Voti e vuoti
Nell’urna come dall’analista: ci passano in testa una serie di idiozie. Ma se lo schifoso sei tu?
Il vero, meravigliosamente falso
Ho votato il sacco, diceva uno che poi era un altro e un altro ancora, ho votato il sacco e ne sono infelice anzi felice chissà. Ma che mi frega, ma vaffanculo, ma è questo il modo di parlare con queste parolacce, è il modo di pensare? Con quale coraggio si va alle lezioni che si chiamano elezioni poi selezioni e tutto il resto se si ha la forza di dire quelle sciocchezze che mai si vorrebbe dire e invece si dicono, sopra e sotto. Quel sopra poi, caro Professore… Chi è sopra e chi è sotto non è darlo a sapere, noi voteremo in meno a secondo quel che un sapere più profondo ci illuminerà nel momento giusto, quando si andrà a infilare la vergogna nella bellezza di un creato che non è esattamente quello che è stato fatto ma piuttosto connesso direi, in quel senso che insomma si potrebbe anche votare vuotando la fine delle nostre ultime sensazioni di ripercussioni sociali. Ah non ne posso più non ne posso più, il tempo non scade mai, la vita è fantasticamente assurda nel senso che si fa leggera come quella principessa che ieri mostrava i piedi neri, che io debba non andare o anche andare al voto al vuoto di me a buttarlo nel nulla ecco mi sembra tremendo e per questo scrivo queste cose, qualcosa di assoluto e di irreversibile, io non sono una bestia da massacrare sono peggio, sono una bestia che ha massacrato e vorrebbe ancora farlo, ogni giorno, ogni ora, sono la peggiore degli esseri viventi e morti, vorrei che tutti lo capissero, soprattutto i capi del voto, i capi voto, io non sono come loro, io sono come tutti, e questo fa di me quel che è una bestia assassina, totalmente vuota che ha una profonda voglia di non so che e farebbe il malefico bene di tutti e adesso vi scongiuro di andare in chiesa che solo se votati lì qualcosa viene fuori. Buon Dio mandaci tutti all’inferno, lì dove solamente Tu davvero regni e Satana Ti ascolta come nei vecchi tempi, io sono qui, io ti ascolto, io non sono che sterco vuoto e voto. Amen”.
Dimenticando, come sempre, di salutarmi, l’anziano giovanotto sovrappensiero esce dalla porta, per poi, un’ora dopo, tornare a scusarsi. Naturalmente il non salutarmi è al fine di scusarsi poi in ogni modo, e non la smette mai; credo che mi odi. Se costui sapesse quanto lo odio io, sicuramente mi odierebbe un po’ meno. Scherzo uè, che credete?