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I vaccini e l’estremismo anticasta simbolo della società degli incompetenti

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Al direttore - Da fogliante della prima ora, e trovandomi a girovagare per l’Umbria, segnalo a Lei e ai suoi lettori che a Orvieto, nel centralissimo corso Cavour, c’è un bar che fa un caffè delizioso. Al bancone dei giornali i baristi tutte le mattine mettono a disposizione il nostro Fogliuzzo, i cui numeri vecchi vengono usati per tappezzare le pareti della sala da tè. Un cordiale saluto.

Gianluigi Maino, vicesindaco di Carugate

 

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Li adoriamo. Grazie.

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Al direttore – Pur consapevole di esprimere un parere nettamente controcorrente, quello che sto per dire vuole essere pur sempre un atto intellettuale d’amore, nel rispetto delle regole della civiltà della conversazione, del confronto e della disputa. Dunque, ecco il punto: non mi ha convinto, mi ha lasciato perplesso, diciamo pure che non mi è piaciuto il messaggio scaturito dal raduno dei Bergoglio-boy al Circo Massimo, a Roma, sabato scorso, alla presenza del Papa. Tutto giocato sul contrasto giovani (virtuosi) versus adulti (viziosi), sogno versus realtà, sentimento versus argomentazione, coraggio giovanile versus attendismo adulto, amore e testimonianza versus dottrina, il raduno ha finito per esprimere un rapporto con la realtà storica semplicistico piuttosto che semplice; riduttivo, schematico e immediato piuttosto che meditativo. “Un giovane che non sogna è anestetizzato” – ha detto il Papa. “Non abbiamo di chi fidarci, i giornali, la politica, i corpi intermedi non parlano più alla nostra generazione” – così interpreta una giovane ragazza le parole del Pontefice. In tal senso, lo stesso generico invito del Papa rivolto ai ragazzi ad affrontare la realtà con ottimismo si riduce soltanto a disposizione volontaristica, priva del rigoroso, paziente, prolungato e noioso sforzo del conoscere, del mediare, dell’inter-essere tra se stessi e gli adulti, le istituzioni ed i corpi intermedi della democrazia e della civiltà liberale. Non ci si può poi stupire, ahimè, se molti giovani finiscano per essere attratti da sogni populisti ed estremisti che si disvelino nel tempo essere in verità degli incubi.

Alberto Bianchi

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Al direttore - Caro Cerasa, riprendendo il tema a Lei caro della competenza, dagli anni 80 in poi abbiamo visto ministri della Repubblica e presidenti del Consiglio dei Ministri, incapaci, inidonei alle cariche che ricoprivano; questa inidoneità è stata considerata irrilevante e non ha impedito il prolungarsi della loro presenza al governo, pur nella drammatica evidenza degli insuccessi.

Per lungo tempo la politica fiscale ed economica dei governi è stata caratterizzata da una continua rincorsa elettorale del facile consenso e non dall’idea di interesse generale per il paese. Il nostro stato per anni è stato come una vettura guidata da un conducente spericolato, lungo una strada piena di dossi e tremendamente accidentata. Forse il cambiamento che dovremmo augurarci per la nostra amata Italia, è che finalmente la competenza sia l’unico canone di scelta di chi dovrà occuparsi della cosa pubblica.

Andrea Zirilli

 

Il caso dei vaccini purtroppo dimostra questo: nell’èra del regime populista la non-competenza è diventata una virtù, la competenza è diventata sinonimo di casta, la verità alternativa è diventata più simile a una forma di verità possibile piuttosto che a una bugia assoluta. L’estremismo anticasta non è solo sbagliato, è pericoloso.

 


 

Al direttore - Musica per tutte le orecchie non ancora assuefatte alla dittatura del politicamente corretto in salsa omosessualista, l’intervista rilasciata ieri al Foglio dal ministro della Famiglia Fontana. Soprattutto la parte sulle tematiche che dovrebbero stare a cuore non solo ai cattolici ma a tutte le persone di buon senso. Dal sostegno alla benemerita iniziativa del ministro Salvini (altro che Truce, qua ci stava tutta una standing ovation a reti unificate) per cancellare quel sofisma contronatura orwellianamente algido e burocratico che va sotto il nome di “genitore 1” e “genitore 2”, alle misure annunciate per combattere l’obbrobrio dell’utero in affitto – giustamente bollato come scelta che risponde solo a un “desiderio egoistico degli adulti”, con l’aggiunta che è doppiamente odiosa perché appannaggio dei soliti ricchi in cerca di trastulli – alle iniziative per sostenere la natalità e le famiglie, c’è solo da augurarsi – ripeto: da cittadini dotati di buon senso prima che da cattolici – che il ministro Fontana venga messo nelle condizioni di poter attuare quanto ha in programma di fare. Perché poi, lo sappiamo, ci sono i governi dello sfascio a chiacchiere e quelli che invece sono stati governo dello sfascio, nella fattispecie sfasciando la famiglia, con i fatti. Per esempio gli ultimi governi che hanno preceduto quello attuale. E allora ben venga, dopo decenni di fallimentari politiche e di misure legislative eterodirette e ossequiose del mainstream omosessualista, chi parla della famiglia sulla base dell’unico principio che conti, quello di realtà, chiamando le cose per nome, e si preoccupa di dare un futuro a questo paese che altrimenti, se non si inverte la rotta della natalità, non andrà molto lontano. Chapeau.

Luca Del Pozzo

 


 

Al direttore - Con riferimento al Suo articolo pubblicato il 14 agosto, segnaliamo che nella relazione all’Assemblea annuale dell’Abi, svoltasi il 10 luglio scorso, è stato esposto un concetto che in questi anni è stato più volte espresso, sia in precedenti relazioni dal 2013 sia nel volume del presidente Patuelli “Nuova Europa o Neonazionalismo” pubblicato nel 2015 (editore Rubbettino). Una maggiore partecipazione dell’Italia alle decisioni dell’Unione europea, anche con un portafoglio economico nella prossima Commissione europea, deve rafforzare l’Ue ed evitare rischi di neonazionalismi o di prospettive sudamericane.

Gianfranco Torriero, vicedirettore generale Abi

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