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La Sicilia in sogno

Ieri Giufà si addormentò lieto dopo la sua preghiera. Sognò un sogno – tutto di brama e aspettazione – e sollevò l’onda, la solita, che dal lido di Castelluccio sempre va e poi torna con la spuma sui ditoni stanchi di Etna.
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Ieri Giufà si addormentò lieto dopo la sua preghiera. Sognò un sogno – tutto di brama e aspettazione – e sollevò l’onda, la solita, che dal lido di Castelluccio sempre va e poi torna con la spuma sui ditoni stanchi di Etna. Sognò allora con più letizia, strinse i grani del suo tasbih alzandolo al cielo e il cavallone – oltre ai piedi – arrivò a bagnare anche le gambe del vulcano, fino a Viagrande. Grazie alle belle bolle delle ondine andò via ogni lordura da Etna. E fu così che il cemento – con le cubature abusive e le lamiere nidificatosi addosso al monte – scivolò via. Etna tornò a essere un titano vestito di tutto punto: con i castagneti a posto, le vigne cariche e il Cirneco – il cane che vi dimora – a spasso. E la Sicilia, come nel sogno di Paolo Borsellino – uguale uguale a quello dei dolcissimi Giufà – diventò bellissima.
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