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L'Eba chiede una bad bank europea da mille miliardi per i crediti deteriorati

Redazione

La rassegna della stampa internazionale sui principali fatti che riguardano da vicino il nostro paese. Oggi articoli di Financial Times, New York Times, Frankfurter Allgemeine Zeitung, Wall Street Journal

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Enria sollecita la creazione di una "bad bank" dell'Ue per i prestiti tossici
Londra, 31 gen 08:40 - (Agenzia Nova) - Andrea Enria, presidente dell'Autorità bancaria europea, riferisce il "Financial Times", ha invocato una "bad bank" dell'Unione Europea che acquisti dagli istituti prestiti tossici per miliardi di euro, al fine di rompere un circolo vizioso di calo dei profitti, riduzione del credito e debole crescita economica. A suo parere, la dimensione del problema – mille miliardi di euro di sofferenze – rende necessaria un'azione urgente; l'Ue rischia di intervenire troppo tardi, come accadde in Giappone dopo il "decennio perso" degli anni Novanta.
  
Il presidente dell'Eba chiede di accelerare verso una gestione europea dei crediti deteriorati
Berlino, 31 gen 08:40 - (Agenzia Nova) - Il presidente dell’Autorità bancaria europea “Eba”, Andrea Enria, ha chiesto all'Europa di adottare una "bad bank" comune per agevolare lo smaltimento dei crediti deteriorati. Nel Continente i crediti inesigibili ammontano a mille miliardi di euro: la situazione più grave riguarda l'Italia. Enria ha ammesso “differenze significative” tra gli Stati membri della Ue a questo proposito, tuttavia, ha aggiunto, “ci vuole una soluzione di pan-europea” che includa garanzie statali, oltre a quelle di investitori e correntisti. Secondo Enria, la proposta dell'ad del fondo salvastati (Mes), Klaus Regling, è buona. Regling sprona la Ue a non perdere di vista l’unione bancaria dell’eurozona, ed ha proposto a questo fine una rete di sicurezza bancaria entro il 2023 che prevedeva la costruzione di fondi di risoluzione nel caso di squilibri bancari. Il Governo federale tedesco ha rifiutato entrambe le proposte della comunitarizzazione dei rischi bancari e di una comune garanzia dei depositi. Il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schauble (Cdu) ha ripetutamente chiarito che il progetto potrà essere discusso soltanto se i rischi nei bilanci di alcune banche europee verranno notevolmente ridotti.
 

Nouy (Bce): l'Italia ha fatto troppo poco sul fronte delle sofferenze bancarie
New York, 31 gen 08:40 - (Agenzia Nova) - L'Italia ha fatto troppo poco negli ultimi tre anni per ridurre il peso dei crediti deteriorati nei bilanci delle banche nazionali. Lo ha dichiarato ieri al quotidiano "la Repubblica" Daniele Nouy, presidente della sorveglianza sulle banche presso la Banca centrale europea (Bce). Nouy ha elogiato la decisione del governo italiano di accantonare 20 miliardi di euro per gli istituti di credito in difficoltà, ed ha negato che l'Eurotower abbia riservato un trattamento di favore e "pro-ciclico" nei confronti delle banche tedesche. La responsabile della sorveglianza ha rifiutato di commentare le ipotesi di fusione tra Intesa Sanpaolo e Assicurazioni Generali, assicurando però: "Monitoriamo attentamente e da vicino gli sviluppi delle banche su cui vigiliamo e siamo in stretto contatto con le altre autorità rilevanti, quando è necessario".
 

Moody's: la cartolarizzazione dei prestiti non performanti italiani aumenterà nel 2017
Londra, 31 gen 08:40 - (Agenzia Nova) - Secondo le previsioni dell'agenzia di rating Moody's, riferisce il "Financial Times", la cartolarizzazione dei prestiti non performanti delle banche italiane aumenterà nel 2017 e la percentuale dei crediti problematici scenderà al 17,6 per cento, dal 18,5 del 2015. Il processo di trasformazione dei crediti in titoli negoziabili sul mercato è stato presentato nell'ultimo anno dal governo italiano come un possibile rimedio alla crisi bancaria.
 

UniCredit stima una perdita netta di 11,8 miliardi nel 2016
New York, 31 gen 08:40 - (Agenzia Nova) - UniCredit, la prima banca italiana per volume di asset, ha stimato una perdita netta di 11,8 miliardi di euro nel 2016, dovuta alla drastica opera di pulizia del bilancio intrapresa dalla nuova gestione e presentata ufficialmente il mese scorso. Le perdite, ha spiegato UniCredit, sono dovute in larga parte all'accantonamento di 12,2 miliardi di euro per l'assorbimento dei crediti deteriorati e altre misure illustrate nel mese di dicembre. Un miliardo di euro di perdite è dovuto invece alla svalutazione della quota partecipativa al fondo di salvataggio bancario Atlante.
 
PANORAMA INTERNAZIONALE
Germania: la visita di Merkel in Turchia e i 40 ufficiali turchi che hanno chiesto asilo
Berlino, 31 gen 10:05 - (Agenzia Nova) - Steffen Seibert, il portavoce del cancelliere tedesco Angela Merkel, ha affermato che la visita ufficiale di quest'ultima in Turchia, giovedì prossimo, sarà soltanto una visita di lavoro tesa solamente a "mantenere attivi i contatti” tra i governi dei due paesi. Merkel, però si sarebbe dovuta confrontare comunque con gli attori della regione il giorno successivo, in occasione del vertice Ue ospitato da Malta. La visita di Merkel è accompagnata da polemiche, non ultimo per i 40 militari turchi di stanza nelle basi Nato in Germania, che hanno chiesto asilo al governo di quel paese dopo il colpo di Stato fallito in Turchia, la scorsa estate. Il ministro della Difesa turco, Fikri Isik, attende la risposta di Berlino alle richieste dei militari, ma ha già inviato un monito al governo tedesco a “non cooperare con il terrore”. Il presidente della commissione Affari esteri del Bundestag, il parlamentare della Cdu Norbert Roettgen, ha sottolineato che le procedure di asilo dovrebbero essere guidate da norme puramente giuridiche e che le considerazioni politiche non dovrebbero giocare alcun ruolo in casi come questo. Il portavoce per la politica interna dell’Unione di centrodestra, Stephan Mayer (Csu), ha detto in un’intervista a “Der Spiegel”, che “i soldati non vanno rimandati in Turchia perché finirebbero immediatamente in prigione”. Il governo, per bocca di Seibert, ha espresso ufficiosamente un parere analogo. Secondo il ministero dell'Interno tedesco le richieste d’asilo dalla Turchia, dalle 1.800 degli anni 2014-2015 sono aumentate a 5.742 nel 2016. La protezione è stata concessa nell’8,2 per cento dei casi, e 705 domande sono state respinte. In totale ne sono state esaminate 1.837 lo scorso anno.
 
Francia, dopo la vittoria di Hamon dei deputati socialisti disertano la campagna presidenziale
Parigi, 31 gen 10:05 - (Agenzia Nova) - E' una scissione strisciante quella che ora minaccia di fare a pezzi il Partito socialista (Ps) francese dopo la vittoria di Benoit Hamon al secondo turno delle primarie della sinistra governativa: con un intervento pubblicato oggi martedì 31 gennaio sul quotidiano progressista "Le Monde", i deputati socialisti Christophe Caresche e Gilles Savary, membri della corrente "Polo dei riformatori", hanno annunciato di voler disertare la campagna per le elezioni presidenziali di aprile-maggio. A loro parere, il programma di Hamon è quello di una "sinistra radicale", nel quale non si possono riconoscere tutte le diverse anime del partito e che soprattutto renderà impossibile la vittoria elettorale. Nella loro lettera aperta sul "Monde", i due esponenti dell'ala destra socialista tracciano un ritratto a tinte assai fosche dell'attuale situazione in seno al partito dopo la vittoria, al secondo turno delle primarie, dell'ex sottosegretario all'Economia sociale e partecipativa; ed evocano l'esistenza di "divisioni più profonde che mai", di una "profonda cesura tra due sensibilità politiche assai distanti ideologicamente. In quanto militanti politici", affermano Caresche e Savary, "noi non possiamo sentirci legati ad un 'progetto di società' fondato su una logica di assistenzialismo generalizzato e di deprezzamento del valore del lavoro. Siamo socialisti i resteremo socialisti", concludono i due deputati riformatori, ma "rivendichiamo con forza il diritto di ritirarci dalla campagna presidenziale". Intanto, come riferiscono vari giornali, almeno altri quattro deputati del Ps hanno annunciato che non solo non intendono sostenere Hamon alle presidenziali, ma che addirittura si schierano a favore di Emmanuel Macron, l'ex ministro dell'Economia che alla fine della scorsa estate ha dato le dimissioni dal governo socialista per lanciare la propria candidatura indipendente alla testa di un nuovo movimento, battezzato "En Marche!" ("In Marcia!", ndr), con un programma social-liberale di centro-sinistra: tutti i sondaggi lo danno in ascesa e decisamente avanti al candidato ufficiale del Ps.
 
Regno Unito: May potrebbe avviare la Brexit il 9 marzo
Londra, 31 gen 10:05 - (Agenzia Nova) - La premier del Regno Unito, Theresa May, riferisce il quotidiano britannico "The Times", vuole che il disegno di legge che autorizza il governo a invocare la clausola di uscita dall'Unione Europea, l'articolo 50 del Trattato di Lisbona, venga approvato entro la prima settimana di marzo, dandole l'opportunità di attivare il processo il 9 marzo, giorno in cui è in programma il vertice europeo a Malta. Non si attende un dibattito acceso alla Camera dei Comuni: i conservatori "ribelli", infatti, non presenteranno emendamenti. May ha incontrato ieri il primo ministro dell'Irlanda, Enda Kenny, e ha ribadito la volontà di trovare una soluzione per evitare il ritorno a una frontiera "dura" dopo la Brexit.
 
Usa, l'amministrazione Trump fatica a gestire le ricadute del "bando ai musulmani"
New York, 31 gen 10:05 - (Agenzia Nova) - La decisione dell'amministrazione presidenziale Trump di sospendere gli ingressi negli Usa da sette paesi a maggioranza musulmana ritenuti a rischio terrorismo ha scatenato, oltre a un dibattito su scala mondiale, una nuova battaglia negli Usa tra i sostenitori e gli avversari del nuovo presidente. Ieri il portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer, è tornato a difendere il provvedimento voluto dal presidente Usa, definendolo una misura proattiva a difesa della sicurezza nazionale e dei cittadini statunitensi. Spicer ha nuovamente accusato i detrattori dell'amministrazione di aver montato una polemica politica, ricordando che anche la precedente amministrazione Obama aveva bloccato l'afflusso di rifugiati nel 2011 - nello specifico dal solo Iraq - senza però che si levasse alcuna contestazione all'indirizzo della Casa Bianca. Spicer ha aggiunto che in 24 ore le restrizioni adottate dall'amministrazione Trump hanno riguardato "un universo di appena 109 persone su un totale di 325 mila entrate nel paese", ed ha fatto riferimento agli ultimi sondaggi, che danno la maggioranza dell'opinione pubblica Usa a favore delle misure adottate dall'amministrazione presidenziale. La Casa Bianca, però, è in evidente difficoltà. Dopo aver rimosso dall'incarico il procuratore generale facente funzione, Sally Yates, che si era pubblicamente opposta al blocco temporaneo dei rifugiati, Trump si è trovato a fronteggiare una nuova defezione: il segretario per la Sicurezza interna, John Kelly, rifiuta infatti di accettare la nomina a suo vice di Kris Kobach, noto per le sue posizioni anti-immigrazione. Ciò priva di un secondo in comando proprio l'agenzia federale chiamata a dare concreta attuazione al "bando" voluto dal presidente. Stando alle indiscrezioni riprese dal "Wall Street Journal", Kelly contesta anche alla Casa Bianca di non essere stato informato in tempo del piano di sospendere l'accesso dei rifugiati nel paese. Il Partito democratico, che ieri Trump ha accusato di "ostruzionismo" sul fronte delle nomine, sta invece facendo fronte comune coi magnati statunitensi del settore tecnologico - primo tra tutti Jeff Bezos, proprietario di Amazon e della "Washington Post" - per creare un fronte di opposizione trasversale alle politiche dell'amministrazione in materia di immigrazione; tale fronte, nell'intenzione dei democratici, dovrebbe articolarsi senza soluzione di continuità dal Congresso federale, attraverso la grande industria tecnologica di simpatie progressiste, sino al mondo dell'attivismo per i diritti civili, al centro delle manifestazioni e delle proteste che proseguono negli Usa sin dall'insediamento del presidente Trump. Purtroppo per quest'ultimo, l'ondata di polemiche scatenata dal "bando ai musulmani" è stata colta anche dai suoi avversari all'interno del Partito repubblicano per riprendere una sonora opposizione interna. A capeggiarla, almeno sul fronte mediatico, è il "falco" repubblicano John McCain, che al presidente contesta anzitutto l'intenzione di riallacciare un dialogo con la Russia.
 
Israele: premier Netanyahu incontrerà presidene Usa il 15 febbraio, chiederà sanzioni all'Iran dopo il test balistico
Tel Aviv, 31 gen 10:05 - (Agenzia Nova) - Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, e il presidente statunitense, Donald Trump, terranno il loro primo incontro ufficiale a Washington il 15 febbraio prossimo: lo ha confermato il portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer. Il funzionario ha dichiarato che l'incontro servirà a rafforzare la cooperazione strategica e d'intelligence tra i due paesi. Netanyahu ha annunciato lunedì che chiederà a Trump di inasprire il regime sanzionatorio contro l'Iran in risposta al test balistico effettuato da Teheran lo scorso fine settimana. Netanyahu ha diffuso un comunicato in cui ringrazia Trump per l'invito alla Casa Bianca: il premier israeliano ha anticipato un rafforzamento della cooperazione sulle questioni "vitali per la sicurezza e il benessere delle nostre nazioni" e auspicato un coordinamento delle politiche di Stati Uniti e Israele su una varietà di questioni, a partire dalla "minaccia iraniana". Netanyahu dovrebbe tornare a Israele il 17 febbraio, e imbarcarsi due giorni dopo alla volta dell'Australia.
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