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un foglio internazionale

Quei piccoli escamotage che permettono alla Russia di sfuggire alle sanzioni

L’Unione europea ha imposto restrizioni senza precedenti alla Russia. Ma grazie a un sistema di aggiramento, Mosca regge. L'articolo del Monde

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Tagliar fuori la Russia dai flussi finanziari mondiali. È efficace la strategia che ha scelto l’occidente, reticente ad affrontare militarmente una potenza nucleare ostile, per sanzionare l’invasione dell’Ucraina? Colpita dal 24 febbraio 2022 da una raffica di sanzioni senza precedenti, destinate ad indebolire la sua forza bellica, Mosca si adatta. In quattordici mesi di conflitto, il Cremlino ha saputo approfittare delle falle del dispositivo per importare i beni dell’alta tecnologia occidentale da cui la sua industria della difesa è fortemente dipendente.

 

Prima constatazione: l’abilità di Mosca nell’aggirare le sanzioni è un rompicapo per i paesi che sono all’origine di tali sanzioni, a partire da quelli dell’Unione europea. La Federazione russa continua a “rifornire la sua industria militare e le sue industrie strategiche”, constatano dodici stati membri – Belgio, Repubblica Ceca, Estonia, Finlandia, Germania, Italia, Lettonia, Lituania, Romania, Spagna, Paesi Bassi –, in un documento trasmesso a febbraio alla Commissione europea. “Sempre più numerose e creative”, le tattiche di aggiramento, precisa il testo, passano dall’“utilizzo di società-schermo e di intermediari nel circuito dei paesi che circondano la Russia”, ossia la Turchia, il Kazakistan, la Bielorussia, l’Armenia, la Georgia, così come gli Emirati arabi uniti e la Cina. Un sistema confermato dai dati del commercio estero. Nel 2022, i flussi commerciali dall’Ue verso questi stati hanno battuto ogni record, così come le esportazioni di questi paesi verso la Russia. “Una quantità considerevole di merci sanzionate viene esportata dallo spazio europeo, e dunque anche dalla Germania, verso alcuni paesi terzi. Poi, da lì, continua verso la Russia”, ha dichiarato lo scorso 23 febbraio il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck sui canali olandesi Rtl e Ntv. Dopo essere rimasto stabile per diversi anni, il numero di beni di consumo corrente importati dall’Europa da questi paesi “è improvvisamente e fortemente aumentato con l’inizio della guerra”, ha aggiunto (…). Il decimo pacchetto di sanzioni, adottato il 25 febbraio, impone nuovi obblighi agli stati membri, che ora, fra le altre cose, devono segnalare ai Ventisette e alla Commissione tutti i beni russi congelati sul proprio territorio, che si tratti di yacht, di ville o di conti in banca posseduti da oligarchi perseguiti, ossia 21,5 miliardi ad oggi, o ancora di crediti che la banca centrale russa possiede all’estero, i quali ammontano a 200 miliardi di euro all’interno dell’Ue.

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Ma non tutti i paesi ritengono di dover applicare le restrizioni. Alcuni esportano verso la Russia materiale sensibile e elettrodomestici, i cui componenti elettrici possono servire alla fabbricazione di materiale militare. Dall’inizio della guerra, “le esportazioni europee di lavatrici verso il Kazakistan sono aumentate del 60     all’80 percento. Non si sa dove finiscano questi beni”, assicura un diplomatico baltico che lavora a Bruxelles. Reindirizzati la maggior parte delle volte verso la Russia, lavatrici, frigoriferi, macchine mungitrici e cellulari vengono smembrati dalle aziende del complesso industrial-militare russo affiliate al conglomerato Rostec. Queste in seguito utilizzano i componenti elettrici ricavati per i sistemi di missili, le munizioni intelligenti, i radar, i droni (…). Intermediario cruciale nella catena di approvvigionamento, la Turchia ha saputo trarre vantaggio dalla situazione condannando l’invasione russa ma rifiutando allo stesso tempo di applicare le sanzioni. Col pretesto della “neutralità”, la Turchia ha messo il suo hub logistico e la sua geografia, e in particolare il suo accesso al mar Nero, a servizio del grande vicino del Nord. Un’opportunità d’oro per le sue dogane, i suoi negozianti, le sue compagnie marittime, abili a trarre profitto dal sistema (…). Altro anello cruciale della catena di approvvigionamento, la Cina fornisce alla Russia pezzi per i droni, e in particolare batterie e telecamere, spediti in tutta semplicità da AliExpress, la piattaforma cinese di vendita online.

(Traduzione di Mauro Zanon)

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