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Le Pen vuole uscire dall'euro. Ma prima aspetta le elezioni italiane

Redazione

La rassegna della stampa internazionale sui principali fatti che riguardano da vicino il nostro paese. Oggi articoli di Financial Times, Le Parisien, Guardian, Le Figaro, El Pais

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Francia, per l'uscita dall'euro Marine Le Pen aspetterà le elezioni in Germania ed Italia

La leader del Front national (Fn), Marine Le Pen, ora dice di voler attendere i risultati delle elezioni in Germania ed in Italia prima di "negoziare un ritorno ad una moneta nazionale": in caso di una sua vittoria alle elezioni presidenziali francesi, in Francia "si terrà un referendum (sull'euro) entro sei mesi, più o meno", ha detto la Le Pen; spiegando tuttavia che comunque i negoziati (per l'uscita dall'euro) sarebbero in calendario solo dopo le elezioni tedesche e quelle italiane, allo scopo di sapere con quale tipo di governi dovremo trattare". Le elezioni parlamentari si terranno in Germania il 24 settembre prossimo, mentre in Italia saranno nella primavera del 2018.

 

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I leader populisti soffocheranno la ripresa globale o viceversa?

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La crescita globale, dopo nove anni di previsioni al ribasso, dovrebbe superare le aspettative quest'anno. Gli Stati Uniti non dovrebbero più essere un'eccezione: le previsioni positive riguardano anche l'Europa e i mercati emergenti. Kenneth Rogoff, docente di economia e politiche pubbliche all'Harvard University, si chiede se l'ondata populista nei paesi avanzati soffocherà la ripresa o se, al contrario, sarà la ripresa a travolgere quei leader che propongono soluzioni facili a questioni complesse. Una svolta populista in Francia o in Italia potrebbe distruggere l'Unione Europea, assestando un duro colpo al resto del mondo. Il Movimento 5 stelle è accreditato di un terzo dei consensi e il suo leader, Beppe Grillo, vuole staccare la spina all'euro. È difficile immaginare un evento più caotico per l'economia globale. D'altra parte, è difficile anche capire quale strada debba seguire il paese, il cui reddito pro capite si è ridotto nell'era della moneta unica.  

 

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Confusi accordi sulle migrazioni

L'Italia, osserva il "Financial Times", ha preso l'iniziativa sulle migrazioni, ospitando sessanta capi di gruppi tribali libici per trovare un accordo che renda meno penetrabile il confine sud della Libia, al fine di ridurre l'afflusso di migranti verso l'Europa e le morti nel Mar Mediterraneo. Il ministro dell'Interno italiano, Marco Minniti, ha spiegato che garantire la frontiera meridionale della Libia significa garantire la frontiera meridionale dell'Europa. Che funzioni o no, questa strategia segnerà uno spartiacque morale per la politica migratoria dell'Unione Europea.

 

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Alitalia prosegue la discesa all'inferno

Oggi, mercoledì 5 aprile, la maggior parte degli aerei di Alitalia restano bloccati al suolo a causa dello sciopero di 24 ore deciso dai dipendenti per protestare contro il nuovo piano di ristrutturazione che in particolare prevede la riduzione di un terzo dei posti di lavoro: "Misure dolorose ma necessarie" lo ha definito l'amministratore delegato, l'australiano Cramer Ball, scelto dalla compagnia aerea di Abu Dhabi, Etihad, che detiene il 49 per cento del capitale di Alitalia; ma il cui operato è contestato dagli azionisti italiani (essenzialmente le banche Intesa Sanpaolo ed Unicredit oltre a Poste italiane) che hanno il 51 per cento e in due anni hanno bruciato mezzo miliardi di euro nei falliti tentativi passati di rilanciare Alitalia sfruttando le sinergie con Etihad.

 

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Brasile: Sergio Moro, il magistrato che amava Falcone, star dell'America Latina

Sergio Moro è il magistrato di punta del "lava jato", l'operazione condotta dalla procura brasiliana per svelare le trame di corruzione ai più alti livelli della politica e dell'imprenditoria. La sua fama ha passato il confine e, come le sue indagini, si è diffusa in gran parte dell'America Latina. Moro, considerato "un esempio" dal presidente argentino Mauricio Macri, è volato a Buenos Aires per un incontro pubblico all'Università cattolica raccontato dal quotidiano spagnolo "El Pais". Una delle chiavi dell'operazione è l'appoggio dell'opinione pubblica, spiega Moro rivendicando la scelta di dare massima trasparenza a tutti i processi. Le manifestazioni di massa a sostegno delle procure hanno "protetto la giustizia, perché quando si coinvolgono persone potenti c'è un grande rischio di affossamento". Parte dell'opinione pubblica vede nell'operazione della magistratura un tentativo di affossare il Partito dei lavoratori, la formazione degli ex presidenti Inacio Luis Lula da Silva e Dilma Rousseff, quest'ultima caduta per impeachment. Il magistrato ricorda che fascicoli sono stati aperti nei confronti di tutti i partiti e spiega che il Brasile "sta muovendo passi importanti per affrontare la corruzione sistematica. Lava Jato, al di là di tutto, serve per rafforzare la democrazia in Brasile". Moro ha studiato con attenzione "Mani Pulite" ed ha in Giovanni Falcone un "punto di riferimento". Quando ha un momento di difficoltà "rilegge la biografia di Falcone e capisce che le pressioni che deve affrontare non sono niente a confronto di quelle che ha dovuto sopportare l'italiano, morto in uno spettacolare attentato in piena autostrada in Sicilia". La sua "formazione" lo porta a difendere la scelta, contestata, delle "deposizioni premiate", le testimonianze degli stessi criminali usate come leva per istruire i processi. "Nei reati di corruzione gli unici testimoni sono gli stessi corrotti, colui che paga e colui che riceve i soldi. Usiamo un delinquente come testimone contro un suo pari". Le deposizioni non sono atti di pentimento, ma azioni fatte per avere benefici. "Un reo confesso riceve una sanzione minore di quella che gli spetterebbe. Ma se ci offre prove rilevanti per incriminarne altri, ha un premio", spiega Moro sottolineando che la tecnica viene usata soprattutto per far cadere i nomi più alti partendo dai gradini bassi della gerarchia. "Importante", inoltre, "l'uso della prigione preventiva, che è stata una eccezione ma è stata molto utile".

 

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