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Un Foglio internazionale

Sono tempi apostolici, non di cristianità. La cristianità in occidente è finita

George Weigel riflette sull’eredità di Giovanni Paolo II. “Ormai ogni paese è un territorio di missione”, scrive il Catholic World Report 

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Questo articolo è stato pubblicato su Un Foglio internazionale, l'inserto a cura di Giulio Meotti con le segnalazioni dalla stampa estera in edicola ogni lunedì

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“Giovanni Paolo II ha chiesto a tutti i cattolici di pensare a se stessi come discepoli missionari”, scrive George Weigel. “Chiedeva a ogni cattolico di capire che il giorno del suo battesimo ha ricevuto il Grande Mandato di Matteo 28,19: ‘Andate e fate discepoli tutti i popoli’. Così ogni cattolico, proponeva Giovanni Paolo II, dovrebbe misurare la qualità del suo discepolato in base alla sua efficacia come missionario: come uno che offre agli altri il dono della fede e dell’amicizia con il Figlio di Dio che è stato dato ai cattolici. La chiesa della Nuova Evangelizzazione, poi, è una chiesa che pensa ogni luogo come un ‘territorio di missione’. I cattolici non devono più pensare al territorio di missione come a luoghi esotici e lontani. Il territorio di missione è tutto intorno a noi, anche nel mondo occidentale. Non è esagerato dire che i Paesi Bassi sono territorio di missione. Non è esagerato dire che oggi il Belgio è territorio di missione. La Svizzera è territorio di missione. La Germania è sicuramente territorio di missione. Gli Stati Uniti sono territorio di missione. Ed è imperativo che il cattolicesimo polacco capisca che la Polonia è territorio di missione.

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Nella visione di Giovanni Paolo II della chiesa della Nuova Evangelizzazione, ‘territorio di missione’ è la casa e il quartiere di ogni cattolico. Il territorio di missione è il luogo di lavoro di ogni cattolico. Il territorio di missione è la vita di ogni cattolico come consumatore, e il territorio di missione è la vita di ogni cattolico come cittadino. E’ tutto un territorio di missione. Questa visione profonda e stimolante di un futuro cattolico in cui ogni cattolico è un missionario e ogni luogo è territorio di missione sta richiedendo un certo tempo per i cattolici perché la afferrino, specialmente in quelle che sono state società e culture tranquillamente cattoliche per secoli. Eppure i cattolici devono capire che stiamo vivendo in tempi apostolici, non in tempi di cristianità. La cristianità in Occidente è finita.

 

Tra vent’anni non sarà più possibile per nessuno negli Stati Uniti rispondere alla domanda ‘Perché sei cattolico?’ dicendo: ‘Sono cattolico perché la mia bisnonna veniva dall’Irlanda’ (o dal Messico, o dal Belgio, o dalla Baviera, o dall’Italia, o dalla Lituania, o dall’Ucraina, o dalla Polonia). Questa risposta non basterà, perché il cattolicesimo come eredità etnica non può più prosperare negli Stati Uniti. La cultura semplicemente non lo permetterà. E questa situazione non è unica negli Stati Uniti. Come ogni genitore e ogni nonno sa, la cultura che ci circonda oggi in occidente non aiuta a trasmettere la fede cattolica; peggio ancora, è spesso attivamente ostile alla fede. L’era della trasmissione etnica o nazionale della fede cattolica – l’era del cattolicesimo trasmesso da una sorta di eredità genetica o per osmosi – è finita ovunque nel mondo occidentale, compresa la Polonia. Ogni cattolico in occidente deve riconoscerlo”.

 

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