dinamiche di questo nuovo modello economico e sociale. Non possiamo perdere troppo tempo a spiegare ai decisori l’importanza e le logiche di questo mondo che cambia; bisogna, con slancio, accelerare e rischiare. Qui non si parla di rottamazione, ma di collaborazione. Si intende un patto intergenerazionale vero, che posizioni i più giovani in ruoli decisionali, affiancati da persone di maggiore esperienza. Come si è detto più volte, il Recovery non propone un nuovo disegno davvero innovativo, ma in molti passaggi richiama altri modelli esistenti (senza poi avere davvero una chiarezza e coerenza di missione). E’ innegabile che manchi una componente di spinta creativa, che sappia affrontare con coraggio la modernità. Giustamente diamo molta importanza alla diversity, al bilanciamento tra uomini e donne nei luoghi decisionali; forse bisognerebbe affiancare anche un bilanciamento di età.

 

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Pensare alle nuove generazioni significa pensare al futuro del nostro paese, dando soprattutto a loro la responsabilità di costruirlo. Ricordiamo l’esempio del presidente Biden (sicuramente non un giovanissimo) che ha composto il suo staff della comunicazione di un portavoce di 42 anni, di un direttore di 38 anni e un vice di 34 anni. L’augurio è che il presidente Draghi, intorno alla sua indiscutibile autorevolezza, si circondi non solo di coetanei colleghi di indubbia esperienza, ma anche di nuove talentuose leve che possano essere promotori creativi di nuove idee.
Davide Dattoli 
Lorenzo Maternini

 

Capisco il punto, ma la questione mi sembra un’altra. Ovverosia: non se Mario Draghi sarà in grado di mettere attorno a sé una nuova generazione ma se sarà in grado di rappresentare la generazione che voi descrivete. E per farlo, non serve guardare alla carta d’identità ma serve guardare ai contenuti. E avere un presidente del Consiglio che considera una priorità la scuola, che considera una priorità l’attenzione al debito pubblico, che considera una priorità la trasformazione del lavoro, che considera una priorità la fine della stagione dei sussidi a pioggia e che considera il privare i giovani del futuro come una delle forme più gravi di diseguaglianza mi sembra già una premessa incoraggiante. Non serve avere necessariamente una nuova generazione al governo. Serve avere finalmente il coraggio di rappresentarla.
 

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