Vladimir Putin (Ansa)

Un foglio internazionale

“Anche Putin ha abbandonato gli armeni nelle fauci di turchi e azeri”

Un appello in Francia a difesa del popolo scampato al genocidio e che oggi deve affrontare una nuova minaccia. Scrive l’Express (5/3)

Sono laici e cristiani, ebrei e musulmani. Sono nomi importanti della cultura francese: il filosofo Daniel Salvatore Schiffer, la femminista Elisabeth Badinter, il sociologo Jean-Marie Brohm, l’ex ministro Luc Ferry, la politologa Renée Fregosi, il filosofo Christian Godin, il saggista Jacques Julliard, l’avvocato Arno Klarsfeld, Edgar Morin, Robert Redeker, il romanziere Boualem Sansal, lo storico delle idee Pierre-André Taguieff e tanti altri. L’Armenia, paese di dimensioni relativamente modeste ma strategicamente importante nel cuore del Caucaso, con una millenaria cultura cristiana ma ormai fondata sulla costituzione di una democrazia laica, si vede oggi minacciata dal sempre più aggressivo imperialismo di nuove dittature, a poco più di un secolo dal genocidio di cui fu vittima nel 1915 (con la strage di 1,5 milioni di suoi cittadini), con il prima linea la Turchia di Recep Tayyip Erdogan.

 

È, ancor più precisamente, la sua regione più sacra per quanto riguarda la sua dimensione storica socio-filosofica, l’Artsakh, meglio conosciuto con il nome di Nagorno-Karabakh, che l’integrità territoriale oltre che la sovranità nazionale di questa stessa Armenia, divenuta indipendente nel 1991 in seguito al crollo dell’Unione Sovietica, si trova oggi, dal 2020, nel pericolo più diretto. E questo attraverso l’altra dittatura contemporanea, quella di un paese suo vicino, l’Azerbaigian del non meno dispotico Ilham Aliyev, braccio armato ambizioso, in questa regione dal passato tumultuoso, dei nostalgici dell’ex Impero Ottomano e quindi sempre più vorace politicamente, economicamente e militarmente, della Turchia di Erdogan.

 

La stessa Russia, in passato, aveva sostenuto l’Armenia, ex repubblica sovietica. Ma le dittature, si sa, mutano facilmente la loro politica estera secondo i loro interessi più immediati. Inoltre, ormai impegnato nella sua guerra in Ucraina, Vladimir Putin ha dunque abbandonato al loro triste destino gli armeni, vittime della dittatura azera, favorendo così il miglioramento dei suoi rapporti con Erdogan. 

Così, in questa stessa enclave del Nagorno-Karabakh, sempre più isolata sotto il doppio dominio totalitario dell’Azerbaigian e della Turchia, i paesi sostenuti da una milizia composta da qualche migliaio di jihadisti, uno più fanatico dell’altro, sono più di 150.000 abitanti che, ingiustamente privati delle più elementari condizioni di vita e quindi abbandonati a un destino così crudele, sono oggi costretti a essere sottoposti, in un silenzio sorprendentemente assordante, se non a una quasi generale indifferenza nei confronti del resto del mondo, i sanguinari inizi di una nuova, ennesima, pulizia etnica.

 

Di qui, appunto, questo appello, urgente e solenne, che noi, firmatari di questa petizione, umanisti innamorati di questi valori morali e principi universali che sono la libertà, la giustizia e la tolleranza, rivolgiamo ai governi delle nostre democrazie più illuminate, e in particolare a quelli dell’Unione Europea. Ci appelliamo, di fronte a questa tragedia annunciata, al risveglio delle nostre coscienze: questo imperativo morale sotto forma di aiuto, causa nobile e giusta, va anche, oltre che alla sopravvivenza del popolo armeno, alla nostra stessa civiltà!

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